Caso dossier, Laudati non risponde ai Pm. Ma in una nota tira in ballo Cafiero de Raho
Il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Antonio Laudati si è avvalso della facoltà di non rispondere ai pm di Perugia che indagano sul cosiddetto caso dossier, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone. La decisione di non presentarsi all’interrogatorio, che era stato fissato per la mattina di oggi, è stata comunicata ai pm dall’avvocato, Andrea Castaldi. Laudati ha invece affidato al suo legale una nota nella quale ha sostenuto che “dopo la massiccia ed incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto istruttorio, ritengo che non sussistano, al momento, le condizioni per lo svolgimento dell’interrogatorio fissato, peraltro ampiamente preannunciato dalla stampa, per esercitare concretamente il diritto di difesa e per fornire un contributo alla ricostruzione dei fatti”.
La versione di Laudati: “Mai costruito dossier”
“È in atto un ampio dibattito, su tutti i media nazionali, in cui mi vengono attribuiti fatti gravissimi (e sicuramente diffamatori) che risultano completamente differenti dalle contestazioni indicate nell’invito a comparire, notificatomi in data 26 febbraio 2023, soprattutto diversi dalla realtà che conosco. Desidero precisare che: non ho mai effettuato accessi a sistemi informatici; non ho mai avuto – scrive Laudati – alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati; non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi”.
La precisazione sul “pieno controllo del Procuratore nazionale antimafia”
“Nei casi contestati nell’invito a comparire – si legge ancora nel comunicato di Laudati – mi sono limitato a delegare al gruppo Sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, nell’esclusivo interesse dell’Ufficio e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiare”. “Non rientrava tra i miei compiti di sostituto procuratore quello di controllare il personale di polizia aggregato alla Dna, né quello di verificare gli accessi alla banca dati. Appena avrò la possibilità di conoscere formalmente gli atti, non mi sottrarrò alla esigenza di fornire tutti i chiarimenti necessari per l’accertamento della verità, la piena correttezza del mio operato e l’affermazione della Giustizia, nella quale credo fermamente”, ha concluso il magistrato.
La difesa: “È molto provato”
Al sostituto procuratore sono contestate, in qualità di allora coordinatore del gruppo Sos (Segnalazioni operazioni sospette), le accuse di accesso abusivo a sistema informatico per accessi alle banche dati, l’ipotesi di falso in relazione all’origine delle richieste di apertura di “dossier pre-investigativi” e quella di abuso d’ufficio. Si tratta di reati contestati in concorso con il finanziare Pasquale Striano. Oltre a Laudati e Striano sono indagati tre giornalisti del Domani e un’altra decina di persone. L’avvocato Castaldo ha risposto a una domanda dell’Ansa se l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho sapesse delle attività svolte dal suo assistito: “Il procuratore capo – ha spiegato – conosce nel senso che è il momento terminale di una serie d’attività d’impulso che poi vengono trasmesse alle procure competenti”. Il legale inoltre ha descritto il proprio assistito come “molto provato”, aggiungendo che “avremmo potuto chiedere tecnicamente un rinvio per motivi di salute ma non lo abbiamo fatto per rispetto all’indagine e alla Procura, perché non volevamo che sembrasse una via di fuga”.
D’Attis: “Urgente che Cafiero de Raho si astenga dalla Commissione Antimafia”
“Leggendo le dichiarazioni del procuratore Laudati sul dossieraggio, emerge con estrema chiarezza e urgenza l’opportunità che Cafiero de Raho si astenga dalle attività della Commissione nazionale antimafia, di cui è vicepresidente”, ha commentato in una nota l’altro vicepresidente della Commissione antimafia, l’azzurro Mauro D’Attis. “Laudati dichiara di aver delegato le attività che gli vengono contestate sotto il pieno controllo dell’allora Procuratore nazionale, ovvero di de Raho. La sua astensione dalla Commissione – ha quindi commentato D’Attis – è un’esigenza e un’urgenza in cui la politica non c’entra affatto: sono opportune per consentire il sereno svolgimento delle attività della Commissione parlamentare”.