Aborto e pro-life nei consultori, la sinistra scatena un putiferio. Malagola: l’emendamento? Ricalca la 194

17 Apr 2024 18:12 - di Priscilla Del Ninno
Malagola aborto

Aborto, e presenza di volontari per la vita nei consultori femminili resa possibile da un emendamento al dl Pnrr votato alla Camera, infiammano il dibattito parlamentare (e non solo). Nel frattempo, con 185 voti favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti, ieri l’Aula ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul dl Pnrr. Ovvero sul disegno di legge di conversione del decreto recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’emendamento, ribattezzato “pro-life“, ha fatto pretestuosamente sollevare gli scudi all’opposizione, e ha scatenato – con la Schlein in testa a tutti a guidare il coro ideologizzato di associazioni e femministe – un putiferio. Ma nella sostanza – come ribadito dal primo firmatario della proposta Lorenzo Malagola. E da tutto lo schieramento di FdI negli ultimi giorni – si limita a ribadire quanto già previsto all’art. 2 della legge. E, in effetti, la 194 già prevede che i consultori «possono avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono aiutare la maternità difficile dopo la nascita».

Aborto, bagarre della sinistra sull’emendamento al dl Pnrr votato alla Camera. Malagola: ricalca quanto previsto dalla 194

Ma tant’è. E così i primi a infuriarsi e a cavalcare le immancabili strumentalizzazioni di sorta sono stati i dem con gli ami-nemici dei Cinquestelle. Per una volta concordi nel gridare allo scandalo, parlando di «attacco alla 194». Quando invece la norma «ribadisce quanto previsto dalla legge 194 del ’78, nella parte in cui viene affermato il principio di coinvolgere le associazioni del terzo settore a sostegno della maternità nei consultori»: come puntualizza il primo firmatario della proposta, Lorenzo Malagola di FdI. Il quale, illustrando l’emendamento al dl Pnrr presentato da Fratelli d’Italia, e mettendo a tacere il bailamme aizzato dall’opposizione, spiega che ricalca quanto già previsto dall’articolo 2 della Legge 194, che consente alle Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, di «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità».

Le polemiche ad alto tasso ideologico e strumentale della sinistra

Eppure, a sentire M5s e Pd, il solo aver evocato il coinvolgimento delle associazioni “pro-life” nei consultori rappresenta un atto «vergognoso». Di più: l’«ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione». Tutti principi ridotti a meri slogan ma che non sottendono in alcun modo a una minima autorevolezza giuridica. Anche perché, venendo anche al nocciolo della vexata quaestio dell’inserimento dell’emendamento nel dl Pnrr, lo stesso Malagola spiega e precisa: «Il Pnrr con la Missione 6 finanzia le Case della Comunità che sono una nuova struttura di erogazione dei servizi socio-sanitari assistenziali, e i consultori sono previsti dentro le Case della Comunità. Pertanto, ho voluto ribadire la necessità che le Regioni applichino anche questa indicazione, già contenuta nella legge 194 del ’78. Insomma: noi vogliamo che la 194 venga applicata nella sua interezza. Non la vogliamo cambiare in alcun modo. Meno che mai stravolgerla o disattenderla, come invece le sinistre sostengono».

La dichiarazione di Pro-Vita e Famiglia dopo il voto di ieri

Insomma, è tutta una mera strumentalizzazione. Una polemica ad alto tasso ideologico e propagandistico, che oltretutto ieri ha visto il voto della Camera esprimersi con 185 favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti. Dunque l’Aula ha approvato così la questione di fiducia posta dal governo sul dl Pnrr, ovvero sul disegno di legge di conversione del decreto recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E con l’emendamento “pro-life” nel pacchetto al voto. E a proposito di volontari e associazioni chiamati in causa, a fare chiarezza ieri è intervenuto tra gli altri anche Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia.

«Non entreremo nei consultori, ma c’è l’urgenza di riportare i consultori al ruolo per cui furono pensati dalla Legge 194»

Coghe, allora, in una nota ha sottolineato: «Non abbiamo nessuna intenzione di entrare nei consultori, perché il nostro ambito di azione è la sensibilizzazione pubblica e l’influenza politica con campagne nazionali. Ciò non toglie l’urgenza di riportare i consultori al ruolo per cui furono pensati dalla Legge 194. Cioè luoghi dove le donne possano essere aiutate a trovare alternative concrete all’aborto, rimuovendo quelle situazioni di disagio socio-economico o di solitudine e abbandono che rendono l’autodeterminazione un vuoto slogan politico».

Aborto, Malagola: l’emendamento, in linea con la 194, sottolinea la dimensione sussidiaria di accompagnamento delle donne

«La dichiarazione di Pro Vita e Famiglia è la dichiarazione di una associazione – ha ribattuto Malagola sul punto –. Ma la nostra non è una norma a favore di una associazione specifica, o che cita una associazione specifica», chiarisce con nettezza l’esponente di FdI. E allora l’asse infuocato del discorso non può che spostarsi sul vettore libertà e sulle accuse di proposte liberticide evocate da Pd e grillini. E la domanda diventa: ma una società che non fa più figli, minacciata dalla denatalità, che rinuncia alla maternità perché in contrasto col welfare e in nome del lavoro, non rischia di essere una civiltà che in realtà riduce la libertà stessa delle donne?

Vuole sottolineare la dimensione sussidiaria di accompagnamento delle donne

«Le donne – conferma l’esponente FdI – lo ha detto anche Giorgia Meloni venerdì scorso alla conferenza programmatica sulla natalità promossa dal ministro Roccella, sono più libere se possono essere madri e lavorare. Ma tornando al mio emendamento, tengo a precisare che vuole sottolineare la dimensione sussidiaria di accompagnamento delle donne nella fase problematica di un aborto. Donne che magari hanno rinunciato a un figlio per solitudine o per motivi economici. In modo tale da poter essere accompagnate in una scelta che sia più consapevole. Una decisione che non debba mettere nessuno di fronte a un bivio». In linea, anche qui, con la 194 e la sua interpretazione e completa attuazione».

Aborto, il voto del governo francese e la risoluzione del Parlamento europeo

Eppure, il voto europeo sull’aborto che definisce l’interruzione di gravidanza un diritto fondamentale dell’Unione. E in Francia, che questo diritto viene inserito nella Costituzione, collocano la possibilità d’intervento del governo in spazi angusti. Come procedere allora? «Va detto, spiega Malagola, che il governo francese e anche la risoluzione del Parlamento europeo, si risolvono in atti sgrammaticati dal punto di vista istituzionale e politico. Perché costituzionalizzare in istituto di diritto l’aborto è una forzatura, perché parametrare l’aborto ai grandi diritti democratici, fondamentali, è un errore molto grave dal punto di vista della grammatica politica. Noi come governo Meloni siamo impegnatissimi a promuovere la maternità. La natalità. La crescita demografica. Perché ci rendiamo conto che sono il cuore e il fondamento di ogni altra politica. Ogni altra politica di promozione della crescita economica e sociale viene dopo la politica di sostegno alla natalità e alla maternità».

 

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