“Gettatevi in mare!”. Il Viminale svela i “trucchi” della Ong di Casarini per “salvare” i migranti già salvi…
Nello scontro tra le Ong e il ministro Piantedosi, su quanto avvenuto al largo della Libia con un barcone di migranti il 4 aprile scorso, le versioni divergono nettamente. Mentre gli operatori della Mediterranea Saving Humans – che gestisce la nave Mare Jonio, bloccata e sottoposta a fermo amministrativo per aver violato le regole – parlano di un attacco con spari da parte della motovedetta libica alla Mare Jonio, con tanto di video a supporto della tesi, il Viminale passa al contrattacco. “Atti ufficiali confermano come lo scorso 4 aprile la nave della ong Mare Jonio abbia operato in violazione delle indicazioni fornite dal Centro di coordinamento del soccorso marino libico, responsabile per l’area in cui si è svolto l’evento e che aveva inviato sul posto un proprio pattugliatore per effettuare i soccorsi”, apprende l’Adnkronos da fonti del Viminale che precisano come ”la nave della ong ha ricevuto ripetutamente istruzioni di allontanarsi dall’area delle operazioni, rifiutandosi di eseguirle”.
I soccorsi in mare della Ong Mare Jonio quando i migranti erano già sulla motovedetta libica
‘Un gommone della nave ong si è inoltre avvicinato alla motovedetta libica che aveva già a bordo alcuni migranti in precedenza soccorsi, incitando gli stessi a lanciarsi in mare – sottolineano le stesse fonti – Molte persone si sono gettate in acqua: alcune di queste sono state di nuovo soccorse dal pattugliatore libico, altre sono state raccolte dal gommone della ong che le ha poi trasportate sulla nave Mare Jonio”. ”Questa situazione ha fatto sì che anche i migranti che si trovavano sul natante soccorso, in condizioni di grave precarietà, si gettassero poi in mare – spiegano fonti del Viminale – Il comportamento posto in essere dalla ong oltre a interferire con le operazioni di soccorso ha creato una situazione di gravissimo pericolo per la vita dei migranti che si sono gettati in mare per raggiungere il gommone della stessa ong”.
Luca Casarini, capo missione della nave Mare Jonio, di cui Luca Casarini, dopo il sequestro aveva denunciato “falsa ricostruzione dei fatti che è stata proposta da sedicenti autorità libiche e chiede che la Mare Jonio sia al più presto liberata dagli effetti del decreto Piantedosi”. Il ricorso è contro “la cosiddetta guardia costiera libica e i miliziani che si trovavano a bordo della motovedetta 658 Fezzan, e che hanno aperto il fuoco contro soccorritori e naufraghi nel tentativo di impedire le operazioni di soccorso, condotte in acque internazionali a quasi 100 miglia dalla costa libica”.