Premio Strega, la guerra dell’amichettismo. Nei circoletti “de’ sinistra” Mira piace più di Valerio
Povera Chiara Valerio. Già, perché se c’è un aspetto divertente della vicenda Mira riguarda proprio il “toto vincitore” del premio Strega 2024. E ci insegna che per il circoletto, a sinistra, è un po’ come a Bari: c’è sempre un puro che ti epura – come Conte con Schlein – o, comunque, ti oscura e ti rende meno de’ sinistra.
Con ordine, fino a pochi giorni fa l’edizione del premio letterario tra i più ambiti, lo Strega – quello vinto, quando la letteratura era letteratura, da Camon, Parise, Consolo, Levi, Bufalino – aveva una vincitrice annunciata: Chiara Valerio. Perché insomma, chi se non lei? Dopo una vita spesa ogni volta per la causa giusta, con le amicizie giuste, lei che del clan Murgia era una stella, la più giusta. E ancora, eccola con il look giusto, i programmi giusti, le recensioni giuste, i festival giusti. Chiara Valerio è l’amichettismo fatto persona, la vedi e lo riconosci. Perfetta. Un destino scritto, ecco.
Ma la vita – e la politica – ha più fantasia di un romanzo e nel fantastico mondo della cultura di proprietà della sinistra, dei premi e dello scambio di cortesie, poi può accadere l’impensabile. Come l’emergere di una nuova figura, più funzionale alla narrazione antidestra. Ed eccola, la giovane Mira, con il suo libro tutto politico che punta dritto al cuore della destra, del suo ricordo più doloroso, Acca Larenzia. Strage trattata come robetta, quasi con fastidio, senza rispetto, senza pietà.
Rompere quella che viene considerata la narrazione della destra, sabotare la pacificazione rispetto agli anni ’70, il ricordo, la memoria, per sostituirla con la loro di narrazione, quella col marchio dell’antifascismo militante. Lo stesso che ha ucciso quei ragazzi di Acca Larenzia. Aizzare, salvo dopo fare le vittime. E dire: la destra attacca la letteratura. Schema semplice, funziona sempre. Il libro di Mira diventa così strumento da scagliare contro “il governo della deriva autoritaria”, feticcio di resistenza. Il soccorso rosso è già iniziato, con tutta la sua potenza di fuoco.
E noi pensiamo allora alla povera Chiara Valerio, al suo romanzo, alle sue fatiche. Ai suoi mille aperitivi. Ai suoi sogni di gloria. Sarebbe stata l’Obama italiana che vince il suo Nobel perché è un simbolo. Perché piace alla gente che piace. E no, la realtà è dura, puoi essere giusta quanto vuoi, ma se poi arriva il libro più giusto di tutti per il “mondo dei giusti (autoproclamati)”, per te è finita. Come nei western di Sergio Leone: quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto. Figuriamoci se invece di un fucile, spunta l’elenco dei nuovi “amichetti”.
Cara giuria, a voi l’ultima parola. Stupiteci…