Troppi inciampi per il Forrest Gump pugliese: così sta deflagrando il “modello Emiliano”
Un “Forrest Gump senza alcuna storia politica con nonni ferrovieri e militari di carriera”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano descriveva, nel 2012, la sua “discesa in campo” del 2005, quando divenne, per la prima volta, sindaco di Bari. Il governatore è finito, di nuovo, al centro della cronaca politica e giudiziaria per via di un intricato puzzle di ipotesi di reato: un quadro che diventa ogni giorno più fosco. L’ultimo tassello sono gli arresti di Alessandro Cataldo, marito dell’assessore regionale ai Trasporti del Pd, Anita Maurodinoia, che, da indagata, si è dimessa, e del sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli, per associazione finalizzata alla corruzione elettorale. In sostanza sono accusati di aver acquistato voti al costo di 50 euro. Questi arresti arrivano dopo quelli, tra gli altri, delle consigliere di maggioranza Francesca Ferri e Maria Carmen Lorusso. E dopo i dettagli inquietanti, rivelati dallo stesso Emiliano, che lasciano intendere una preoccupante disinvoltura nella gestione delle relazioni con i parenti della malavita barese.
Michele Emiliano, quando nel 2012 si dipingeva come un uomo “che non aveva mai chiesto una raccomandazione a un politico per ferreo insegnamento familiare”, lo faceva per rispondere alle critiche di Peppino Caldarola, in un tempo lontano segretario del PCI barese, poi parlamentare DS, direttore de “L’Unità” e infine elettore di LeU. Caldarola ha sempre espresso dubbi nei confronti del magistrato prestato alla politica. “L’uomo è così, doppio con naturalezza, insincero con sincerità, sleale con affetto”, scriveva sul Corriere.
Insincero con sincerità, sleale con affetto
Ci aveva visto lungo. Il magistrato, in aspettativa, del resto, non si è mai nascosto. Ha conquistato Bari “col favore del popolo della destra e della sinistra barese e con la contrapposizione dei dirigenti di tutte le aree dei Democratici di Sinistra”. Un cerchiobottismo dichiarato che ha aperto la via alla legittimazione del trasformismo. Nella carriera politica di Emiliano non si contano le conquiste nel campo avversario. Da Tommy Attanasio, con un passato da consigliere regionale di AN nel 2012 diventa coordinatore della Lista civica “Emiliano per la Puglia”, a Francesco Spina, ex FI e UdC, che da sindaco di Bisceglie e presidente della Bat (sostenuto da una coalizione di centrodestra) nel 2015 è stato coordinatore delle liste civiche a sostegno di Michele Emiliano e, contestualmente, sostenitore dei candidati del centrodestra a Trani e Andria. “Sarei un pasticcione – scriveva l’Huffington post riportando le parole di Emiliano – soltanto perché ritento la strada del compromesso storico, nel solco della storia di questo territorio, e questa volta con buone probabilità di successo?”. E, infine, venendo ai giorni nostri, come non ricordare il caso dell’attuale assessore alla salute della Regione Puglia, Rocco Palese. Dal 2000 al 2005 assessore regionale della giunta guidata da Raffaele Fitto, nel 2010 candidato alla guida della regione contro Nichi Vendola, dal 2013 al 2018 deputato tra le fila del PdL e dal 2022 assessore alla Salute della seconda giunta Emiliano.
La spregiudicatezza è un tratto dell’agire politico del presidente Emiliano che, negli anni, ha mostrato di sapersi muovere con disinvoltura tra assegnazione di incarichi, politici e amministrativi. Per esempio, Fabrizio D’Addario, nel 2010 candidato alla regione con Rocco Palese nella lista “I Pugliesi” e, a Bari, consigliere comunale di centrodestra, viene scelto da Emiliano come direttore generale dell’Amgas, la municipalizzata del comune di Bari che gestisce la rete gas, oggi è amministratore unico di Sanità service e fino al 2023 è stato coordinatore politico del gruppo Con, il movimento politico ispirato al civismo fondato da Emiliano (in pratica il partito del presidente). Nel 2018, Massimo Cassano, dal 1998 in Forza Italia, porta un suo uomo, Giovanni Stea, nella giunta regionale del presidente Emiliano. L’anno successivo Cassano diventa commissario straordinario dell’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, confermato nel 2020 con il ruolo di direttore generale. Nel 2021 Cassano rompe il suo rapporto con Stea e nel 2022 il consiglio regionale fa decadere Cassano dal suo incarico all’Arpal. Sull’operato di Cassano è in corso un’indagine della Guardia di Finanza per presunte irregolarità nello svolgimento di alcuni concorsi all’Arpal.
Trasformismo e tranfughismo
Ma questi sono solo alcuni dei numerosi esempi di trasformismo e “transfughismo” nella politica pugliese. Un metodo, quello del governatore Emiliano, che libera la politica dai lacci e lacciuoli delle idee (senza volersi inoltrare nelle ideologie) e gli permette di dire che oggi “i partiti non possono che essere comitati elettorali che devono individuare candidati e programmi da approvare” e che la politica non si fa “discettando in interminabili ed inutili discussioni di partito”. Un metodo che il sindaco di Bari Antonio Decaro, tardivamente, ha rinnegato come virus da estirpare.
Alleanze dalle geometrie variabili, anzi variabilissime. “A tutti dico che non ho limiti nel concepire un’alleanza, a patto di condividere un programma”. Ma non esistono uomini senza limiti. Quelli del modello Emiliano sono esplosi portando con sé quel poco di riorganizzazione che il centrosinistra stava provando a ricreare con l’esperimento del Campo Largo, mettendo in seria difficoltà la segretaria del PD Schlein, chiamata a difendere l’indifendibile. È stato un altro pugliese, l’ex Premier Giusppe Conte, a far saltare le primarie per scegliere il candidato sindaco di Bari del centrosinistra. Le consultazioni si sarebbero dovute tenere domenica ma “non ci sono più le condizioni” perché, come ha sottolineato Conte, “per il Movimento 5 Stelle la legalità non è un valore negoziabile, non è merce di scambio”.
L’illusione dell’assenza di limiti si trasforma, facilmente, nel peccato hybris. E non è mai andata a finire bene.