La mostra. Profeti inascoltati del ‘900: irregolari del passato, ci insegnano a sfidare il futuro
Dopo aver girato l’Italia arriva per la prima volta ad Arezzo “Profeti inascoltati del ‘900”, la mostra organizzata dalla Fondazione Guido d’Arezzo, in programma dal 20 aprile al 5 maggio presso le sale ex Udienze di Palazzo di Fraternita in piazza Grande: da George Orwell a Pier Paolo Pasolini, da Hannah Arendt a Louis-Ferdinand Céline, pensatori liberi ed eretici, conservatori di valori e non di costumi, ritratti dalle matite dell’artista genovese Dionisio di Francescantonio.
«Il concetto della mostra, maturata nel 2020-2021 assieme all’artista Dionisio di Francescantonio e all’organizzatrice di eventi culturali Miriam Pastorino, partita da Genova e tenutasi in seguito a Senigallia, L’Aquila, Nardò e Rieti, è raccogliere personalità della cultura e dell’arte del ‘900 dimostratesi profetiche nell’interrogare la società del loro tempo, figure trasversali che abbracciano molteplici sfumature ideali e spirituali, da George Orwell a Pier Paolo Pasolini, da Hannah Arendt a Louis-Ferdinand Céline, a Jorge Luis Borges, Roger Scruton, Giovanni Gentile, Ennio Flaiano, Aleksandr Solženicyn, Aldous Huxley, Giorgio de Chirico, Francesco Messina, Philip K. Dick, Akira Kurosawa e molti altri, per un totale in questo allestimento di 50 ritratti – accompagnate nel libro-catalogo della mostra Profeti inascoltati del ‘900 (Genova 2022) – da schede di autori come Pietrangelo Buttafuoco, Alain de Benoist, Vittorio Sgarbi, Gianfranco de Turris, Eraldo Affinati, Roberto Alfatti Appetiti, Luigi Iannone, Adriano Monti Buzzetti Colella, Gennaro Malgieri, Simonetta Bartolini, Rachele Ferrario, Elena Pontiggia e Armando Torno – nel rispetto delle loro differenze intellettuali e politiche, ma a nostro giudizio con il tratto comune di essersi distinte per le loro analisi fuori dagli schemi dell’età contemporanea. La mostra stessa però non è solo una retrospettiva su queste personalità, ma il nostro obiettivo è quello di contribuire ad attrezzare culturalmente la società italiana e europea in vista delle sfide del tutto nuove che sta attualmente affrontando e che la attendono, per comprendere la natura delle quali torna utile interrogare il passato attraverso questi “Profeti”, pur con lo sguardo rivolto al futuro», dichiara Andrea Lombardi, editore e saggista.
«La storia insegna che tutto ciò che è di questa terra ha un inizio ed una fine, comprese le civiltà. Ed è probabile che quel “tramonto dell’Occidente” evocato da tanti pensatori stia arrivando anche per i rappresentanti di quella civiltà che il “tramonto” porta nel suo stesso nome. Ma perché propiziarlo? – si chiede Lombardi – Noi siamo tra quelli che non si rassegnano e, nella convinzione che sia ancora possibile sottrarsi a un destino che sembra segnato, ritengono che, come per ogni altra patologia, sia indispensabile risalire all’origine del male che ci affligge. Un cammino, questo, che presuppone il recupero del pensiero logico da tempo smarrito. Com’è ovvio, non è possibile analizzare in questo breve spazio i passaggi storici che servono alla piena comprensione delle nostre multiformi disgrazie, per cui ci limiteremo qui a raccontare un tentativo di “percorso di risalita” che abbiamo intrapreso con la rassegna “Profeti inascoltati del ‘900”».
«Si è pensato di affidare a Dionisio di Francescantonio, artista di talento, l’esecuzione dei ritratti di un consistente numero di personaggi – filosofi, saggisti, scrittori e rappresentanti delle maggiori arti – che, per un motivo o per l’altro, hanno contrassegnato la storia del Novecento», continua Miriam Pastorino. Tutto ciò chiedendo nel contempo a diversi intellettuali italiani e stranieri di focalizzare in un “medaglione” un messaggio o un particolare delle loro opere che potesse tornare utile a guardare in faccia la realtà con cui siamo e ancor più saremo costretti a fare i conti. «Prima ancora che quest’idea assumesse una forma compiuta si innescò una discussione a dir poco vivace. Dove si voleva arrivare accomunando in un’unica rassegna grandi personaggi, spesso divisi dalle violentissime vicende storiche del Novecento, le cui vite straordinarie, a volte baciate dal successo, ma spesso segnate da ostracismo e sofferenza da parte di un sistema che procedeva inesorabilmente verso la negazione dei riferimenti elevati del passato e l’affermazione di un nichilismo diffuso? In alcuni casi si sfiorò la rissa e si arrivò a temere il fallimento, fintantoché ci si rese conto che quel momento di acutissima crisi corrispondeva alla liberazione dai veleni che hanno contrassegnato il Novecento, mettendosi alle spalle gli scheletri di tutte le nefaste ideologie che tuttora minano ogni possibilità di ritorno alla consapevolezza che, per allontanarsi dal baratro, occorre superare il secolo giustamente definito delle “idee assassine”, e che, come purtroppo vediamo in questi ultimi anni, continua a proiettare la sua infausta ombra nel nostro presente, già reso instabile dal relativismo e dal globalismo senza freni», conclude Miriam Pastorino.