Autovelox, la stretta in vigore da oggi: come cambiano le regole. Salvini: “Vince il buon senso!”
Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale di oggi è entrata in vigore la nuova disciplina degli autovelox, che prevede “regole chiare che – ha scritto su X il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini – mettono fine all’abuso di uno strumento nato per garantire più sicurezza e meno incidenti ma che, troppo spesso, è stato sfruttato solo per fare cassa e tartassare i cittadini”.
Cosa prevede la stretta sugli autovelox
Le nuove regole prevedono che i tratti di strada su cui gli autovelox potranno essere utilizzati dovranno essere individuati con un provvedimento del prefetto e segnalati almeno un chilometro prima fuori dei centri abitati. Inoltre viene fissata per la prima volta la distanza minima che deve intercorrere tra un dispositivo e l’altro (progressiva per tipo di strada) in modo da evitarne la proliferazione.
Salvini: “Basta abuso, vince il buon senso!”
Gli autovelox non si potranno utilizzare dove esiste un limite di velocità eccessivamente ridotto: inferiore a 50 Km, nelle strade urbane; per le extraurbane solo nel caso in cui il limite di velocità imposto non sia ridotto di più di 20 km rispetto a quello previsto dal codice per quel tipo di strada (se il limite è di 110 km/h, il dispositivo può essere utilizzato solo se il limite è fissato ad almeno 90 km/h, ma non per limiti inferiori). Infine il decreto precisa che l’utilizzo di dispositivi a bordo di un veicolo in movimento è consentito solo se c’è la contestazione immediata, altrimenti dovranno essere scelte postazioni fisse o mobili, debitamente visibili. Salvini, annunciando la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, ha anche parlato di “fine della giungla” e rivendicato: “Dalle parole ai fatti: vince il buon senso!”.
L’esperto: “Dalle nuove regole vantaggi per la sicurezza stradale passiva”
Secondo l’esperto internazionale di sicurezza stradale passiva e membro autorevole dell’Associazione mondiale della strada (Piarc), Roberto Impero, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, il decreto”presenta alcuni aspetti molto positivi per la sicurezza stradale passiva”, a cominciare dal fatto che deve essere il prefetto a individuare i tratti stradali “dove è realmente necessario monitorare la velocità, basandosi anche sulle statistiche degli incidenti passati”. “Questo non solo frena l’installazione arbitraria e indiscriminata di questi dispositivi, ma permette di creare una mappatura precisa dei punti più pericolosi delle nostre strade”, ha spiegato l’esperto, sottolineando come questo possa poi aiutare a capire se ci sono “anche altre problematiche, come la presenza di ostacoli fissi non protetti (alberi, cuspidi stradali, terminali di guardrail) che possono trasformarsi in pericoli letali in caso di perdita di controllo del veicolo”.
Dal focus sulle strade più a rischio alla maggiore fiducia nel codice della strada
“Il secondo aspetto importante – ha aggiunto Impero, che è anche ceo dell’azienda Sma Road Safety, partner ufficiale di Piarc, Uni, Unicmi e Assosegnaletica – riguarda l’aumento della fiducia degli automobilisti nelle norme stradali, che dovrebbero sempre essere percepite come una tutela della loro sicurezza. Tuttavia, il controllo della velocità è spesso visto come un modo per aumentare le entrate comunali senza migliorare la sicurezza stradale”.
L’Italia il Paese con il maggior numero di autovelox
“Non dimentichiamo che l’Italia è il paese con il maggior numero di autovelox: Codacons ne ha contati 11.171, molti più di altri Paesi europei con migliori risultati in termini di sicurezza stradale, come la Gran Bretagna (7.707), la Germania (4.690) e la Francia (3.745). Nel 2023, i Comuni italiani hanno incassato 1,5 miliardi di euro in multe stradali, fondi che spesso – ha concluso – non vengono reinvestiti, come previsto dal codice della strada, nella manutenzione delle infrastrutture e nella sensibilizzazione sulla sicurezza stradale”.