Perdenti ma contenti: da Schlein a Prodi è gara a negare la sconfitta. “Al campo servono più contadini”
In politica c’è una regola aurea: se vinci non devi esagerare, se perdi devi saper perdere. Purtroppo la sinistra l’ha violata in un senso e pure nell’altro. Prima ha fatto passare una vittoria risicata in Sardegna per un quasi ribaltone delle elezioni politiche del 2022 e ora che ha perso in Abruzzo si sta trincerando dietro una serie di scusanti, analisi abborracciate, disquisizioni sofistiche, per dire che sì si è perso, ma non così tanto, non così male, non così ecc. ecc. Insomma un po’ come la signora che dopo la visita col medico confessa di essere incinta ma solo un pochino.
E veniamo alla galleria di commenti che, tra politici e giornali amici del campo extra large, fanno un po’ sorridere e un po’ lasciano di stucco. C’è Repubblica con il fondo di Francesco Bei che si rallegra perché la sinistra avrebbe scoperto che le regioni governate dalla destra sono “contendibili”. Si passa poi al Domani secondo cui a frenare il campo largo sarebbe stata l’astensione. Vette sublimi quelle toccate dal commento di Jasmine Cristallo: “Questi dati ci dicono che il populismo perde, il sovranismo pure e trionfa la politica che è governo della complessità”. Basta? No. Si va avanti: “La ‘cura’ Schlein funziona e testimonia la credibilità della leadership della segretaria che ha condotto una generosissima campagna di prossimità e ristabilito connessioni sentimentali. Il vento è cambiato, eccome”, conclude Cristallo. Vabbé. Non si interrompe un’emozione…
Poi c’è Schlein che ripete un ritornello smentito da Marco Marsilio in conferenza stampa. “Fino a qualche settimana fa – dice Schlein – l’Abruzzo era dato per perso senza discussioni, il presidente uscente di Fratelli d’Italia partiva con un vantaggio di 20 punti nei sondaggi. E invece unendo le nostre forze attorno a una visione comune abbiamo riaperto la partita e ridotto quello scarto in modo significativo, ma non ancora sufficiente”. Il governatore dell’Abruzzo riconfermato dice invece chiaramente che questa dei 20 punti è una frottola: “I sondaggi a giugno dicevano che ci poteva essere un testa a testa“. Quindi nessuna rimonta, anzi.
Un Romano Prodi sempre più benedicente incoraggia i contadini del campo largo a non buttarsi giù: “Per coltivare un campo largo ci vogliono tanti contadini. I contadini sono aumentati, parecchio, i nostri, ma non sono ancora abbastanza”. “Il campo largo va coltivato ancora ed è importantissimo che cresca come sta crescendo adesso, è una buona seminagione”. Il voto “poteva andare meglio, ma l’Abruzzo è l’Abruzzo, poi se vogliamo guardare dentro al campo largo nel Pd le cose sono andate molto bene, ma non basta, certamente non basta”, conclude. Gli va dietro l’esponente abruzzese del Pd Stefania Pezzopane: secondo lei il campo largo ha funzionato benissimo, se ha perso è solo perché la destra ha messo in campo il suo sistema di potere…
Poi c’è Calenda che fa Calenda. E su X si sfoga: “Parlare ad ogni elezione di “vento che cambia” è un clamoroso autogol. Le elezioni in #Abruzzo confermano che l’elettorato di opinione non va a votare alle regionali”. Il campo largo è rinnegato e maledetto: “Tralascio – dice Calenda – ogni commento relativo ai fantomatici campi larghi che non esistevano prima e non sarebbero esistiti neppure nel caso di una vittoria in Abruzzo”. Un campo già secco dunque.
Dulcis in fundo Stefano Bonaccini: anche per lui tutto ottimo, tutto meraviglioso, tutto ha funzionato benissimo. Infatti – commenta – il Pd è tornato sopra il 20 per cento. Sì ma di quanto? Ha ottenuto il 20, 29. Un vero… trionfo.