Chico Forti e la strage di via D’Amelio: quel giorno che dal windsurf avvisò il giudice anti-mafia…

4 Mar 2024 13:23 - di Leo Malaspina

La scena sembra quella di un film. Un windsurf risale la corrente delle onde, dalla spiaggia verso il mare aperto, avanza velocemente puntando verso un catamarano al largo. Sulla tavola da surf con vela c’è un campione di quello sport, sulla barca ancorata fuori alla rada di Mondello, la meravigliosa costa che lambisce Palermo, c’è un alto magistrato antimafia. Il campione arriva al catamarano, urla qualcosa, i marinai chiamano il giudice, il campione gli dà la notizia più terribile e gli chiede di tornare: “La strage! C’è stata una strage in via D’Amelio, il giudice Borsellino è morto…”. E’ il 19 luglio del 1992, l’atleta è Chico Forti, il magistrato Lorenzo Matassa, uno dei big della Procura di Palermo. entrambi frequentatori di quel circolo Albaria in cui, nel pomeriggio, era accesa una televisione…

Chico Forti e la strage di via D’Amelio

Il racconto di un aneddoto straordinario è contenuto nel libro, scritto dallo stesso Matassa,Chi ha incastrato Chico Forti?”, dedicato alla ricostruzione delle ombre sul caso giudiziario di questi 25 anni e che è servito come una sorta di sceneggiatura per i servizi tv, come quello della “Iene” da cui è tratto il frammento del video in cui Forti veleggia sul windsurf. Quel giorno Paolo Borsellino, quando Forti avvisa Matassa, era già morto per lo scoppio dell’auto bomba assieme alla sua scorta: la vittima era il procuratore aggiunto di Matassa, un suo “superiore”.

“Sono momenti confusi – racconta oggi Repubblica Palermo –  Nel breve dialogo che segue il ragazzo sul windsurf dice al magistrato, fulminato dalla notizia, che lui è di Trento, vuole andare a vivere in America, perché l’America è il Paese della giustizia e sicuramente non è come la Sicilia che è ancora oppressa dalla mafia. Quel ragazzo è Enrico “Chico” Forti e non può sapere che tra qualche anno in America troverà l’accusa, la condanna e il carcere”.

Matassa, negli anni successivi, iniziò a studiare le carte che incriminavano Chico Forti, ponendosi un problema. “Come facciamo a evitare che un nostro concittadino vada sulla sedia elettrica?”. Oggi anche lui festeggia il ritorno in Italia di Chico Forti.

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