Il repellente post di Raimo sul rogo di Primavalle: pure il ricordo dei fratelli Mattei finisce strumentalizzato

17 Apr 2024 16:02 - di Viola Longo
raimo rogo primavalle

A Christian Raimo non sono piaciute le parole con cui il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, nel giorno del 51esimo anniversario del loro assassinio, ha ricordato Stefano e Virgilio Mattei e ci ha tenuto a farlo sapere. “La memoria dell’eccidio dei fratelli Mattei è viva nei nostri cuori e nella nostra mente, è un dovere onorarli come caduti per la libertà”, è stato il post su X di Sangiuliano, che ieri si è recato anche fisicamente a rendere omaggio alla memoria delle due vittime del rogo di Primavalle.

“Il rogo di Primavalle è una vicenda atroce, che sia un incendio doloso o un omicidio mirato cambia poco. I fratelli Mattei vanno ricordati, ma non sono ‘caduti per la libertà’, non vanno ‘onorati’, non è ‘un eccidio’. Un ministro repubblicano e non fascista lo dovrebbe sapere“, ha voluto puntualizzare Raimo a sua volta su X, postando uno screenshot del post del ministro.

Una guerra delle parole che di per sé risulta già tediosissima, ma che considerato il tema su cui si sviluppa diventa anche repellente. Non è chiaro secondo Raimo come andassero ricordati Stefano e Virgilio Mattei, a quale movente vada attribuita la loro morte, come si debba definire la mostruosità dell’omicidio politico di cui furono vittime per il solo fatto che il padre Mario era il segretario della sezione del Msi di Primavalle. Sappiamo solo che non gli piace come li ha ricordati Sangiuliano, che evidentemente per lui come “ministro repubblicano e non fascista” non se la cava benissimo.

E qui arriviamo al punto: che necessità c’era di quel post? Perché mettersi a fare la lezioncina sul vocabolario utilizzato per ricordare un bambino di 10 anni e un ragazzo di 22 morti ammazzati in quel modo straziante? Che senso ha? Ecco, volendo benevolmente escludere il tema della visibilità, l’unico senso che si ravvisa è in quella notazione finale su Sangiuliano. Per questo non ha senso mettersi a replicare nel merito della scelta delle parole, che appare solo come il pretesto per attaccare il titolare della Cultura. Raimo ha il diritto di farlo come e quando crede, sia mai si sentisse compresso nella sua libertà d’espressione e finanche censurato. Semplicemente è sconfortante che utilizzi anche un fatto come il rogo di Primavalle a questo scopo.

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