L’intervista. Montaruli: “A Torino da anni impera la violenza antagonista, e il sindaco Pd è complice”
L’allarme sicurezza, messa a rischio da antagonisti e anarchici, a Torino ha raggiunto livelli record: violenze, provocazioni e aggressioni alle forze dell’ordine sono all’ordine del giorno. Con l’aggravante di un’amministrazione che coccola i centri sociali più violenti. “L’assalto alla volante della polizia davanti alla sede della Procura è un episodio di una gravità inaudita. Che rafforza le strategie della tensione e l’arroganza degli antagonisti”. Parola di Augusta Montaruli, torinese doc, vicepresidente di FdI alla Camera, una lunga militanza a destra fin da giovanissima. Al Secolo racconta di essere molto preoccupata per il clima di impunità che si respira in città.
L’assalto degli antagonisti alla volante della polizia ha destato molto sconcerto. È un campanello di allarme?
È fatto gravissimo, da chiunque fosse stato commesso. In questo caso parliamo della galassia anarchica che purtroppo a Torino ha radici antiche e particolarmente preoccupanti. Non lo dicono esponenti politici ma i report che fotografano e monitorano questi fenomeni. Gli autori utilizzano una matrice ideologica per ostacolare le attività delle forze dell’ordine proposte a garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. In passato sono arrivati a impedire gli arresti della polizia. A Torino sta avvenendo qualcosa di particolarmente preoccupante con la complicità del sindaco del Pd.
Si riferisce al centro sociale Askatasuna?
Certo. Il sindaco, utilizzando un regolamento approvato dalla giunta Appendino targata 5Stelle, che disciplina la gestione dei beni comuni, attraverso le richieste di un comitato cittadino, vuole dare uno stabile occupato in cogestione al centro sociale Askatasuna.
Che non è esattamente un centro ricreativo
Gli esponenti di Askatasuna si sono sempre caratterizzati per atti di violenza, penso ai No tav. Siamo di fronte a un movimento che fa della violenza la sua modalità e che non si è mai pentivo. L’affidamento in cogestione ai violenti dei centri sociali dello stabile occupato, dove non è stato possibile neppure fare un sopralluogo, fa pensare che tutto sia consentito. Che chiunque può agire impunito. E c’è una responsabilità politica, perché non è possibile cercare il dialogo con soggetti che il dialogo con le istituzioni non lo vogliono. Che non hanno mai rinnegato la violenza. Sono profondamente preoccupata, penso anche ad altre manifestazione come quella davanti alla Rai di Torino.
Condivide la ricostruzione del ministro Piantedosi sui fatti di Pisa?
Non ho gli strumenti del ministro degli Interni, sarà poi la procura a valutare visto che c’è un indagine in corso. Posso dire che vedo una rigidità nei confronti di chi eventualmente ha sbagliato. Lo stesso atteggiamento non l’ho visto di fronte a una manifestazione non dichiarata, che ha messo in oggettiva difficoltà gli agenti che erano lì per garantire ai manifestanti di esprimere la propria opinione con un corteo che, ricordo, non era stato notificato.
Piantedosi ha parlato anche di provocatori infiltrati tra gli studenti
Sicuramente la manifestazione era stata propagandata da sigle che fanno riferimento alle aree dei centri sociali. Bisogna distinguere tra gli studenti che manifestano in buona fede e i professionisti del disordine e della violenza. Bisogna impedire che passi il messaggio che c’è una polizia cattiva che aggredisce gli studenti. Tra i manifestanti segnalati c’erano maggiorenni e già segnalate alla polizia. La sinistra non vuole distinguere i centri sociali dagli studenti.
Esiste un atteggiamento di delegittimazione delle forze dell’ordine?
Dobbiamo rinnovare la nostra fiducia alle forze delle forze. Chi porta la divisa è innanzitutto un lavoratore al servizio dello Stato, che è lì per garantire l’ordine e il diritto a manifestare anche a chi si è messo dalla parte del torto.
In passato con altri governi nessuno si stracciò le vesti per le cariche dei poliziotti e le manganellate
Proprio così. La sinistra dimentica forse cosa accadde, con la Lamorgese al Viminale, con le manifestazioni a Torino nel periodo del covid, o come furono tratta i portuali a Trieste che protestavano contro il green pass rafforzato. Allora sì che il diritto a manifestare era compresso. Con il governo Meloni tutti possono manifestare. Ricordo che ci sono state oltre 1000 manifestazioni pro Palestina e solo in 33 casi ci sono avuti problemi. Significa che la gestione della piazza dei nostri agenti è stata esemplare.