L’editoriale. Houston (al Pd) abbiamo un problema. Anzi due questioni: morale e grillina
«Houston, abbiamo un problema». Anzi una “questione”. O meglio due. E che questioni: morale e grillina. Al Nazareno continua l’incubo per Elly Schlein e il suo collettivo “studentesco”: dopo le batoste elettorali e l’esplosione del campo largo, ecco arrivare – copiose – le inchieste e gli scandali che riguardano a vario titolo esponenti del Pd o questo assai attigui. Come abbiamo mappato ieri sul Secolo d’Italia i guai portati dai cacicchi, grandi e piccoli, allargano il problema a macchia d’olio: da Bruxelles a Trapani, da Napoli a Bari risalendo su fino a Torino. L’imbarazzo per la segreteria è enorme. La ferita che sanguina eccita, come mai, quel grillino “ridens” Giuseppe Conte.
Seppellita da un pezzo la vocazione maggioritaria e riformista, agli epigoni del Pci infatti non restava che aggrapparsi alla nostalgia: nel caso specifico all’illusione berlingueriana della diversità (quando non superiorità) morale della sinistra. Beh, ammesso e non concesso che questa sia esistita davvero («Do you know i rubli per il Pci?»), il quadro che emerge oggi è indecoroso: un partito, da Nord a Sud, pieno zeppo di quelle sacche di commistione, clientelismo e trasformismo da far impallidire non solo la memoria di Berlinguer ma gli stessi democristiani “di relazione” più affezionati alle pratiche degli anni d’oro.
Un cruccio non di poco conto per Schlein che aveva assicurato, durante la sua campagna per le primarie, di rottamare proprio quelle rendite di posizione dettate da pratiche discutibili sul piano etico e che rappresentano oggi – al di là del risultato delle inchieste – un macigno sulla prosopopea legalitaria dei progressisti. Bene, anzi male per i dem. Quel “nuovismo” ventilato a parole dalla segretaria non solo non si è mai tradotto nei territori ma rischia adesso di indebolirla ulteriormente a poche settimane dalle Europee: dato che le liste piene zeppe di “amichetti” civici della leader sono mal digerite non solo dalle correnti ma proprio dai ras del consenso locale.
Non c’è solo la questione morale a non far dormire sonni tranquilli al Nazareno. Ne avanza un’altra, altrettanto pericolosa e potenzialmente esiziale per Elly: quella grillina. Giuseppe Conte, infatti, si è avventato come una fiera sullo scandalo della presunta compravendita di voti in Puglia per far saltare primarie e campo largo e imporre, come unica soluzione per la coalizione, il proprio candidato. Tutto ciò incurante del fatto che i suoi cinquestelle siano assolutamente integrati (in Giunta e in Consiglio regionale) in quel sistema Emiliano che adesso denuncia.
Faccia tosta? Di più. L’ennesimo sgarbo alla pazienza dell’alleato? Assolutamente. Ma cosa aspettarsi del resto? Conte è…Conte. Non ha cultura politica di appartenenza: è più di un camaleonte, «è un Barbapapà», come lo definì in un intervento memorabile Giorgia Meloni. Un trasformista che agisce senza regole e categorie che non siano le sue manie ipertrofiche. Lo ha conosciuto, sulla sua pelle, Matteo Salvini. Elly Schein tutto questo lo sa ma ha scelto di non prendere di petto anche quest’altra questione. Se ne pentirà amaramente.