Dossier e spioni, la truppa dei minimizzatori all’opera. In difesa del giornalismo? No. Delle macchine del fango

8 Mar 2024 9:53 - di Annalisa Terranova

A latere dello scandalo sui dossieraggi si sta verificando un altro fenomeno, non meno scandaloso: la tendenza a minimizzare, a “sopire, troncare”, a barricarsi dietro la “sacra” libertà di stampa e il “sacro” giornalismo d’inchiesta per far passare la tesi che il “verminaio” (parola di Cantone) in realtà rientrerebbe nella normalità. I giornali del gruppo Gedi (Stampa e Repubblica) e la tv di Urbano Cairo (La7) oltre ovviamente al quotidiano di De Benedetti “Domani” sono in prima fila nel propagandare questa versione. Una spy story all’amatriciana, per citare Massimo Giannini, e nulla di più. Per non dire dell’Usigrai secondo cui i giornalisti (quelli di sinistra s’intende) non commettano mai peccato anche se si danno al killeraggio mediatico.

Cosa è emerso dalle audizioni

Eppure dalle audizioni – quelle che conosciamo perché poi sono andati anche al Copasir ma non sappiamo cosa hanno detto in quella sede – di Melillo (procuratore nazionale antimafia) e di Cantone (titolare dell’inchiesta sul finanziere Striano e il suo pool di spioni nata su denuncia del ministro Crosetto) emergono punti di rilevanza cruciale: 1) esisteva un mercato di queste informazioni, quindi qualcuno pagava per averle, il che demolisce il mito del giornalismo d’inchiesta e fa ritenere che queste informazioni servissero a mettere in piedi macchine del fango contro qualcuno. 2) In prevalenza gli accessi hanno riguardato personalità del centrodestra. 3) tutte queste informazioni “sensibili” potrebbero essere finite in mano straniera.

Il ruolo del quotidiano “Domani”

E infine il dato più clamoroso (e il più occultato): nell’inchiesta sono coinvolti in quanto indagati tre giornalisti del quotidiano “Domani” il cui editore, De Benedetti, è un signore che pubblicamente ha detto che non sopporta di vedere Giorgia Meloni aggirarsi “con quella faccetta” nei corridoi di Palazzo Chigi. Serve altro perché il centrodestra alzi la voce? Evidentemente per la truppa riduzionista sì.

Ma il problema è la destra che “strumentalizza”?

Infatti per loro il problema è che la destra cavalca il tema, grida al complotto, “strumentalizza” (parole di Schlein che sì è svegliata dopo 48 ore prima di commentare queste notizie oggettivamente inquietanti) e lede l’onorabilità della direzione antimafia (cioè essa sarebbe lesa non dai comportamenti deviati di chi ci lavorava dentro ma da quelli che venuti a conoscenza di tali comportamenti invocano chiarezza). Insomma si grida al “polverone” per occultare  la gravità dei fatti. Persino la parola dossier viene contestata perché questa incursioni nei file riservati veniva fatta così, per divertimento?

Il diritto a non essere spiati

Un discorso a parte merita il giornale di Marco Travaglio “Il Fatto”, secondo cui va tutto bene perché anche se sei spiato “male non fare paura non avere”. E così il diritto alla riservatezza si trasforma nel diritto allo spionaggio generalizzato. Uno scenario orwelliano e da regimi totalitari come è stato giustamente osservato. Alla fine si è costretti a dar ragione all’editoriale odierno dell’Unità (non firmato ma attribuibile al direttore Piero Sansonetti) secondo cui qui a versare in uno stato comatoso è proprio il mondo dell’informazione soggiogato da un pezzo “vasto e corrotto” del giornalismo giudiziario che lo ha reso prigioniero imponendo i propri metodi e la propria lettura della professione.

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