The Economist si occupa di destra e fantasy. Ma finge di non capire perché quei miti hanno tanta importanza

20 Feb 2024 13:39 - di Annalisa Terranova
The Economist fantasy

Un lungo saggio su The Economist, firmato dal giornalista John Hooper, si chiede da dove abbia origine l’ossessione della destra per la fantasy. La chiama proprio così: ossessione. Il titolo dell’articolo è: “Perché la destra italiana ama hobbit, pirati e gabbiani parlanti”.  Hooper ha chiesto anche a me una spiegazione di questo amore – termine più esatto – per il fantastico e io ho risposto che era naturale che una tendenza culturale di questo tipo maturasse a destra, in opposizione al rigido realismo marxista per cui conta solo l’economia e tutto il resto è sovrastruttura. Ha intervistato diverse persone, ma alla fine ha preferito far rientrare tutto ciò che gli abbiamo raccontato dentro schemi ideologici rassicuranti.

L’articolo parte – e non poteva essere altrimenti – dalla mostra su Tolkien e dalla definizione che dello scrittore britannico ha fornito il ministro Sangiuliano in conferenza stampa: “Un cattolico convinto che esaltava il valore della tradizione e della comunità di appartenenza… un vero conservatore”. La mostra però a Hooper non è piaciuta abbastanza. Non è stata all’altezza dello sfarzo annunciato. Eppure ha attirato 80mila visitatori. 

Tolkien, tuttavia – prosegue l’articolo – “è solo uno di una strana collezione di pietre di paragone culturali tenute in considerazione dalla Meloni e dal suo partito, che domina la coalizione di governo italiana. L’Fdi sostiene una serie di scrittori, artisti e cineasti che sarebbero sconosciuti alla maggior parte dei conservatori europei e americani. Sorprendentemente, pochi di loro sono italiani, ma forniscono ai nazionalisti del Paese una serie di punti di riferimento. E non tutti sono conservatori. Ciò che li accomuna è un genere condiviso: il fantasy”. Seguono annotazioni sugli autori di riferimento della destra in cui si citano Nietszche come “filosofo ateo” e Evola come uno accusato di essere satanista

Ancora, si cita la prima traduttrice del Signore degli Anelli, Vittoria Alliata, presentandola come una convinta putiniana. In pratica si fanno aleggiare ombre sinistre sulla cultura di destra per giungere infine ai Campi Hobbit dopo avere – almeno – citato Gianfranco de Turris. Il quale spiega che Tolkien fu rifiutato a sinistra e quindi adottato dalla destra. Un po’ semplicistico ma rende l’idea. Si cerca poi di far passare Il domani appartiene a noi come un inno nazista citando uno dei musicisti del gruppo di musica alternativa “La Compagnia dell’Anello”, Mario Bortoluzzi. 

Marco Tarchi, anche lui interpellato nell’articolo, avrebbe detto secondo l’autore del servizio che l’evasione era naturale per i giovani di destra per discostarsi dalla strategia della tensione. Ma parlando di ciò emerge come Hooper non sia proprio super partes. Lo testimonia questo passaggio: “Entrambi i gruppi di estremisti si sono attaccati a vicenda. Sebbene l’estrema destra sia all’origine di gran parte delle violenze, anche i membri dell’Msi sono stati vittime”. Italo Bocchino sostiene invece nell’articolo che il mondo tolkieniano offriva un’alternativa ai giovani che non volevano riconoscersi nel fascismo.

Sullo stesso Tolkien si fa calare l’ombra del sospetto: “Tolkien si rifà a un’estetica cara all’estrema destra da quando Hitler si innamorò del ciclo di Richard Wagner. Lo stesso stile si riflette nell’arte dell’heavy metal e nell’iconografia della croce celtica. In tutta la trilogia, non c’è alcuna menzione di sacerdote, sacerdotessa o luogo di culto. Né Tolkien descrive alcun personaggio che preghi un essere superiore. I fan che si rivolgono a “Il Silmarillion” leggono di un creatore della Terra di Mezzo, Eru. Ma scoprono anche un’intera serie di divinità, i Valar. Le opere di Tolkien sono in grado di fornire una lettura confortante per i tradizionalisti di ogni inclinazione spirituale”. Insomma va bene per i cattolici e per i pagani, per i laici e per i bigotti.

Quindi si fa riferimento a una generica enciclopedia sull’immaginario della destra, che sarebbe il libro di Luciano Lanna e Filippo Rossi “Fascisti immaginari”, senza citare né il titolo né gli autori, per spiegare la passione a destra per Corto Maltese e Capitan Harlock. E si giunge infine al Gabbiano Jonathan Livingston punto di riferimento della comunità da cui Giorgia Meloni proviene, come spiega nell’articolo l’eurodeputato Nicola Procaccini.

La conclusione? Giorgia Meloni e i suoi seguaci, vergognandosi di un passato impresentabile, preferiscono abbracciare gli hobbit per fare propaganda. La riflessione sul valore del mito, sul potere buono e quello cattivo, sulla figura del pacifico hobbit che accetta di partecipare a una missione impossibile, il consapevole distacco dal prototipo del neofascista picchiatore, la volontà di perimetrare attorno a sé uno spazio di solidarietà e di festa – la Contea, i Campi Hobbit – tutto questo rimane purtroppo inespresso. Resta sullo sfondo, incompreso o ritenuto inspiegabile. Perché ancora c’è chi osserva quelli di destra come “strane creature” condannate all’incomunicabilità.

 

 

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