Meloni: “No a truppe europee in Ucraina. Ma la libertà ha un costo: sì alla spesa per la difesa Ue”
Per sei volte in poco meno di mezz’ora Giorgia Meloni è stata interrotta dagli applausi dei senatori, durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo. Si tratta di uno degli ultimi vertici dei leader Ue prima che la legislatura di Bruxelles finisca e i temi sul tavolo sono sempre di primaria importanza: dalla guerra in Ucraina e Medio Oriente, con ciò che comportano, ai dossier su immigrazione e agricoltura. Meloni, illustrando ciò che andrà a dire, ha potuto rivendicare ciò che il governo già ha realizzato. Due esempi su tutti: il cruciale ruolo di mediazione che ha portato alla soluzione della discussione sui fondi all’Ucraina e il cambio di prospettiva impresso, per esempio, ai dossier migranti e transizione green.
Meloni: “Il dialogo con tutti vince: in Ue non esistono nazioni di serie A e B”
Meloni ha ribadito il pieno sostegno all’Ucraina e rivendicato “con orgoglio” il ruolo del governo per sbloccare il negoziato sull’avvio del percorso di adesione di Kiev all’Ue e sulla revisione del quadro finanziario pluriennale, che guardava sia all’Ucraina sia alle risorse “per affrontare alcune delle principali questioni di nostro interesse, dal sostegno alla competitività fino alla lotta all’immigrazione illegale”. “Non era una trattativa facile, e probabilmente – ha sottolineato – non avrebbe avuto questo epilogo se avessimo seguito i consigli di quanti, anche in quest’aula, sostengono che non si debba dialogare con tutti ma solo con alcuni, in questa bizzarra idea di un’Europa distinta tra Nazioni di serie A e di serie B”. “Pare che linea vincente sia invece quella sostenuta da chi come la sottoscritta ha sempre considerato tutti i partner europei degni di rispetto e considerazione”, ha detto, facendo un riferimento evidentemente al dialogo con l’Ungheria di Orban e ricevendo il primo applauso.
Il no all’invio di truppe europee in Ucraina: “Si rischia una pericolosa escalation”
Meloni quindi ha ribadito l’assoluta contrarietà dell’Italia all’invio di truppe europee in Ucraina, ipotizzato da Macron. “La nostra posizione non è affatto favorevole, si rischia infatti l’escalation pericolosa da evitare a ogni costo”, ha chiarito il premier, ribadendo la necessità di arrivare a una “pace giusta, duratura e rispettosa della dignità della nazione aggredita”. “Come ci si può sedere al tavolo delle trattative con chi non ha mai rispettato gli accordi?”, ha detto a proposito di Putin. L’accordo di cooperazione con Kiev, ha aggiunto Meloni facendo riferimento alle contestazioni con cui è stato accolto, “non riguarda l’impegno a fornire armi, ma un’intesa che riguarda una cooperazione a 360 gradi, come è naturale che avvenga con uno stato che ha avviato il processo di ingresso nell’Unione europea”.
La condanna per le “elezioni farsa in Russia”
“Ribadiamo la nostra condanna allo svolgimento di elezioni farsa in territori ucraini e alle vicende e che hanno portato al decesso in carcere di Alexei Navalny. Il suo sacrificio in nome della libertà non sarà dimenticato”, ha poi detto ancora Meloni, nuovamente interrotta dagli applausi, prima di passare all’altro scenario di crisi: la guerra tra Israele e Hamas.
Dietro la reticenza a condannare Hamas c’è “un latente e dilagante antisemitismo”
Sul tema del conflitto in medio Oriente “ribadiremo la ferma condanna dell’aggressione di Hamas” perché “non possiamo dimenticare chi è stato a scatenare questo conflitto: è stato Hamas e la reticenza nel dirlo – ha avvertito il premier – tradisce antisemitismo latente e dilagante che deve preoccuparci tutti”. Meloni quindi ha ricordato che a Israele viene chiesta “proporzionalità e rispetto del diritto umanitario”. “Ribadiremo la contrarietà a azione di terra a Rafah, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche”, ha aggiunto, ricordando l’impegno umanitario dell’Italia e sottolineando che “la soluzione è quella dei due popoli e dei due stati, e l’Europa deve essere protagonista”. E, ancora, Mar Rosso: Meloni, ricordando quanto la partita sia cruciale anche per i nostri interessi nazionali, ha rivolto un “pensiero di sincera gratitudine alla Marina Militare e all’equipaggio della Duilio”. E l’applauso stavolta non è stato solo per lei.
Il monito di Meloni ai pacifisti a parole: “La libertà ha un costo. E lo sosterremo”
Ed è stato a questo punto, affrontando il tema della necessità per l’Europa di agire con decisione sul fronte della sicurezza e della difesa, che il premier ha rivolto un monito a quanti parlano di pace in maniera astratta. “Spendere in difesa – ha detto – significa investire nella propria autonomia, nella propria capacità di contare e decidere, nella possibilità di difendere al meglio i propri interessi nazionali, ed è la strada che segue qualsiasi Nazione seria. Ma è la strada che deve seguire anche l’Europa, se vuole essere seria”. Per questo, “sarà necessario approfondire il tema delle risorse necessarie anche al livello Ue per fare il salto di qualità necessario nel settore della difesa e l’Italia vuole essere tra i protagonisti di questo dibattito e tra quanti promuovono anche soluzioni innovative per dotarci dei finanziamenti necessari”. “La libertà – ha ricordato Meloni riscuotendo l’ennesimo applauso – ha un costo, la sovranità ha un costo, e non credete a chi vi dice che tutto può esservi concesso gratuitamente. Il risultato, spesso, e come si è visto, è che pagherete molto di più”.
L’impegno per “la ricerca della verità per Giulio Regeni”
Meloni poi è tornata sul Piano Mattei, sull’Africa, sulla centralità che l’Italia le assegna per la lotta ai traffici di esseri umani, sugli sforzi compiuti a livello bilaterale e su quelli che hanno portato anche l’Ue a un cambio di passo e strategia. Il premier quindi ha fatto riferimento agli accordi con la Tunisia e l’Egitto, rivendicando rispetto a quest’ultimo quell’azione diplomatica a 360 gradi che ha consentito anche la liberazione di Patrick Zaki e che ora guarda alla “ricerca della verità per Giulio Regeni”.
Il governo dalla parte degli agricoltori
Capitolo agricoltura, alla quale Meloni ha dedicato un’ampia parte del suo discorso, ribadendo ciò che l’Italia dice dal primo giorno: gli agricoltori sono i primi alleati della natura, non quei nemici identificati nell’ambito della “guerra santa per la transizione green”. Dunque, tutelare loro, i loro redditi, la loro capacità di rimanere sul territorio a fare impresa significa tutelare anche l’ambiente. E l’Italia si batte per questo, sia a livello nazionale (Meloni ha rivendicato che mai nella storia Repubblicana un governo aveva investito tanto nell’agricoltura come il suo) sia a livello europeo.
Il metodo della direttiva imballaggi: “Lavoro di squadra di tutto il sistema Italia, anche con l’opposizione”
Infine, la rivendicazione di un successo che appartiene a “tutto il sistema Italia” non solo al governo: quello sulla direttiva imballaggi. “Lo voglio citare come esempio virtuoso e come modello per il futuro: quando l’Italia ha belle storie da raccontare e buone ragioni da difendere, soprattutto se riesce a mettere l’interesse nazionale davanti agli interessi di parte, non c’è nulla che non possa fare”, ha detto Meloni, riconoscendo il “lavoro di squadra, che ci ha visto batterci spalla a spalla” fatto sia in Italia sia a Bruxelles anche con l’opposizione.