Contro Marsilio a gamba tesa tirando in ballo il fratello. Senza macchinette del fango non sanno stare…
- Citare Marco Marsilio e la generazione Atreju, la corrente movimentista di Rauti, le provocazioni anti-Usa del fronte della Gioventù anni Ottanta e farlo senza capirci nulla. Con quella dose di malafede che induce la Stampa, con un articolo di Andrea Palladino (un emulo di Berizzi, forse addirittura più scarso) a fare il solito mischione: Alemanno e Delle Chiaie, Meridiano Zero e le foto di Almirante sul comodino, l’estrema destra e i campi Hobbit. Perché tutta questa “robaccia” politica in fondo per loro è sempre la stessa cosa. Quel fascismo eterno da demonizzare. Che li rassicura e li fa sentire migliori. Ma scendendo un po’ di livello gli consente, infine, di tornare a sperare in una prossima rivincita elettorale. Che vuol dire poltrone, consulenze, orizzonti nuovi e iban fortificati in nome dell’amichettismo antifascista.
Il ragionamento di Palladino, stringi stringi, è il seguente: Giorgia Meloni a 15 anni va per la prima volta in una sezione del Msi e chi ti trova? Marco Marsilio. Il “camerata” da sconfiggere in Abruzzo. Non lo hanno filato per cinque anni ma oggi diventa il nemico numero uno. Marsilio l’ex- rautiano (e qui si ricorda Ordine Nuovo, con un bel salto di trent’anni ma, come si dice, basta la parola…). E poi Marsilio ha un fratello, il quale fece parte di Meridiano zero, destra estrema (e anche un po’ inconcludente come tutti gli estremismi), una meteora nella galassia neofascista. E qui si cita l’oltraggio ai negozi degli ebrei della capitale sulle cui serrande fu disegnata una stella di David con slogan antisemiti. La responsabilità era del Movimento politico ma Palladino si aggrappa al “sospetto” che c’entrasse anche Meridiano zero. Magari c’entrava pure il parente di Marsilio… Chissà. Intanto lui lo scrive. Per far passare anche Marco Marsilio come un viscerale antisemita (che ciò avvenga mentre Schlein coccola gli studenti pro-Palestina che bruciano le bandiere di Israele è il dato tragicomico che non sfuggirà ai lettori più accorti de La Stampa).
Si riferisce poi del tentativo dei giovani dirigenti del FdG dell’epoca di bloccare il corteo di Bush per il Memorial day di Nettuno. Iniziativa che nasceva dalla volontà di dare visibilità in modo eclatante all’idea di sovranità nazionale che il Fronte intendeva promuovere (facciamo presente che siamo nel maggio 1989 e ancora non era caduto il Muro di Berlino!). Vi fu una repressione violentissima, tra l’altro, rispetto alla quale le cariche di Pisa appaiono come una passeggiata di salute. Il FdG di quegli anni, a dispetto di quanto scrive Palladino con il suo intento demonizzante, guidato dal compianto Andrea Augello, da Gianni Alemanno e da Fabio Rampelli aveva proprio l’intento di distaccarsi dalla galassia neofascista. Nei contenuti, nel look, nel linguaggio, nelle iniziative. Non a caso Marco Marsilio, da consigliere comunale, fu protagonista della battaglia ecologista per il Parco di Tormarancia e come dirigente di Colle Oppio fu interprete di un modo nuovo e diverso di guardare al fenomeno dell’immigrazione discostandosi da ogni forma di deriva razzista.
Marco Marsilio viene da quel FdG che – al contrario di quanto si evince dall’articolo di Palladino – scelse di sostituire il vecchio attivismo con la militanza basata su idee-forza, da cui era bandita ogni forma di posa nostalgica. In questa settimana che precede il voto in Abruzzo tenteranno forse ancora di “mostrificarlo”, magari attaccandosi ai parenti come fa oggi La Stampa. Ma non troveranno nulla. E vedremo a quali fake news faranno ricorso per alimentare una propaganda squallida.