L’attacco alla Russia è firmato Isis: 60 morti, 100 feriti (video). Meloni: “Orrore per la strage”
Il bilancio, alle prime luci dell’alba, è pesantissimo ma non ancora definitivo: almeno 60 morti e oltre 100 feriti, compresi bambini. L’attentato terroristico alla Crocus City Hall, la più grande sala concerti di Mosca, scuote la Russia e alza ulteriormente la tensione in un momento cruciale. L’attacco compiuto da un commando di uomini armati viene rivendicato dall’Isis secondo il canale Telegram dell’agenzia Amaq, legata all’organizzazione, anche se le certezze non sono assolute e Mosca, subito dopo l’attentato, chiama in causa indirettamente l’Ucraina. Non ci sono elementi per accusare ma dalle alte sfere partono messaggi chiari: se l’Ucraina è responsabile, pagherà. Kiev respinge tutto e nega categoricamente il coinvolgimento nell’attacco.
Da Palazzo Chigi, in serata, arriva una nota. “L’orrore del massacro di civili innocenti a Mosca è inaccettabile. Ferma e totale condanna del Governo italiano a questo efferato atto di terrorismo. Esprimo la piena solidarietà alle persone colpite e ai familiari delle vittime”, fa sapere il premier Giorgia Meloni.
L’attacco alla Russia da parte di un commando, forse dell’Isis
Sono da poco passate le 19 ora italiana di iersi quando arrivano le prime notizie relative ad una sparatoria. Il tenore delle news cambia rapidamente mentre su Telegram si diffondono video registrati all’interno del complesso. Le prime immagini mostrano un commando di uomini in mimetica che entra in azione con mitragliatrici alla mano.
Il commando composto da almeno 5 uomini, con armi automatiche e granate, apre il fuoco sui civili. Nella serata di Mosca, la sala concerti è affollata da 6200 persone, secondo i dati relativi ai biglietti. In programma, in particolare, un concerto del gruppo Pic Nic. Il lancio di almeno una granata contribuisce a provocare un incendio che verrà domato solo nella notte di Mosca: il tetto del complesso viene divorato dalle fiamme.
Il commando intanto apre il fuoco nell’atrio, sfonda le porte a vetri. I video mostrano il panico anche nella sala concerti, con la platea che si svuota tra grida di panico e colpi di armi automatiche. Centinaia di persone abbandonano la Crocus City Hall correndo per le strade di Mosca. Sul posto arrivano le forze speciali, polizia e decine di ambulanze. I feriti vengono trasferiti negli ospedali: secondo il bollettino delle autorità sanitarie, quelli in gravi condizioni sono 9. Ricoverati anche 5 bambini, uno in pericolo di vita.
Nella notte arriva la rivendicazione
L’Isis, su Telegram, rivendica l’attacco e afferma che i responsabili dell’azione sono rientrati in sicurezza alle loro basi. “I combattenti dello Stato islamico hanno attaccato un grande raduno di cristiani nella città di Krasnogorsk, alla periferia della capitale russa, Mosca, uccidendo e ferendo centinaia di persone e causando grandi distruzioni al posto prima di ritirarsi nelle loro basi in sicurezza”, si legge nel messaggio. La rivendicazione arriva dopo le dichiarazioni rilasciate da figure di primissimo piano in Russia. Il presidente Vladimir Putin, subito informato, si esprime attraverso le parole del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: “Il presidente -dice Peskov – viene costantemente informato da tutti i servizi competenti di quanto sta accadendo e delle misure che sono state adottate. Il presidente ha già dato tutte le istruzioni necessarie”.
Più esplicite le parole di Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza. La Russia risponderà ”alla morte con la morte”. E ”se verrà accertato che ci sono i terroristi del regime di Kiev” dietro all’attacco al Crocus City Hall di Mosca, ”è impossibile rispondere in modo diverso”, dice puntando il dito contro Kiev. ”I terroristi comprendono solo il terrore come ritorsione”, afferma l’ex presidente russo.
Sulla stessa linea, le parole di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: “Come hanno detto i responsabili dei servizi, tutte le persone coinvolte saranno identificate dai servizi speciali”, scrive su Telegram. Il riferimento dichiarato è alla posizione espressa dagli Stati Uniti, che non individuano elementi riconducibili alla responsabilità ucraina.