Acca Larenzia, FdI contro il Premio Strega: in finale il libro che banalizza l’eccidio, quei morti non sono di serie B
Non c’è pace per i morti di Acca Larenzia. Una vicenda trattata in chiave revisionista in un romanzo che arriva addirittura nella dozzina finale del Premio Strega. Un premio all’odio antifascista rivendicato dall’autrice Valentina Mira. “Spiace vedere un’ombra inquietante allungarsi anche sul Premio Strega – dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti – la solita ombra che tende a offuscare la strage di Acca Larenzia e vilipendere quei ragazzi innocenti uccisi negli anni più bui della Repubblica, solo perché militanti del Movimento Sociale Italiano. Tra i libri finalisti del Premio si rinviene anche ‘Dalla stessa parte mi troverai’ della scrittrice Valentina Mira che nell’opera ha provato a banalizzare l’atroce assassinio avvenuto nel gennaio del 1978 nei pressi della sede dell’allora sezione del Msi di via Acca Larenzia”.
Foti: il Premio Strega offende la memoria delle vittime
“Ci troviamo ancora una volta di fronte a un’occasione persa – osserva Foti – anziché lanciare appelli per una pacificazione nazionale, che renda il giusto omaggio a tutte le vittime di quella stagione del terrore, da una rassegna importante quale il Premio Strega si preferisce offendere la memoria di giovani innocenti uccisi vilmente e con inaudita ferocia i cui assassini non sono mai stati assicurati alla Giustizia. È ora di smontare questo inquietante circo mediatico e culturale avente quali portabandiera taluni scrittori e giornalisti, che qualifica i militanti di destra uccisi come carne da macello e i terroristi delle Brigate Rosse semplici compagni ‘che sbagliavano’”, conclude.
Montaruli: il Premio Strega è diventato la fiera del revisionismo
“La fiera del revisionismo e dell’odio politico sbarca al Premio Strega – accusa Augusta Montaruli, vicecapogruppo di FdI alla Camera – dove fa discutere il libro della scrittrice Valentina Mira, dal titolo ‘Dalla stessa parte mi troverai’ che, nel descrivere una storia d’amore durante gli anni di piombo, ripercorre la strage di Acca Larenzia in maniera banale e screditante. La scrittrice sembra voler giustificare l’aggressione armata di 46 anni fa e la morte di giovani vittime, solo perché militanti del Movimento Sociale Italiano”. “La verità storica viene ancora una volta strumentalizzata e offesa, questa volta per meri fini letterari e commerciali, infangando quella cultura del ricordo che vuole rendere omaggio alle tante vittime di quegli anni bui, di cui in troppi si riempiono la bocca, ma evidentemente solo in occasione delle ricorrenze”, chiosa l’esponente di FdI.
Speranzon: non si riesce ad avere uno spirito di pacificazione
“È davvero increscioso che quarantasei anni dopo, non si riesca ancora a riconoscere con spirito di pacificazione nazionale la strage di Acca Larenzia – dichiara in una nota il senatore Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario di Fratelli d’Italia – Ho appreso, già da due giorni, che tra i libri finalisti del Premio Strega è stato ammesso un testo di Valentina Mira, ‘Dalla stessa parte mi troverai’, che prova a banalizzare l’atroce mattanza avvenuta nel quartiere Tuscolano il 7 gennaio 1978″.
“Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, lasciati esanimi sul selciato con la sola ‘colpa’ di essere militanti del Movimento sociale italiano, così come Stefano Recchioni, ucciso qualche ora dopo negli scontri che si scatenarono davanti la sezione, meritano il rispetto di tutti gli italiani. Purtroppo, invece, c’è qualcuno a sinistra, evidentemente foraggiato da un circo mediatico intriso di ideologia, che continua a considerare i ragazzi di destra dei morti di serie b”, conclude Speranzon.
Rampelli: l’amichettismo di sinistra colpisce ancora
“La banalizzazione del male che approda al Premio Strega grazie ai favori dell’amichettismo di sinistra non era mai arrivata a tanta spietatezza”, si rammarica Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera. “Un cinismo commerciale orientato a sfruttare l’antifascismo militante contro la strage di Acca Larenzia per ingrossare le file dell’odio e ingrassare il conto in banca sulle pelle dei morti ammazzati. Da queste parti – continua Rampelli – abbiamo sempre parlato con rispetto di tutte le vittime della violenza politica, anche di quelle che non appartenevano al nostro schieramento. Altrettanto rispetto abbiamo avuto da parte di molti esponenti del Pd che, a Roma, hanno dedicato piazze e vie ai caduti di quel periodo. La signora Mira, prima di scrivere di Acca Larenzia, dovrebbe confrontarsi almeno con chi viveva come un reietto gli anni in cui ‘uccidere un fascista non era reato’ (e non era un modo di dire) e l’epopea di una generazione che aveva meno diritti di altre, della discriminazione politica, della quotidiana paura di morire per la propria fede. È inaccettabile parlare di quelle pagine dolorose con irresponsabile superficialità. ll veleno di quegli anni resta evidentemente una spina nel fianco di cui il Premio Strega non si è saputo liberare”.
Marcheschi: a parti inverse sarebbe scoppiato un caso
“A parti inverse, se qualche autore di destra avesse affrontato con lo stesso sdegno la morte di ragazzi innocenti di sinistra, si sarebbe giustamente agitato un vespaio di polemiche. Duole allora dover constatare che certi salotti culturali italiani, evidentemente, non sono ancora maturi per affrontare la violenza politica senza incrostazioni ideologiche di sinistra. Vergogna”, commenta infine il senatore Paolo Marcheschi, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura..