Paese che vai… piddino indagato che trovi: la mappa (parzialissima) delle inchieste sulla sinistra
La mappa delle inchieste sul Pd, da Trieste in giù è anche in viaggio nella memoria politica di questo Paese. Da Enrico a Elly, da Berlinguer a Schlein: dal segretario del Pci che proclamava fieramente di avere le “mani pulite” alla segretaria dem, costretta venerdì sera dal palco di Bari a usare l’artificio retorico della sinistra pulita per definizione: “Non accettiamo lezioni di moralità”.
Nella piazza della città barese, nel pieno di un’emergenza criminale e morale senza precedenti, dove l’infiltrazione mafiosa è sempre più evidente, la Schlein ha annaspato in una serie di frasi fatte e in una vuota autodifesa. “Confusa e infelice”, tanto per parafrasare una vecchia canzone di Carmen Consoli.
Elly annaspa e dimentica la lezione di Berlinguer
A rinfrescare la memoria alla segretaria dem e ai suoi distratti gazzettieri, ripeschiamo una mappa (parzialissima) delle inchieste che stanno coinvolgendo amministratori e politici del Pd e, più in generale, della sinistra.
Non possiamo non partire da Bruxelles, da quell’Europarlamento per il quale, a giugno, si voterà: il Qatargate è finito frettolosamente nel dimenticatoio, ma ci sono alcuni esponenti di spicco del Partito democratico che sono sotto indagine della procura belga.
Ricorda qualcuno il peso in Campania di un certo Andrea Cozzolino, che doveva rappresentare la primavera napoletana e che si è fermato al gelido inverno delle aule di tribunale di Bruxelles? Come non si scrive più dell’uomo simbolo dell’inchiesta, Andrea Panzeri, ritenuto la mente di quello scandalo: dai Ds, al Pd finendo ad Articolo 1 di Roberto Speranza, Panzeri incarna il caso più eclatante.
A Torino c’è Sasà, a Bari l’ombra dei clan
Tornando in Italia, il caso più recente riguarda Torino. Secondo un’inchiesta della “Stampa” il sistema di corruzione elettorale avrebbe permesso a uno storico esponente del Partito democratico, tale Sasà, al secolo Salvatore Gallo, di far eleggere tre consiglieri su 17 a Torino. Ex socialista craxiano, diventato esponente di spicco del Pd torinese, insieme al figlio Raffaele, capolista alle prossime regionali nel Pd.
Sull’inchiesta che ha terremotato il centrosinistra a Bari si è detto e si è scritto abbastanza. Tra il sindaco Antonio Decaro e il governatore della Puglia, Michele Emiliano, il rimpallo di responsabilità ha raggiunto livelli imbarazzanti: emblematiche le sei versioni fornite dal governatore pugliese sull’incontro avuto con la sorella del boss Capriati.
Alla vigilia di Pasqua, si è invece dimesso il sindaco Pd di Avellino Gianluca Festa. Una decisione motivata dall’inchiesta della Procura irpina che lo vede indagato per associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso in atto pubblico e omissione di atti di ufficio per “ingerenze” sulla gestione di alcuni affidamenti e appalti pubblici.
La mappa delle inchieste sul Pd da Trieste in giù
Sono pesanti anche le accuse che coinvolgono alcuni amministratori campani nell’inchiesta che ha portato a 11 arresti nel gennaio scorso. Concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio traffico di influenze illecite e turbata libertà degli incanti del Rione Terra di Pozzuoli, sono le ipotesi di reato della Procura guidata da Nicola Gratteri: indagati l’ex consigliere regionale della Calabria e capogruppo del Pd Sebi Romeo e già segretario provinciale dei democrat a Reggio Calabria. Nell’inchiesta figurano anche Nicola Oddati, all’epoca dei fatti componente della direzione nazionale del Pd e attualmente dirigente della Regione Campania e l’ex sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, già coinvolto in un’altra analoga indagine.
Finita rapidissimamente nel dimenticatoio anche l’imbarazzante vicenda del sindaco di Cecina, Samuele Lippi. Il primo cittadino Pd fermato dai carabinieri strafatto di cocaina. Di dimettersi non ci aveva proprio pensato, tanto che ci sono volute le dimissioni dei consiglieri comunali dell’opposizione e di qualcuno del suo partito per farlo decadere. Ogni tanto, anche nel Pd, un sussulto di buonsenso prevale sulle logiche di potere.
sono come la mafia siciliana i piddini
Dimenticate le vicende della governatrice dell’Umbria e delle questioni in Calabria….
Quello che sta travolgendo il Pd, per la nostra dirigenza “non ce n’è deve fregare di meno”, e colpa della loro furbizia della loro arroganza della loro capacita di ingannare il popolo italiano di fregare i lavoratori italiani per il loro tornaconto. Noi siamo al governo e dobbiamo governare una situazione catastrofica ereditata da anni e anni di governi comunisti e 5S, abbiamo abbastanza lavoro cosi senza pensare a quelle persone che hanno rovinato la nostra Nazione. Non lasciamo che questi scandali politici distolgano la nostra attenzione dal nostro impegno a risolvere i problemi degli Italiani.
Per tanti anni sia il partito democratico sia la magistratura compiacente hanno nascosto la polvere sotto il tappeto. Però vista la tanta polvere nascosta il tappeto si è gonfiato facendola uscire fuori.