L’Ucraina e Bergoglio, il sostegno dell’Ucid alle trattative “nel solco della Dottrina sociale della Chiesa”
“La Dottrina sociale della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa, ma questa va esercitata all’interno di alcune condizioni, inquadrando il problema della ‘guerra giusta’ sul piano etico e teologico. Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa a oltranza con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale”. Lo sottolinea Riccardo Pedrizzi, presidente del Cts dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) e del Gruppo Lazio della stessa organizzazione, all’indomani delle dichiarazioni di Papa Francesco sui conflitti in Medio Oriente e Ucraina.
Nell’anticipazione dell’intervista alla Radiotelevisione svizzera, che uscirà integralmente il 20 marzo, Papa Francesco aveva invitato l’Ucraina a considerare l’ipotesi delle trattative di pace, facendo leva sul ruolo delle grandi potenze internazionali. L’elogio delle trattative, per fermare i massacri della guerra, e quel suo riferimento alla bandiera bianca da alzare, ha sollevato interpretazioni polemiche su un possibile invito di Bergoglio a Kiev affinché si arrenda.
“Papa Francesco – spiega Pedrizzi – ha solo ripreso uno dei punti della Dottrina sociale che fa riferimento alla necessità di avviare una negoziazione per finire la guerra. Per resistere a oltranza occorre contemporaneamente che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo, che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci e che ci siano fondate condizioni di successo. In più, che il ricorso alle armi per difendersi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione. Ecco perché Papa Bergoglio, impegnato fin dall’inizio nella ricerca di una trattativa di pace tra Ucraina e Russia, ha solo rivolto un invito legittimo a Kiev affinché si carichi, con senso di responsabilità e senza alcuna vergogna, il ruolo di apripista per una soluzione che ponga termine alla prosecuzione, a tempo indeterminato, delle ostilità di guerra che al momento non lasciano intravedere alcuna strada per la vittoria”, conclude Pedrizzi.