Dossieraggi, agghiacciante denuncia di Cantone: “Diecimila spiate illegali, è mostruoso…”
Diecimila “spiate” illegali. Quasi tutti contro uomini del centrodestra. “Un verminaio”. Parole pesantissime, inquietanti, allarmanti. Le “spiate”, le fughe di notizie e le veline ai giornalisti e i dossieraggi sono molto di più di ciò che finora è emerso, parola del titolare della Procura che indaga, Raffaele Cantone, che ha riferito per oltre ore in Commissione Antimafia: “Bisogna tutelare le banche dati, non solo quella della Dna, ma tutte quelle che hanno atti giudiziari. I numeri sono molto più preoccupanti di quelli emersi, inquietano, sono mostruosi”, ha detto il procuratore di Perugia Raffaele Cantone in audizione nella Commissione Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo. “Non mi occupo di bolle di sapone. E chi parla di bolle di sapone ne risponderà nelle sedi giuste. Esiste un limite a tutto, se non si conoscono gli atti non si può esprime giudizio”. Inoltre per Cantone “c’è l’esigenza di una serie di strumenti come delle infrastrutture telematiche giudiziarie e vorrei ricordarlo in un momento nel quale con grandissima fatica ci stiamo avviando al processo telematico”, ha detto ancora nella Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, presso l’Aula del V piano di Palazzo San Macuto.
Nel mirino soprattutto il centrodestra
“Ci sono nomi anche rilevanti, c’è la compagna di un ex presidente del consiglio che non era di centrodestra, ma certamente la maggior parte degli accessi ha riguardato esponenti di centrodestra. C’era anche un esponente del Pd: se qualcuno avesse spiegato e volesse spiegare il perché sarebbe molto più semplice capire ma le valutazioni politiche spettano a voi”, è stata una delle prime ammissioni di Cantone. Che ha smentito bavagli e cose del genere. “Qualcuno ha detto che stiamo attaccando la libertà di stampa, per me è un principio fondamentale e la stampa svolge un ruolo determinante. Conosco bene quali sono i limiti e i diritti della stampa”.
Dossieraggi, la denuncia di Cantone
“Più ragioni ci hanno portato a chiedere questa audizione: quando ci fu una prima fuga di notizie chiesi di soprassedere all’audizione, ma ora era arrivato il momento di fare questa audizione”, ha detto ancora Cantone parlando dell’esigenza di “ripristinare la verità”. Poi ha ringraziato Crosetto. “In questi mesi, da quando è uscita la prima notizia, come procura di Perugia abbiamo fatto atti delicatissimi, abbiamo sentito per due volte il ministro della Difesa che va ringraziato per la sua scelta di rivolgersi all’autorità giudiziaria”, ha detto il procuratore di Perugia aggiungendo che in questo modo ha consentito di “far uscire questo verminaio”.
Dossieraggi, parola adatta? “Quella effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti che spesso si è limitata a quella richiesta di informazioni, non spetta a me dire se è dossieraggio”. I numeri? “Sono stati enucleati 800 accessi abusivi ma in realtà le consultazioni sono molto maggiori. Dall’1 gennaio 2019 al 24 novembre 2022 Striano nella banca dati che ha le Sos ha consultato 4124 Sos, in queste ha consultato 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimento, seguite digitando nominativi di 1531 persone fisiche e 74 persone giuridiche solo per quanto riguarda le Sos. Ha ricercato 1123 persone sulla banca dati Serpico, 1947 ricerche alla banca dati Sdi”.
Non risultano affari economici, per ora
Al momento non sono emersi “elementi che ci facessero pensare a finalità economiche”, ha detto Cantone, sottolineando che sono stati ovviamente svolti controlli sui conti del finanziere indagato. “L’indagine è affidata al gruppo valutario della Gdf di cui mi fido”. Lo ha detto il procuratore di Perugia Raffaele Cantone in audizione in Commissione Antimafia sul caso dell’inchiesta di Perugia ricordando che la Gdf “è la prima che ha ricevuto un danno” ed è “motivata ad arrivare alla fine di quanto accaduto”.
“Il mercato delle sos non si è affatto fermato”, ha detto ancora Cantone. “Le ragioni che ci hanno portato a chiedere questa audizione, sono varie, tra queste l’esigenza di ripristinare la verità sui fatti, riportati in modo generico, ma soprattutto intervenire a tutela di un’istituzione che per me è sacra, la Procura nazionale Antimafia, tra i lasciti più importanti di Giovanni Falcone. Ogni magistrato ha il dovere di difendere questa istituzione”, ha fatto notare ancora il Procuratore della Repubblica al Tribunale di Perugia. “Laudati ha detto che intende rendere dichiarazioni e lo aspettiamo”.
La possibile ingerenza straniera nella raccolta delle informazioni
“Questo numero enorme di dati, di informazioni, di atti scaricati alla banca dati della procura Antimafia, che fine ha fatto? Quanti di questi dati possono essere utili per cento ragioni? Ci preoccupiamo della criminalità organizzata, della stampa, ma quante di queste informazioni possono essere utili anche, per esempio, ai servizi stranieri e a soggetti che non operano nel nostro territorio nazionale? Tra l’altro tra i dati scaricati ci sono informative banali ma anche atti coperti dal segreto”. “Non ci risulta, però, che il finanziere indagato abbia avuto rapporti con agenti segreti stranieri”.
Parole che arrivano dopo quelle, altrettanto pesanti, pronunciate ieri dal procuratore Antimafia Melillo.