Il caso Vittoria. Assolto l’ex sindaco Moscato: “Ora intervenga la commissione Antimafia”
Una vicenda che gli stessi protagonisti non esitano a definire «kafkiana e claustrofobica». Si tratta dello strano caso che si è abbattuto su Giovanni Moscato, ex sindaco di Vittoria (Ragusa) recentemente assolto in appello dall’accusa di corruzione elettorale «perché il fatto non sussiste». La formula è piena e mette fine a una tribolazione iniziata di fatto nel 2016, tra veleni infondati e sospetti, proprio mentre era in corso la competizione elettorale che lo avrebbe visto vincere al ballottaggio, mandando in frantumi la narrazione che, dal 1946 in poi, voleva il Municipio nelle mani esclusive della sinistra comunista e dei suoi eredi.
Nel 2018, l’inchiesta Exit Poll circa le presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nelle precedenti elezioni amministrative, arriva come un fulmine a ciel sereno. In manette finisce l’ex primo cittadino, il dem Giuseppe Nicosia (poi assolto). L’indagine coinvolge anche Moscato, che in primo grado sarà condannato a un anno e quattro mesi per aver impedito – di concerto però con la Prefettura (dettaglio che verrà dimostrato nelle sedi opportune) – che la crisi del comparto rifiuti trasformasse il territorio in una discarica a cielo aperto.
Oggi sappiamo che l’intera vicenda giudiziaria si risolverà in un flop su tutta la linea, ma allora è diverso. E succede di tutto. I risultati dell’ispezione prefettizia al Comune, richiesta per verificare l’operato della precedente amministrazione, si abbattono però sulla nuova giunta di centrodestra. Arrivano lo scioglimento degli organi elettivi e il commissariamento della macchina comunale. Una beffa. La democrazia è sospesa e una stagione di probabile cambiamento stoppata sul nascere. Tutto questo quando al governo c’è l’esperimento giallorosso. Anzi, è addirittura l’allora vicepremier e leader del Movimento cinque stelle, Luigi Di Maio, a dedicare via Twitter lo scioglimento al giornalista Paolo Borrometi, che sul caso Vittoria ha contribuito a sollevare la campagna mediatica nazionale.
Come se non bastasse, a causa dell’emergenza Covid, il Municipio resterà nelle mani dei tecnici per tre anni e cinque mesi, anziché i diciotto mesi previsti inizialmente. Un lasso di tempo enorme. Vittoria è nel tunnel, tant’è che anche l’associazione Nessuno Tocchi Caino si occupa del caso inserendolo tra i dossier per la revisione delle misure preventive negli enti locali. Nel 2021 si torna al voto e, nonostante il 44% raccolto da Salvo Sallemi (oggi senatore di FdI), il comune fa un passo indietro tornando al passato, con l’ex Pci Francesco Aiello eletto per la quarta volta sindaco.
Sono anni di sofferenza, per Giovanni Moscato. Professione avvocato, è costretto a vivere una situazione surreale: chiamato a difendersi da accuse che stenta a comprendere. Proprio lui che era cresciuto in quel Fronte della Gioventù che aveva nel giudice Paolo Borsellino il nume tutelare. Per non creare imbarazzi alle istituzioni e alla comunità di riferimento, mette tra parentesi l’impegno politico e va in panchina. «Mi hanno levato un sogno, quello di fare il sindaco della mia città, e nessuno me lo potrà restituire» dice Moscato senza nascondere l’amarezza. «Non so se tornerò in campo, anche se sono consapevole di quale sia il mio ruolo all’interno: so che ho delle responsabilità con la mia comunità politica e non posso tirarmi indietro», sottolinea all’indomani del comizio in piazza convocato per mettere ordine a un racconto interrotto sul nascere.
«Ho chiesto ufficialmente che la commissione nazionale Antimafia si occupi del caso Vittoria» annuncia Moscato. L’ex sindaco vorrebbe che sia fatta luce su una vicenda che, stando anche alle intercettazioni emerse, vedrebbe le convergenze di una parte della politica, certo giornalismo e organizzazioni che distribuivano patenti di legalità. La rabbia però è ancora tanta e difficile da smaltire: «Guardi, una classe dirigente giovane e di centrodestra, è stata mortificata e infangata; mentre al Comune – conclude Moscato – c’è per l’ennesima volta la stessa persona: non so se mi spiego!».