Concorrenza sleale: da Pescara le risposte del governo Meloni per dare forza al sistema Italia
A che punto è l’Italia nella lotta alla concorrenza sleale, anche in ambito europeo? Alla conferenza di FdI, il tema del made in Italy sotto attacco, tiene banco. Il giornalista Roberto Inciocchi trasferisce idealmente la sua trasmissione Agorà, sul lungomare di Pescara, e lo dice chiaramente agli ospiti del panel: “Facciamo un po’ di televisione”.
Il ritmo diventa appunto quello del talk show, anziché del classico convegno strappa sbadigli. Ad infiammare la platea il senatore abruzzese Guido Liris, che evidenzia come il pericolo sia costituito dalla “concorrenza interna all’Europa, non solo di Cina e India”. “L’ho detto anche in dichiarazione di voto in occasione del Def – ricorda il parlamentare di FdI – l’Europa ci chiede di scrivere nuove regole di contabilità europea. Regole che auspichiamo siano meno penalizzanti per il sistema Italia”.
L’identikit dei concorrenti Ue è ben presto svelata dal viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo. “Molte imprese si vanno a posizionare all’estero, in Olanda, in Irlanda, perché ci sono vantaggi fiscali. Come si contrastano queste situazioni? Bisogna cercare di abbassare la pressione fiscale e rendere le regole molto più semplici”. Un altro tema delicato è quello della tassazione dei giganti del web. “È nel Paese dove si realizza la ricchezza che bisogna effettuare la tassazione. Il G7 può essere fondamentale per raggiungere questo obiettivo”.
Il parterre è prodigo di indicazioni e suggestioni. Marco Granelli, presidente Confartigianato, partendo dal tema caldo dell’intelligenza artificiale, ricorda che in ogni caso è “il primato dell’intelligenza artigiana che prevale”. E in tal senso è giusto parlare di “artigianato 4.0”, sottolineando che “senza il muratore, il fabbro, il falegname, la comunità morirebbe”.
Concorrenza sleale, tra le vittime eccellenti il Parmigiano Reggiano
Ma soprattutto oggi “parlare di Made in Italy e di artigianato vuol dire parlare di numeri significativi per il Sistema Italia”. A proposito di concorrenza sleale, Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano DOP ricorda che una delle vittime principali è proprio il parmigiano reggiano con prodotti fake come il “parmesan”. “Prendete gli Stati Uniti: fatto cento il mercato, il parmigiano reggiano è meno del 5 per cento”. Non solo: “Quando c’è un fake, un sounding, non perde solo l’imprenditore, ma il consumatore. Un cittadino americano che acquista un prodotto con la bandiera italiana e fa un’esperienza negativa, quel cittadino assocerà l’esperienza al prodotto italiano”.
“Il fenomeno dell’Italian sounding – incalza Lucio Malan – è un problema serio. Va contrastato a livello europeo e ciò richiede l’impegno quotidiano del governo”, che bene ha fatto a bloccare Stellantis sul modello Milano prodotto all’estero.
Il presidente dei senatori di FdI nel suo intervento cita anche il “famigerato Nutriscore”, il sistema di etichettatura a semaforo “a cui abbiamo messo un freno” e che avrebbe “penalizzato principalmente le eccellenze del Made in Italy come l’olio d’oliva e il parmigiano”. “Questo è solo l’inizio di una battaglia che mira a liberare le nostre energie migliori. Gli imprenditori italiani per sopravvivere alla burocrazia italiana, che ora stiamo rendendo più ragionevole, e a quella europea e alle sue derive ideologiche devono essere davvero straordinari. Sono un patrimonio che va protetto e tutelato e che con politiche adeguate può crescere molto a livello internazionale”.
Renato Mason della Cgia di Mestre, in videocollegamento con la sala Vienna di Pescara, invita a guardare con ottimismo sulla competitività del made in Italy. “Credo che si debba andare oltre alla quantità di prodotti che esportiamo. Dobbiamo considerare altri parametri fondamentali, in particolare dobbiamo tenere conto del grado di differenziazione del prodotto e quello del mercato. Noi abbiamo il più elevato grado di diversificazione del prodotto sul mercato. Questo ci consente di guardare in modo ragionevolmente ottimista sulla nostra capacità di competere”.
Ma perché l’Italia avrà sempre comunque una marcia in più, a dispetto della concorrenza sleale? Lo spiega a conclusione del dibattito, Roberto Inciocchi, chiudendo con un aneddoto. Il giornalista Rai ricorda un’intervista a un’anziana pugliese che produceva un prodotto tipico locale. “Dopo tanti anni non si è stancata di fare la stessa cosa allo stesso tavolo?”, le chiesi. “No – rispose lei – perché questo prodotto lo faccio solamente io, anche se lo faccio da 80 anni. E, soprattutto, perché ogni giorno provo a farlo meglio”. Una sintesi mirabile di come il Made in Italy resti comunque vincente nel mondo.