Mps, il Tesoro vende il 12% e incassa 650 milioni. FdI: “Impegno mantenuto”. Il Pd va in tilt
Il governo accelera sul fronte delle privatizzazioni. Il Ministero dell’Economia ha deciso di procedere con una vendita rapida di un’altra parte delle azioni di Montepaschi: il 12,5% del capitale della banca. Lo ha fatto sfruttando il momento favorevole sul mercato azionario per contribuire con ulteriori 650 milioni al vasto piano di privatizzazioni del governo. L’operazione ha ridotto la quota del Ministero dell’Economia nel capitale di Mps dal 39,23% al 26,73%, a un prezzo di 4,15 euro per azione. Con uno sconto del 2,49% rispetto al prezzo di chiusura delle azioni, si è generato un ricavo di 650 milioni di euro. Con questa manovra il ministro Giancarlo Giorgetti invia un chiaro segnale al mercato e alla Commissione Europea, con cui l’Italia nel 2017 si era impegnata a privatizzare nuovamente l’istituto senese in cambio dell’ok al piano di salvataggio da 5,4 miliardi che l’ha statalizzata.
Il Tesoro vende un’altra parte di azioni del Montepaschi, FdI: “Mossa attesa e annunciata”
L’operazione era stata ampiamente annunciata, ma i parlamentari del Pd sono usciti fuori di testa su questa mossa riguardante la banca “rossa” più volte salvata dallo Stato con i denari dei contribuenti. “Quello che sta succedendo a Siena ha dell’incredibile- strillano- : il governo Meloni, con la colpevole complicità di una giunta di destra incapace e silente, sta mortificando una comunità intera. La svendita di ulteriori quote di Mps in netta ripresa e soltanto per fare cassa; le briciole delle risorse dei Fondi di Sviluppo e coesione destinati alla provincia (4 milioni sui 683 arrivati in Toscana); ed il taglio dei finanziamenti al Biotecnopolo sono gli ultimi atti di una maggioranza che mortifica le professionalità, la vivacità e le ricchezze di un territorio che non merita queste umiliazioni. Ci batteremo in Parlamento con gli strumenti disponibili per cercare di contrastare questa vergogna”. Firmato dai parlamentari Pd Emiliano Fossi, Silvio Franceschelli, Marco Simiani, Marco Sarracino, Simona Bonafè, Laura Boldrini, Arturo Scotto, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Christian Di Sanzo, Ylenia Zambito e Dario Parrini.
Mps, il Pd mastica amaro. La mossa colmerà il buco del superbonus
A uscire dalla sceneggiata e a mettere la vicenda Montepaschi in chiaro è il deputato senese di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti. “La cessione da parte del Mef del 12,5% delle quote di Mps è un passaggio atteso ed ampiamente annunciato. In primo luogo dobbiamo rilevare come lo Stato abbia incassato 650 milioni da questa operazione; oltre al dividendo per la quota residua previsto a maggio, di fatto riuscendo a riprendere l’investimento di 1,6 miliardi di euro concesso con l’aumento del 2022″. Spiega il parlamentare di FdI: “il piano di uscita ordinata dal capitale della banca, preannunciato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta proseguendo come era nei programmi. E come ha chiesto l’Unione europea. Non possiamo tacere il fatto che la cessione sia dovuta anche alla necessità di fare cassa da parte dello Stato- precisa Michelotti – per colmare il buco del super bonus che costituisce un’autentica zavorra per i già gravati conti pubblici”.
Mps, la privatizzazione è un impegno preso con l’Unione europea
Va da sé che una banca che torna a fare utile, in linea di principio, non ha più la necessità di una presenza forte dello Stato -. spiega-. E può quindi orientarsi verso la privatizzazione dismettendo l’asset pubblico. Sono due gli obiettivi che la discesa del Mef dal capitale di Mps consente di raggiungere: “da un lato rispettare l’impegno con l’Unione Europea di dismettere l’ampia parte della partecipazione statale entro la fine dell’anno; dall’altro consentire al governo di uscire dal mondo del credito retail prima di un’eventuale frenata dei titoli e di un rallentamento dei risultati economici. A questo punto si aprono alcuni scenari, che a nostro avviso dovranno sempre tenere presente la tutela del marchio, del brand, dei livelli occupazionali, e della centralità di Siena nella governance”.
Verso un terzo polo bancario
L’ottica – precisa il parlamentare di FdI – dovrà essere quella di creare valore per il territorio, in un’ottica industriale e non solo finanziaria. E’ pur sempre valida l’opzione – precisa- che lo Stato rimanga ancora nel capitale della banca senese. Anche perché in assenza di veri contendenti, la riduzione della quota del Mef entro la fine dell’anno potrebbe essere sufficiente per dimostrare all’Unione Europea che la direzione di un disimpegno è chiaro e che l’obiettivo è stato raggiunto. Ma la banca oggi è solida- rassicura- ha i numeri per poter essere un player autonomo nel mercato e diventare a tutti gli effetti il terzo polo bancario: obiettivo che auspichiamo e che siamo convinti la governance Maione – Lo Vaglio lo possa ampiamente raggiungere”.
Mf: “Il momento ideale per vendere”
Per il Tesoro è stato è il momento ideale per vendere- commenta milanofinanza. it. “Non solo il Monte ha chiuso il 2023 con un utile record di oltre due miliardi e una cedola da 0,25 euro per azione. Ma ha anche beneficiato della clamorosa svolta avvenuta nelle aule di tribunale. Prima è arrivata l’assoluzione in Cassazione, perché il fatto non sussiste, degli ex vertici: Giuseppe Mussari e Antonio Vigni; poi l’assoluzione in Appello di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola con la stessa formula; sempre in secondo grado il Monte ha vinto nella causa intentata dal fondo Alken che vede come consulente il grande accusatore Giuseppe Bivona.