Dossier, Meloni: “Metodi da regime. Servono nomi e cognomi dei mandanti” (video)
“Con l’elmetto ci dormo anche, perché si sta vedendo di tutto. Quando noi abbiamo vinto le elezioni i nostri avversari scommettevano sul fatto che avremmo fallito, che avremmo affossato il Pnrr e siamo la prima nazione per i progetti attuati…”. Intervistata a tutto campo da Paolo Del Debbio a Dritto e Rovescio su Rete 4, Giorgia Meloni è tornata a usare la metafora dell’elmetto per descrivere il modo in cui interpreta il suo impegno: in trincea e pronta a respingere gli assalti che si aspetta “da qui alle elezioni”, quando “accadrà un po’ di tutto”. “Sta uscendo la natura livorosa dei nostri avversari, a me però interessa il consenso degli elettori”, ha ribadito, dicendosi anche fiduciosa sull’esito del voto di domenica in Abruzzo, dove pure si assiste ad attacchi scomposti come quello sul fatto che Marco Marsilio non sarebbe un autentico abruzzese.
Meloni: “Marsilio ha governato bene, si è occupato di problemi reali”
Una faccenda che Meloni ha liquidato ricordando non solo che Marsilio è abruzzese da un gran numero di generazioni, ma che l’amore per la sua terra l’ha dimostrato anche dimettendosi da parlamentare per andare a governarla. Per il resto, alle polemiche di una sinistra che dimostra non sapere davvero più a cosa attaccarsi, il premier ha replicato con la concretezza dei fatti: “Penso che Marsilio – ha detto – abbia governato bene, noi abbiamo deciso di affrontare la sfida per le infrastrutture in Abruzzo, quando lo abbiamo candidato la prima volta. Si è concentrato su questo, ha lavorato molto su questo tema. Ha costruito 4 nuovi ospedali. Si è occupato di problemi reali”.
“Io cerco di dare risposte agli italiani, la sinistra pensa a cose di 70 anni fa”
Il tema è, in fondo, sempre quello delle “risposte ai problemi degli italiani, alla Nazione”. “Io cerco di darle”, ha detto il premier, commentando un servizio della trasmissione sul congresso del Partito socialista europeo che si è tenuto a Roma e dove l’argomento principe emerso per attaccare il governo di Roma è stato, udite udite, il fascismo. “Loro, a sinistra, si preoccupano di quanto successo 70 anni fa”, ha commentato Meloni, scherzando sul fatto di voler utilizzare quella clip nei comizi di FdI, tanto era esemplare della distanza siderale tra il suo modo di intendere e fare politica e quello della sinistra.
La solidarietà alle forze di polizia: “Ci sono professionisti del disordine pubblico”
L’intervista poi ha affrontato i temi più accesi del dibattito politico, dai cortei ai dossieraggi. “Noi vogliamo arrestare i bambini? La sinistra lo vada a dire alla madre del musicista di Napoli, ammazzato per il parcheggio di un motorino”, ha detto Meloni parlando di baby-gang, ribadendo poi la “solidarietà alle nostre forze di polizia”. “Ci sono campagne denigratorie che di tanto in tanto vengono fuori, dal 7 ottobre abbiamo avuto oltre mille manifestazioni a sostegno della Palestina, in Italia il diritto di manifestare viene garantito. Nel 97% dei casi non c’è stato alcun problema, nel 3% ci sono state criticità, e eventualmente le responsabilità si sanzionano”, ha detto il premier, sottolineando che “ci sono dei professionisti del disordine pubblico”.
Quando i manganelli alla sinistra “andavano bene”
“Le lezioni sullo stato di polizia dalla sinistra italiana, no”, ha poi aggiunto, ricordando che “quando i manganelli volavano alle contestazioni alla Festa dell’Unità andavano bene, e quando si sparava con gli idranti addosso ai lavoratori seduti a terra sono stati tutti zitti. Questa gente le lezioni sulla democrazia non me le venga a fare”.
Nella vicenda dossieraggio “metodi da regime. Servono nomi e cognomi dei mandanti”
Capitolo dossieraggio. Del Debbio ha chiesto al premier di spiegare la vicenda in modo semplice ai cittadini. “È molto brutta e semplice da spiegare: alcuni funzionari dello Stato – ha chiarito Meloni – accedono a banche dati con dati sensibili, che servono per combattere la mafia, ma sono state utilizzate per mandare dossier ai giornali, come a quello di De Benedetti, per lanciare campagne di fango su politici ritenuti avversari”. “Sono metodi che si usano nei regimi, è una cosa gravissima, penso più ampia di quanto stiamo vedendo. Dobbiamo sapere – ha avvertito – per quali interessi sia stato fatto. Si deve andare fino in fondo, serve di capire chi sono i mandanti, conoscerne nome e cognome”. “Sorprende – ha poi commentato Meloni – che qualcuno difenda quanto è accaduto trincerandosi dietro la libertà di stampa”, conclude.
L’affondi di Meloni a Conte: “Non prendo lezioni dall’armocromista di Zelensky”
Anche sui temi di politica estera, sollecitata dalle domande del conduttore, Meloni ha chiarito di non essere disposta a farsi dare lezioni, specie da Giuseppe Conte. “Farmi dare lezioni da Conte che ha detto che per finire la guerra Zelensky deve mettersi in giacca e cravatta? Anche, no. Non prendo lezioni dall’armocromista di Zelensky”, ha detto il premier, rivendicando che “io vado in giro per il mondo e vengo ascoltata”. “Il nostro orgoglio può essere centrale” nello scenario internazionale, ha poi aggiunto il premier, spiegando che “con Biden sono andata a parlare di un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani“. “Abbiamo ribaltato in un anno l’approccio europeo all’immigrazione”, ha rivendicato ancora in politica estera. “Quando ti considerano un servo non hanno bisogno di accontentarti, quando non ti considerano un servo devono trovare una sintesi con te”, ha chiarito ancora il premier, che nel corso del ragionamento aveva anche ricordato il famoso fuorionda di Conte con la Merkel, che è stata una delle volte “in cui raramente mi sono vergognata tanto per qualcuno”.
L’orgoglio per l’andamento dei titoli di Stato e di Bpt Valore
Un altro indicatore dell’affidabilità e della credibilità del governo viene dai dati economici. “Sono fiera dell’andamento dei titoli di Stato, perché è un segnale di come sei visto, della tua serietà. Sui mercati esteri abbiamo piazzato 10 miliardi. Sono fiera del Btp valore, che in tre emissioni ha superato i 53 miliardi euro”. “Più parte del nostro debito riusciamo a mettere in mani italiani, più saremo padroni del nostro destino”, ha sottolineato Meloni.
La soluzione del caso Chico Forti: “Una delle emozioni più belle”
Infine, una “sorpresa” della redazione: un videomessaggio dello zio di Chico Forti, che ha raccontato il lavoro costante del premier per riportare a casa il nipote e la gioia provata e anche un po’ inattesa quando ha ricevuto la notizia che il governo ce l’aveva fatta. I familiari di Forti “hanno atteso tanto, ho lavorato in silenzio su queste cose, ho chiesto di pazientare”, ha spiegato Meloni, confessando che quello su Chico Forti “è stato uno degli obiettivi che mi sono data, una delle emozioni più belle che mi sono regalata. Ora c’è un iter complesso, per far sì che dopo 24 anni di detenzione Chico Forti possa vedere la sua famiglia e chiedo a tutte le istituzioni coinvolte – ha concluso – di fare il possibile per accelerarlo al massimo”.