Bari, il Viminale valuta lo scioglimento per mafia. Crisi isterica a sinistra. Decaro: “Atto di guerra”

20 Mar 2024 14:07 - di Gabriele Alberti
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Il ministro dell’Interno Piantedosi ha nominato  una commissione ministeriale per accertare le presunte infiltrazioni mafiose nel Consiglio comunale di Bari. Il sindaco Decaro esplode dai suoi profili social usando parole gravi oltre ogni limite istituzionale. “Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il ministro  mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune di Bari”. Un posto scomposto. Lo definisce “un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Un evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale”. Una reazione scalmanata per un atto che il Viminale reputa “un atto dovuto”. I fatti oggetto di approfondimento riguardano un’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie la moglie Maria Carmen Lorusso – attuale consigliera comunale; eletta, tra l’altro,  in una lista di centrodestra e poi passata alla maggioranza. L’indagine coinvolge anche una municipalizzata. La maxi inchiesta di Bari ha portato a oltre 130 arresti.

Mafia a Bari, De Caro fuori controllo sulla commissione. Il Viminale: atto dovuto

L’ipotesi di una commissione era nell’aria da tempo, già alla fine di febbraio, dopo questi arresti. Eppure il sindaco Decaro verga un commento scalmanato, furibondo e pieno di insulti contro il centrodestra: ” È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari; proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”.  Puro fiele: “A questa aggressione io mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città”. Il Viminale ribadisce il senso delle cose: si tratta di un “atto ispettivo necessario”.

Il Viminale: “Ispezioni anche per analoghe circostanze”

Il ministero dell’Interno precisa “che lo stesso si è reso necessario in esito a un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell’indagine giudiziaria: che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese; e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune”. Il Viminale precisa inoltre “che l’accesso ispettivo, disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge, a Bari come in altri diversi enti locali per analoghe circostanze, non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune; bensì ad un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione“.

Bari, Delmastro: “Sconcertano le parole violente del sindaco Decaro”

Al sincado De Caro fa seguito il coro delle opposizioni -dal Pd a Iv- che stanno spargendo veleno con un’aggressività inaudita. Parlano di fango da parte della destra, di uso strumentale delle istituzioni, di sfregio. Parole grosse e gravi. Verificare quanto reso noto dall’inchiesta è doveroso. “Sconcertano le violente e lapidarie parole prescelte dal sindaco Decaro – commenta Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla Giustizia. “Secondo Decaro sarebbe un atto di guerra un atto ispettivo volto al contrasto alla criminalità organizzata e alla sua capacità di infiltrazione. A fronte di una indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune, il provvedimento era il minimo sindacale. Aggiunge il sottosegretario: “Se di ‘atto di guerra’ si può impropriamente parlare, è atto di guerra contro la criminalità organizzata; che dovrebbe vedere unite e non divise le forze politiche. In ogni caso nessun atto di guerra contro la città di Bari. Ma l’eterno atto di guerra contro ogni forma di criminalità organizzata, soprattutto se pericolosamente e subdolamente capace di infiltrarsi”.

Crisi isterica delle sinistra sull’ipotesi di scioglimento del comune di Bari

A sinistra si stracciano le vesti a corrente alternata. Proprio ieri sul Secolo abbiamo dato conto della vicenda dell‘ex sindaco di Vittoria (Ragusa), Giovanni Moscato. Recentemente assolto in appello dall’accusa di corruzione elettorale «perché il fatto non sussiste». Una tribolazione iniziata di fatto nel 2016: cresciuto nel Fronte della Gioventù, aveva nel giudice Paolo Borsellino il simbolo della lotta contro la criminalità. Eppure non dette in escandesccenze. Per non creare imbarazzi alle istituzioni e alla comunità di riferimento fece un passo indietro, attendendo le indagini. Le commissioni servono a questo. Nessuno parlò di sfregio alle istituzioni. Il peggiore di tutti in questo profluvio di dichiarazioni-fotocopia contro una commissione preposta ad indagare e verificare le infiltreazioni mafiose è il Pd Campano che inveisce contro Piantedosi: Parlando di  “manganellate” a De Caro. Replica il centrodestra a tali irricevibile reazione contro il ministro:

FI: “Non è lesa maestà tutelare su legalità e trasparenza”

“Piantedosi è ‘reo’ di aver fatto ciò che si deve per garantire ai cittadini un clima di assoluta legalità; in un Comune interessato da oltre 150 arresti e un decreto di amministrazione straordinaria di una delle società partecipate più importanti: in cui la mano della mafia sembra essere stata preponderante. A fronte di tutto ciò, per il sindaco di Bari si tratterebbe di “lesa maestà” adempiere all’obbligo di tutelare i cittadini e assicurar loro un governo della cosa pubblica in linea con i principi di legalità e trasparenza. Il sindaco, invece, dovrebbe apprendere con favore l’azione del governo. Perciò, lo invitiamo a cambiare registro per senso di responsabilità e amore per la legalità che dovrebbe accomunare tutti gli amministratori e rappresentanti istituzionali”. Così i parlamentari pugliesi di Forza Italia.

Rita Dalla Chiesa: “Se Bari fosse stata amministrata dal centrodestra…”

Mette il dito nella piaga Rita Dalla Chiesa: “E’ doveroso e legittimo che, dinanzi a fatti come quelli di Bari, un Ministro intervenga per fare chiarezza e stabilire un clima di verità a tutela dei cittadini. Non possono esistere “due pesi e due misure”: se quanto sta accadendo a Bari fosse successo in un Comune amministrato dal centrodestra, la coalizione avversaria non avrebbe alzato un dito. Noi siamo da sempre garantisti, non abbiamo mai puntato il dito contro nessuno a prescindere dal colore politico;  ma c’è il dovere di garantire alla comunità barese trasparenza e legalità e per questo sosteniamo con convinzione l’azione del ministro Piantedosi. Se la politica vuole essere credibile, dobbiamo essere sempre in prima linea nell’esigere rispetto per gli elettori e la sinistra dovrebbe essere con noi nella ricerca della verità”.

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