L’intervista. Osnato: “I veri amici degli evasori? I moralisti. Il fisco giusto farà correre l’Italia”
La rivoluzione fiscale non solo “è già in atto”, ma “corre più velocemente di quanto ci si aspettasse”. E c’è un motivo: “È ben strutturata”. Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera, rivendica il lavoro fatto da maggioranza e governo in materia di fisco, come necessario e dovuto. “Serviva e poi lo avevamo promesso in campagna elettorale. Sembrerà banale, ma spesso la politica ha mancato di fare ciò che aveva promesso”, sottolinea, ricordando il punto di partenza di tutto: “Il postulato espresso dal presidente Meloni: non disturbare chi ha voglia di fare”.
Presidente, “rivoluzione” non è un termine un po’ roboante?
Parliamo di una riforma che avrà valenza per almeno 50 anni e che cambia i rapporti tra contribuente e fisco. Qualcuno lo chiama “amico”, se non piace si può dire “fisco giusto”. La riforma introduce semplificazione, sburocratizzazione, parità tra contribuente e fisco. Il fisco non incombe più sul contribuente, ma instaura un dialogo che prevede alcune novità, tra le quali la più eclatante è il concordato biennale preventivo per le partite Iva. Per l’Italia questa è una rivoluzione.
Il concordato biennale preventivo… me lo spieghi come lo spiegherebbe a un’anziana zia (con rispetto parlando per le anziane zie).
Fisco e contribuente concordano una congruità fiscale. Una volta che il contribuente ha adempiuto, per due anni non avrà altri adempimenti o controlli da parte dell’Agenzia delle entrate, che avrà avuto il suo introito certo. Detta in poche parole: l’imprenditore può fare l’imprenditore e l’Agenzia delle entrate può concentrarsi sui veri evasori.
I vostri amici! Così dicono…
Io lo capisco che l’opposizione si trovi in difficoltà e dica queste cose, tra l’altro vorrei ricordare che la riforma in Commissione ha trovato largo consenso, in molto casi anche tra le loro file. La verità è che noi non strizziamo l’occhio agli evasori ma loro negli anni passati hanno strizzato altro agli italiani. E ora si trovano di fronte all’avvio della pace fiscale, a una pietra miliare che crea una situazione di ripartenza e accontenta in modo positivo tante persone. Noi abbiamo scelto un approccio pragmatico e i risultati si vedono.
Spieghi alla solita zia perché questo approccio non incentiva l’evasione.
Noi abbiamo un magazzino fiscale pari a 1200 miliardi di euro, che grosso modo è quanto il bilancio di uno Stato del G7. Quindi, evidentemente qualcosa negli anni non ha funzionato, perché vuole dire che quei soldi non sono mai stati recuperati da nessuno. I moralismi non hanno mai portato fondi nelle casse dello Stato, che le metti a fare multe del 150% se poi non riesci a recuperare nulla? Voglio dire di più a chi ci accusa di fare “condoni”: il vero condono è proprio far credere che ci sia un credito esigibile, quindi un debito del contribuente, quando poi però quel credito nessuno riesce a esigerlo davvero. È lì che si insinua la furbizia del debitore in malafede, che dice “se mi beccano pago, ma se non mi beccano non pago”.
E per lo più finora non li hanno beccati, chiaro. Ma con la riforma fiscale questi soldi in magazzino si recuperano o no?
Di questi soldi, secondo l’Agenzia delle Entrate, se ne può recuperare l’8-9% e noi ora puntiamo a quelli. Poi dal 1 gennaio 2025 scatterà una convenzione con la stessa Agenzia per assicurare entrate più puntuali, con parametri più certi rispetto agli obblighi di notifica e alla capacità di recupero. Il tema è che se in 5 anni non si recupera vuol dire che evidentemente c’è una difficoltà. Il credito, comunque, non si cancella, torna all’ente creditore che poi può decidere come muoversi.