L’intervista. Malan sui dossieraggi: spiare la vita privata delle persone è una cosa da regimi totalitari
Finalmente dal Pd si leva una voce che commenta i dossieraggi su cui sta indagando la Procura di Perugia. E’ stato Walter Verini, capogruppo Pd in antimafia, a dichiarare che è interesse di tutti fare luce su una vicenda dai contorni inquietanti e ancora oscuri. Dichiarazione tardiva rispetto al momento in cui la notizia è emersa. E non manca di sottolinearlo il senatore Lucio Malan, capogruppo di FdI a Palazzo Madama. Per il quale certe deviazioni, se colpiscono il centrodestra, sembrano “invisibili”.
Senatore, quanto è grave spiare ministri e sottosegretari?
Siamo di fronte a un fatto molto grave. Se ci sono alcune banche dati che servono per eventuali indagini ma vengono utilizzate per fini non istituzionali, e cioè a scopo di ricatto o per montare macchine del fango, significa che dati riservati possono finire in mano a chiunque e che tutti possiamo essere potenziali vittime di campagna scandalistiche.
Come può difendersi la politica da un’attività di inquinamento che è sempre esistita?
Per colpire questo tipo di attività illegale le norme ci sono. Se non sono sufficienti vanno aggiornate alla luce delle moderne tecnologie. Ci vuole una presa di consapevolezza della gravità di questo fatto che non riguarda solo le persone oggetto di attività illecite ma riguarda tutti e in più può avvelenare la vita politica.
Cosa pensa del coinvolgimento di giornalisti del quotidiano di De Benedetti? Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, difende i cronisti finiti sotto inchiesta…
La testata non è responsabile ma quando c’è una difesa che va al di là della testata vuol dire che si difende questa attività che viene svolta e questo è molto preoccupante. Scavare nella vita privata delle persone è un’attività che si usa nei regimi totalitari. Uno magari si ritrova la reputazione rovinata perché si è scoperto un movimento di denaro e ci viene ricamata sopra una campagna scandalistica. Poi magari non si tratta di reati ma lo si scopre dopo e intanto quella persona ha perso prestigio e autorevolezza.
Il dossieraggio mirava a far cadere il governo Meloni?
Di persone che hanno questa intenzione ce ne sono tante. Quando uno intraprende un’attività violando le norme per cercare chissà quale scheletro nell’armadio l’intento di colpire l’avversario è chiaro. Ma siccome scheletri nell’armadio non ci sono, non li hanno trovati.
Tommaso Cerno ha scritto che se fossero stati violati i dati riservati di ministri di sinistra già ci sarebbe la gente in piazza. Condivide?
Sì. Quando si colpisce la destra non c’è la gente in piazza perché noi non abbiamo le truppe cammellate pronte a mobilitarsi dietro l’ordine di qualcuno e abbiamo la prudenza necessaria di vedere prima bene di che cosa si tratta quando viene data notizia di un’inchiesta. Che sia grave e che vi siano stati comportamenti illegali è evidente, ma dobbiamo ancora capire bene i contorni.
Siamo alla vigilia del voto in Abruzzo. E’ ottimista?
Sì, perché i cinque anni di presidenza Marsilio sono stati molto positivi in una regione dove c’è stata crescita economica e calo della disoccupazione. E dove, in accordo col governo Meloni, si è intrapresa la strada di realizzare infrastrutture di cui l’Abruzzo ha assoluto bisogno.