Russia, un dossier rivela: a scuola si studia la storia secondo Putin. Conflitti e confini “rivisitati”…
Nelle scuole si insegna ai ragazzi italiani la storia secondo Putin. Una versione rivisitata e (s)corretta secondo cui – rileva il dossier dell’Istituto Germani di cui dà conto l’Adnkronos – alle medie si racconta che il comunismo voleva la pace. Che i confini della “regione russa” includono paesi baltici e Ucraina. E che la Crimea voleva essere liberata. Una rilettura, quella della storia, nel segno della dettatura del Cremlino che insegna agli studenti delle medie un’interpretazione degli eventi bellici e dei confini geografici di stampo putiniano…
Russia: sui libri di scuola i ragazzi italiani studiano la storia secondo Putin
E allora: cosa imparano i ragazzi delle medie quando si parla di Russia e Ucraina? Lo racconta un’analisi di 13 sussidiari adottati nelle scuole italiane che lascia piuttosto interdetti: 12 illustrano la storia (e la geografia) secondo la linea di Putin. L’allarme che riferisce l’Adnkronos arriva da un gruppo di attiviste ucraine, che si è rivolto a Irina Cascei, giornalista ucraina che vive da molti anni a Roma e collabora con varie testate italiane. Cascei, dopo aver raccolto i libri e fotografato i capitoli dedicati a Russia e Ucraina, ha contattato Massimiliano Di Pasquale, direttore dell’Osservatorio Ucraina presso l’istituto Gino Germani, esperto di guerra ibrida e misure attive. L’agenzia di stampa, allora, ha parlato con entrambi e visionato le foto.
A scuola in Russia a lezione di storia e geografia rivisitate e corrette: il dossier
Dunque, gli esempi non mancano. In Vivi la geografia, per esempio, si legge testuale: «Dal 1991, dopo un periodo di pace, in Europa sono scoppiate altre guerre sanguinose: in particolare in Europa orientale. Qui il crollo dei regimi comunisti, che sostenevano la pacifica convivenza tra le etnie, ha favorito la rinascita di nazionalismi, cioè movimenti politici fondati sull’identità culturale, economica e religiosa di una nazione». E ancora. L’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, in aperta violazione dei confini e del diritto internazionale, viene raccontata così: «Dopo aver chiesto l’intervento delle truppe di Mosca, la Crimea, abitata in maggioranza da russi, si è autoproclamata indipendente con un referendum ed è stata annessa alla Russia».
Alle medie ai ragazzi italiani si racconta che il comunismo voleva la pace
Avete capito bene: dunque non Mosca che invia le sue forze speciali (senza uniformi ufficiali) a occupare illegalmente li territorio sovrano di un altro Stato – territorio mai rivendicato negli anni che seguirono la fine dell’Urss – ma un popolo che “chiede” l’intervento delle truppe di Mosca. Ma le riletture nei libri di testo non finiscono qui… Gli esempi continuano negli altri volumi: mappe in cui “la regione russa” include i confini di Ucraina e Paesi baltici (nel 2018), cancellando qualunque identità che non sia quella di Mosca. I russofoni d’Ucraina che diventano direttamente “russi” (e dunque perché mai dovrebbero far parte di un altro Stato, si chiederà il lettore undicenne).
A scuola in Russia tra storia, rivisitazione e indottrinamento
Ma anche la Crimea che viene “ceduta” dall’ex Unione Sovietica all’Ucraina nel 1954 (ma all’epoca l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica). La narrazione forzata sulla povertà e l’arretratezza dell’Ucraina. I conflitti etnici tra ucraini e russofoni… insomma tutto l’armamentario della dottrina russa che è alla base dell’aggressione e dell’invasione in corso dal 24 febbraio 2022. «Siamo davanti a un tipico caso di misure attive», esordisce Di Pasquale. «È una definizione sovietica, aktivnye meroprijatija, azioni di influenza e destabilizzazione politica e psicologica usate dal Kgb e dal partico comunista sovietico per favorire l’indebolimento e il collasso dell’occidente capitalistico, e l’espansione del sistema comunista».
La storia secondo Putin: i confini della “regione russa” includono Paesi baltici e Ucraina. La Crimea voleva essere liberata
«Un discorso – prosegue direttore dell’Osservatorio Ucraina presso l’Istituto Gino Germani – ripreso dall’ideologia imperialista di Putin che attinge allo stalinismo con la componente identitaria della Chiesa ortodossa russa. Le tecniche sono le stesse: operazioni palesi e occulte di propaganda. Reclutamento di agenti di influenza, inseriti in politica, media, università, aziende. Finanziamento di partiti comunisti e della sinistra anti-sistema, anti-euro, anti-Nato. Uso di milizie come la Wagner. L’appoggio al terrorismo di sinistra, etnico, separatista. Operazioni brutali delle forze speciali come l’assassinio dei dissidenti in patria e all’estero, e i sabotaggi», elenca lo studioso.
L’arma della propaganda puntata su storia e cultura
«Infine, l’uso della storia e della cultura come armi. In particolare con soggetti giovani e ancora “intellettualmente vergini”, in cui piantare il seme anti-democratico attraverso organizzazioni non governative e sedicenti pacifisti, quelli che dicono all’Ucraina di arrendersi. E anche, certamente, attraverso la diffusione di una versione distorta della storia nei libri di scuola, in cui leggiamo che i regimi comunisti anelavano la pace mentre gli Stati liberati dalla caduta dell’Urss sono oggi in preda a nazionalisti spietati», dice all’Adnkronos Di Pasquale, che con i materiali raccolti da Irina Cascei sta preparando un paper scientifico, come quello inserito nel libro della Columbia University uscito nel 2021 sui fiancheggiatori della Russia nelle democrazie liberali.
L’alibi per l’invasione dell’Ucraina
«Finché non avremo analizzato la questione a fondo, insieme ad altri esperti, non intendo sbilanciarmi in un giudizio su questo o quell’autore, o casa editrice. Ma in questi libri di scuola si insinua l’idea di una guerra civile in Donbas, invece di spiegare che è una guerra per procura, manovrata e decisa dalla Russia con l’obiettivo di destabilizzare e infine annettere l’Ucraina». E nessuno che citi mai il diritto internazionale violato. «Il caso della Crimea è sconcertante: tutti questi testi danno per scontato che sia “russa”. Ma nessuno cita il Memorandum di Budapest, con cui nel 1994 l’Ucraina si impegnò a cedere l’arsenale nucleare alla Russia in cambio della garanzia sulla sua sicurezza e integrità territoriale», conclude Di Pasquale.