Pescara, il panel sulle eco-follie: dai cappotti termici al packaging, si rischiava di decapitare il sistema Italia

27 Apr 2024 15:06 - di Bianca Conte
eco-follie

Al panel di Pescara intitolato “Difendere l’ambiente dalle eco-follie. Case green, auto elettriche e industria: fermare la deriva ideologica della sinistra europea” si parte. e si conclude, con una metafora calcistica che – declinata alle diverse diramazioni sul tema, conferma innanzitutto ruolo, competenza e interventismo di un’Italia campione ed esempio di innovazione intelligente che punta a non fare entrare in conflitto l’esasperazione ambientalista con il sistema Paese. Lo confermano – e lo argomentano sulla base dei fatti – tutti i relatori intervenuti all’appuntamento che si è tenuto oggi a partire dalle 12 in diretta streaming dalla sala Vienna. Dove, sul tema, si sono confrontati Nicola Procaccini (Co-Presidente ECR), Guido Castelli (Senatore Fratelli d’Italia e Commissario straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016), Mauro Rotelli (Deputato Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione Ambiente), Antonio D’Amato (Presidente e Amministratore Delegato della Seda International Packaging Group)Giancarlo Quaranta (Commissario straordinario Acciaierie d’Italia)Giorgio Spaziani Testa (Presidente di Confedilizia). Interventi moderati dal giornalista Fabio Dragoni.

Eco follie, il panel di Pescara

Un dibattito serrato che, dall’eco-follia dei cappotti termici, passando per l’industria siderurgica e la tutela e l’utilizzo necessario e emergenziale di un bene prezioso come l’acqua e – le infrastrutture idriche – fino alla vexata questio packaging, hanno investito tutti i campi nel raggio d’azione di ecologia e eco-follie. E allora, il senatore Guido Castelli, che si è concentrato nel primo giro di interventi sul rapporto uomo-ambiente, sostenendo l’imprescindibilità di dover «fermare la deriva ideologica della sinistra europea», e rilanciando sul punto secondo cui, per esempio, «abbiamo bisogno di mantenere una biodiversità che nasce dall’incontro tra uomo e natura. La bellezza della biodiversità italiana è il frutto di questo incontro. Togliere l’uomo vuol dire, ad esempio, privare l’aquila reale della possibilità di volteggiare sulle piane di Castelluccio di Norcia perché l’aquila sta lì perché lì contadino coltiva le lenticchie»…

Riflettori su cappotti termici, passando per l’industria siderurgica, acqua e packaging

Non solo. Per il Commissario straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016 intervenuto al panel sulle eco-follie alla alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara, «il lavoro del ministro Lollobrigida – aggiunge Castelli – è decisivo perché riafferma politicamente, culturalmente, con un sovranismo che non nasce da un archetipo ideologico, l’idea secondo cui senza l’uomo perderemmo di biodiversità». Per questo, lanciando contestualmente una stoccata a Timmermans, Castelli non ha mancato di sottolineare quanto possa essere «difficile e pericolosa per i territori dell’Appennino centrale la teoria Timmermans, perché lui vive a Utrecht dove non ci sono terremoti».

Castelli: cosa fare per fermare la deriva ideologica della sinistra europea

«In Italia invece – osserva e prosegue il commissario – ci sono terremoti e siamo più vulnerabili. Abbiamo anche le frane. Due terzi delle frane europee, 678mila, sono in Italia. Timmermans questo problema non ce l’ha e allora teorizza una politica del green deal che, assumendo che l’uomo è nemico della natura, dispone e pretende che l’ambiente venga lasciato alla natura. È esattamente quello che sta accadendo in Italia perché la crisi demografica produce abbandono e l’abbandono rende ancora più vulnerabili quei territori italiani già compromessi da quelle ragioni geologiche. Teorizzare in nome del Green Deal che è necessario ripristinare la natura non è vero in Italia».

All’Europa, afferma Castelli, dobbiamo «chiedere di applicare il principio della sussidiarietà alle politiche ambientali. Ogni territorio ha le sue caratteristiche e quindi bisogna che l’ambiente sia concepito in termini di prospezione, tenendo conto che l’Italia è l’Italia, è un hotspot climatico incredibile. Abbiamo l’esigenza di applicare la sussidiarietà .Questa – ha concluso Castelli – è la strada».

E ancora. «Un terzo dei comuni italiani si trova in zone dove è alto il rischio sismico e invece si è preferito mettere i cappotti di polistirolo agli immobili. Ma il 5% dei miliardi è stato destinato ai rischi anti-sismici e tutto il resto ai cappotti che poi dopo una scossa sismica dovremo aprire per vedere cosa hanno comportato. Una eco follia. Ma pensiamo anche all’acqua e alle rotture e alla dispersione idrica: è o non è necessario interesse europeo il bene acqua da affrontare con interventi concreti e non ideologici?».

Quaranta e l’importanza dell’acciaio

Poi, entrando più nel merito dei diversi temi interconnessi alle eco follie dominanti, si è passati a parlare di acciaio, con un addetto ai lavori del calibro di Giancarlo Quaranta (Commissario straordinario Acciaierie d’Italia) che ha sottolineato come l’acciaio sia fondamentale per sistema Paese. Eppure, come ha rilevato l’esperto nel suo intervento, pur essendoci nel mondo capacità produttive installate per oltre due miliardi del minerale, la Cina domina il settore; mentre l’India è sempre più protagonista di una crescita esponenziale.

Sos acciaio fuso da altoforno

Solo che, sottolinea Quaranta, «la maggior parte della produzione viene fatta con il minerale che viene fuso. In ambito europeo abbiamo due campioni: la Germania con 26 milioni di tonnellate e l’Italia con 21. Eppure noi ci troviamo in una situazione paradossale per cui solo per il 15% dell’acciaio viene fatta la fusione con altoforni. Mentre il restante 85% deriva da rottame riciclato. Ma noi abbiamo bisogno di molto più acciaio fuso da altoforno, e non di demonizzare e mettere fuori gioco la siderurgia a ciclo integrato, altrimenti rischiamo problemi produttivi considerevoli».

D’Amato e la vittoria nella partita sul packaging

Quindi, è la volta di Antonio D’Amato (ex presidente di Confindustria e oggi Presidente e Amministratore Delegato della Seda International Packaging Group) campione nazionale del packaging con la sua azienda. Ed è proprio di questa sfida che si passa a parlare al panel di Pescara intestata alle politiche ambientali e alle sue eco-derivazioni folli. Con l’ospite d’eccezione chiamato a rispondere alla domanda del moderatore: «Questa partita del packaging in cui si voleva cambiare la filosofia passando dal riciclo al riutilizzo, noi l’abbiamo vinta o persa? E cosa fare per correggere il tiro di quello che stavano facendo a Bruxelles?». È stata una partita che abbiamo combattuto con grandissimo impegno e con grande orgoglio e soddisfazione, pur essendo partiti da una posizione di assoluta minoranza. Ma con una lunga marcia nel deserto siamo riusciti a conquistare

«Ma l’Italia l’ha vinta arrivando al consenso molto largo»

«Una partita durissima, quella sul packaging, che investe in aree in cui l’Italia è campione non solo a livello europeo, ma globale. Era in discussione il 30% del Pil nazionale, la più grande filiera italiana simbolo del sistema Paese avrebbe potuto essere azzerata: ma l’Italia l’ha vinta arrivando al consenso molto largo con il 75% dei voti favorevoli, ribaltando completamente un punto di partenza negativo che rischiava di inficiare 30 anni di direttive europee e 30 anni di collaborazioni tra istituzioni europee, Paesi membri e il sistema delle imprese. 30 anni in cui sono stati investiti migliaia di miliardi di euro per costruire un sistema di economia circolare più avanzato del pianeta e che ha reso possibile la continua riduzione di emissione di Co2 del sistema Europa che dagli anni 90 ad oggi si è ridotto oggi del 33% e che rappresenta oggi solamente il 7% delle emissioni totali del pianeta. Sistema dell’economia circolare di cui l’Italia è il campione assoluto»

Eco-follie e dintorni: packaging, a rischio c’era il sistema Italia… e non solo

E che rischiava di venir annullato in nome dell’ideologia impegno, sforzi, protocolli e sistemi e che avrebbe avuto un impatto negativo non solo per l’ambiente, ma anche per l’occupazione e la competitività del sistema Europa. Un approccio pienamente coerente con questa orda ideologica che è stata scatenata col Greene Dail, e che vede nella decrescita felice e nell’assoluta de-industrializzazione dell’Europa il modo con il quale noi potremmo contribuire alla salvezza del pianeta. Mentre è vero esattamente il contrario: perché  la de-industrializzazione rende sempre più precaria la stabilità sociale e rende sempre più debole la stessa coesione politica indispensabile per avere un’Europa più forte, più coesa, e in grado di reggere le grandi sfide in agenda: dalla pace, allo sviluppo sostenibile.

L’approccio del governo italiano quanto più bipartisan possibile, eppure M5S e dem…

E allora, conclude D’Amato, «il gioco di squadra è stato importante. Il governo italiano ha affrontato al meglio una partita fondamentale con sforzi significativi per rendere quanto più bipartisan l’approccio, riuscendo a mettere insieme anche forze di colore politico diverso, non solo in Italia, ma anche in Europa. Spiace dire però che alcune parti importanti del sistema Italia non sono state su questa linea: anzi hanno hanno cavalcato l’onda del delirio ideologico. A partire dal M5S e così pure qualche componente del partito di opposizione più significativo su questo tema»

Procaccini: «Non esiste nulla di più identitario dell’ecologia»

Procaccini, invece, è partito dal sottolineare una «degenerazione della meravigliosa idea ecologista». Eppure, ha rilevato, «non esiste nulla di più identitario dell’ecologia». Ma in questo contesto, ha rimarcato Procaccini, non possiamo non rilevare come «la matrice di rossi, verdi e gialli sia l’odio per l’essere umano percepito come nemico. L’odio della libertà e della proprietà privata visti negative, come anche il loro raggiungimento che non risponde e obbedisce a un sistema centrale. Il caso lampante del biocarburante aiuta: è a emissione a co2 zero, ma c’è un lato oscuro del motore elettrico (la batteria elettrica) di cui nessuno parla. La produzione di batterie elettriche richiede una violenza sulla natura che è qualcosa di spaventoso, specie nell’estrazione. Ma il paradosso è proprio quello di una cosa fatta in nome della natura, a cui si arriva in modo atroce».

«Gli orfani di una ideologia sconfitta nel secolo scorso» pronti a cavalcare l’onda ambientalista ma…

E ancora: l’ecologia è la quintessenza della causa conservatrice. L’Esempio più vivido dell’alleanza tra noi, chi c’era prima di noi, e chi verrà dopo di noi. Ma gli orfani di una ideologia sconfitta nel secolo scorso: il socialismo reale o il comunismo. E allora devono riciclarsi e trovare una sorta di nuova ideologia con cui rilanciarsi e così coniano questo radicalismo ambientalista e ne fatto di fatto la principale piattaforma politica. Il guru di questa ideologia è il famoso Franz Timmermans che ha iomperveraato come vice presidente della commissione europea poi se n’è andato a perdere le elezioni in Olanda. Ebbene, la matrice ideale tra il socialismo reale del secolo scorso e questo radicalismo ambientalista delle sinistre rosse, verdi e gialle, è la stessa: ed è l’odio nei confronti dell’essere umano, della sua libertà di sceglie e di raggiungere un obiettivo senza imposizioni centraliste e dirigiste, l’odio per la proprietà privata.

Eco-follie, contraddizioni, paradossi

Ma noi a questo opponiamo il concetto di neutralità tecnologica: che vuol dire condividere anche un obiettivo ambizioso, ma raggiungerlo nella libertà di scegliere come perseguirlo e raggiungerlo in base alle specificità del mio territorio e del mio sistema produttivo -economico. E in questo senso il caso lampante del bio-carburante aiuta. Perché è inattaccabile in quanto a emissione di Co2 a saldo zero, però mi permette la sopravvivenza del motore a combustione termica e non l’obbligo del motore elettrico. Come si può essere contro? Non c’è una ragione logica, se non una forma di matrimonio opaco tra fanatismo ecologico di cui sopra. E interessi economici molto concreti»…

 

 

 

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