Ilaria Salis candidata, effetto boomerang: se eletta sarebbe libera, ma rischierebbe un nuovo arresto
II caso Ilaria Salis piomba sulla campagna per le Europee e, se l’insegnante italiana detenuta a Budapest verrà eletta, rischia subito di finire sul tavolo della presidenza del prossimo Parlamento europeo, spiega l’Ansa. L’elezione all’Eurocamera “non garantisce la fine della detenzione”, spiegano fonti che a Bruxelles hanno familiarità con la gestione delle pratiche dell’immunità da parte del Pe. Dunque, se Ilaria Salis, candidata ufficialmente con Alleanza Verdi Sinistra alle elezioni europee, venisse eletta, dovrà essere scarcerata. Ma rischia l’effetto boomerang. L’Ungheria potrà chiedere al Parlamento Europeo un nuovo arresto. Che però si dovrà votare in Assemblea. La “ciambella” lanciata dai Dioscuri di Avs, Bonelli e Fratoianni potrebbe sgonfiarsi per via dei regolamenti.
Salis candidata in Avs: se eletta rischia un nuovo arresto
I precedenti in Italia e in Europa dicono che l’insegnante italiana da 14 mesi in cella potrà uscire dal carcere soltanto se vincesse il seggio a Bruxelles. Ma dovrà comunque attendere in carcere l’esito delle elezioni. Mentre il suo difensore, Gyorgy Magyar, dice che nel paese l’immunità scatta nel momento della presentazione delle liste, per le candidature in Italia si applica la norma interna. E la norma interna farebbe scattare la liberazione subito dopo l’elezione. In caso quindi di mancata elezione tutto resterebbe com’è.
Salis candidata: se eletta si rischia un contenzioso Ue-Ungheria
Il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea prevede esplicitamente che gli eletti a Strasburgo «beneficiano sul territorio di ogni altro Stato membro dell’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario». Quindi nel caso andrebbe così: Salis verrebbe scarcerata per prendere possesso del suo seggio al Parlamento Europeo. Subito dopo l’Ungheria potrebbe chiedere all’assemblea plenaria un voto per riportarla in carcere. E a quel punto sarebbe l’Aula a decidere. Ma ancora una volta l’avvocato di Salis Magyar dice anche che visto che le imputazioni si riferiscono a fatti precedenti all’elezione, resta comunque incerta l’interpretazione dei giudici di Budapest.
Intanto la premier Meloni da Bruxelles a domanda diretta aveva risposto ammonendo che “la candidatura della Salis non avrebbe fermato il lavcoro diplomatico del governo” sulla sua detenzione. Rilevando come “la politicizzazione” della sua vicenda non avrebbe certo giovato.