Puglia, Conte funambolo: il M5S esce dalla giunta ma poi propone a Emiliano un patto. E’ scherzi a parte?
Il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, oggi nella sala ‘Campione’ del Consiglio regionale di Bari ha annunciato il ritiro dei consiglieri regionali del movimento da tutti gli incarichi in Consiglio e in Giunta. Il leader M5S ha proposto subito dopo a Emiliano, presidente della Puglia, un patto per la legalità. Che contiene misure in merito alle candidature e alla fase elettorale; allo svolgimento del mandato da parte degli eletti; ai contratti pubblici e alle nomine e designazioni. Il cuore del patto sarebbe l’istituzione di un assessorato alla legalità e di un organo ispettivo per la legalità funzionalmente dipendente dal nuovo assessorato che agirà in coordinamento con il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza.
La doppiezza di Conte: esco ma potrei rientrare…
“Giuseppe Conte: l’elefante ha partorito un topolino. Insomma, tanto rumore per nulla”: è il commento del gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale pugliese. “Un ex premier, il presidente nazionale del Movimento 5 stelle – dicono – viene addirittura a Bari, nella sede del Consiglio regionale, per annunciare che i suoi quattro consiglieri escono dalla maggioranza ma lui un minuto dopo entra nella stanza del presidente Michele Emiliano per discutere di un protocollo di legalità? Come se Emiliano fosse totalmente estraneo a tutto quello che è successo, come se gli arrestati e indagati dalla Procura di Bari fossero stati nominati da qualche abitante di Marte”.
FdI: perché non ha chiesto a Emiliano di dimettersi?
Conte, affermano il capogruppo di FdI, Francesco Ventola, e i consiglieri Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Renato Perrini e Michele Picaro “se avesse voluto essere credibile e coerente sarebbe dovuto venire a chiedere le dimissioni del suo amico Emiliano e chiedere scusa ai pugliesi che avevano, nel 2020, votato il Movimento 5 stelle e che loro hanno tradito, entrando subito dopo in maggioranza e in giunta con Emiliano, condividendo per oltre tre anni, tutte le politiche e le nomine che venivano fatte”. “Il Movimento 5 stelle pugliese – concludono – conosceva peraltro i metodi di Emiliano, per averli per altro vivacemente contestati e denunciati durante il primo Emiliano”.
Forza Italia: con Conte siamo su scherzi a parte
Anche i consiglieri regionali di Forza Italia esprimono scetticismo: “Siamo su Scherzi a Parte: Conte fa uscire i consiglieri del M5S dalla Giunta Emiliano, ma si vedono già rientrare in maggioranza dalla finestra con una trovata sensazionale, ovvero la creazione di un nuovo assessorato alla “legalità”. Altre poltrone, insomma, perché il male lo vogliono curare col veleno: se le logiche di potere sono il cancro da cui oggi sembrava volessero affrancarsi, ecco che tornano alla riscossa con la moltiplicazione degli incarichi di governo. Noi siamo senza parole, ma altri sono davvero senza freni”.
Emiliano minimizza: la mia giunta non c’entra
Michele Emiliano ha intanto provato a difendersi così: “Tutte le diverse indagini in questo momento in corso da parte della Procura di Bari non hanno mai riguardato l’attività istituzionale della Giunta in carica, ed anche nell’ipotesi ultima si sottolinea che è stato un dirigente regionale a dare inizio alle indagini attraverso una sua denuncia. Ciò dimostra una capacità degli uomini e delle donne della Regione Puglia di comprendere e reagire ad ogni tentativo di commettere atti illegali”. L’ex assessore arrestato, Alfonso Pisicchio, era stato tuttavia nominato all’Agenzia della Tecnologia della Puglia (Arti) essendo sostituito poco prima dell’arresto. Un’ulteriore opacità di una vicenda che ha ormai del tutto travolto il modello Emiliano.
E si scopre che Laforgia è l’avvocato di Pisicchio
A complicare la questione c’è anche un altro dato clamoroso, da teatro dell’assurdo: Michele Laforgia, il candidato del M5S a sindaco di Bari, era anche il difensore dell’ex assessore arrestato, Alfonso Pisicchio. E si è affrettato a rimettere il mandato. Ne emerge un quadro davvero desolante di ipocrisia e doppiezza rispetto al quale il tentativo di Giuseppe Conte di ergersi a paladino della legalità appare del tutto fallimentare.
Delmastro: alla mafia noi diciamo sempre di no
“Direi che non c’è paragone tra il centrodestra che deve trovare un candidato” per le comunali di Bari “e l’implosione del cosiddetto ‘campo largo’ che si trasforma in ‘campo santo’ a seguito di indagini giudiziarie che riguardano fenomeni di infiltrazioni di organizzazioni criminali”. Così Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, prima di entrare a palazzo Chigi. “La differenza tra noi e loro – aggiunge il sottosegretario – è che ovunque ci sia mafia la risposta per noi è sempre no, senza titubanze, senza tentennamenti. Il ministro” dell’Interno, Matteo Piantedosi, “non ha aggredito una città, ha aggredito la mafia. E ovunque si verifichi, a qualunque latitudine e longitudine, e qualunque sia lo spettro politico, la mafia si aggredisce senza se e senza ma, è semplice il leitmotiv del governo Meloni”.
Infine, riguardo alle parole del governatore pugliese Michele Emiliano, conclude: “Attendiamo da garantisti il giudizio, ma possiamo dire che non c’è bisogno di essere garantisti per commentare la frase ‘ai boss ci si si affida’ che ritengo agghiacciante, e dalla quale voglio dissociarmi. Io mi affido a polizia e carabinieri per denunciare i boss, non mi affido ai boss, anche perché sennò smettiamola di fare gli appelli al privato cittadino al quale diciamo di denunciare racket e minacce. Quella detta da Emiliano è una frase che ha un valore politico agghiacciante”.