La Stampa spara: “Favori al boss col cellulare di Palazzo Chigi”. Ma era ai tempi di Monti premier

15 Apr 2024 13:33 - di Valter Delle Donne
boss palazzo chigi

Lo chiamano clickbait, il titolo di un articolo, che fa venire voglia di aprire il link anche se dietro il fumo non c’è l’arrosto: lo fanno quasi tutti i giornali on line. Per avere un esempio calzante leggete La Stampa: oggi in un’inchiesta a firma di Andrea Palladino titola: “Favori al boss col cellulare di Palazzo Chigi: l’uomo misterioso e la mafia di Roma”.

Il triste clickbait de La Stampa

Alzi la mano chi non pensa al governo Meloni e ai suoi attuali funzionari e dirigenti. Bisogna arrivare a metà articolo per capire che si parla di intercettazioni di una dozzina di anni fa. Per la precisione settembre 2012. Presidente del Consiglio era Mario Monti, da quasi un anno: sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, tragicamente scomparso nel 2021. Aggiungiamo pure che dei funzionari in carica a Palazzo Chigi in ruoli apicali non c’è praticamente più nessuno. Insomma, ogni suggestione con il presente va esclusa. Eppure, di questo “piccolo dettaglio” non troverete menzione all’interno dell’inchiesta dedicata alla mafia del litorale romano tra Anzio e Nettuno. Troppa fatica indicare chi ci fosse al governo in quel momento oppure faceva più gioco lasciare il dubbio che i contatti con la ‘ndrangheta fossero legati agli arresti delle scorse settimane?

L’amico del boss col telefono di Palazzo Chigi c’era ai tempi di Monti

Il “processo Tritone”, in svolgimento in queste ore presso il tribunale di Velletri, quello a cui si fa riferimento nell’articolo, cita come figura di spicco Giacomo Maddaffari, ritenuto dagli inquirenti un potentissimo boss della ‘ndrangheta, capo indiscusso del litorale romano. Nell’inchiesta emergono “connivenze senza precedenti”. Tra le connivenze un certo “compare Luigi” che parla da “un’utenza intestata alla presidenza del Consiglio dei ministri”. Il contatto viene poi individuato in un insospettabile segretario di una scuola elementare, originario dell’Aspromonte. Sarebbe stato interessante semmai capire perché “compare Luigi” avesse avuto l’utenza intestata a Palazzo Chigi nel 2012. Domanda destinata probabilmente a cadere nel dimenticatoio.

Se l’inchiesta giudiziaria ha il suo epilogo in questi giorni, quella giornalistica ormai può definirsi un reportage storico. Tant’è che si parte dagli arresti di esattamente vent’anni fa. Tappe di una vicenda giudiziaria che risale appunto al 2004, quando chi siede a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni, era ancora una praticante nella nostra redazione al Secolo d’Italia. Piccoli dettagli, ma omissioni gravi in un’epoca in cui si leggono solo i titoli. In un ingannevole quanto trashissimo clickbait.

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