Ecr e Vox, a Madrid parla il vero europeismo: popoli e identità vs burocrazie e ideologia
Antieuropei, euroscettici, nemici della solidarietà europea: ecco un elenco, forse parziale, delle accuse ricorrenti, specie in questo periodo di campagna elettorale, rivolte da media e politici progressisti nei confronti dei partiti di destra europei. Mistificazioni tornate anche in occasione di “Viva Europa 24”, l’evento promosso da Ecr party a Madrid, in contemporanea e in collegamento con la festa di Vox in vista del voto per le europee. Si tratta, tuttavia, di addebiti infondati e frutto di un enorme equivoco. Considerare la destra come antieuropea è un paradosso.
L’europeismo della destra: identità, valori e popoli
I miti e i valori cui si ispirano i conservatori, del resto, affondano nel vasto terreno geografico e culturale del Vecchio Continente. La consapevolezza che i popoli d’Europa condividano le medesime radici greco-romane e giudaico-cristiane è propria alla destra politica, non ad altri. Ed è la storia che testimonia la declinazione pratica di tale consapevolezza: quando nelle sezioni del Movimento sociale italiano e del Fronte della gioventù si vergavano striscioni o si incidevano canzoni all’insegna dell’evocativo motto “Europa nazione”, altri, a sinistra, ammiccavano a spersonalizzanti forme di dittatura del proletariato. Non è un caso che nel 1956, al suono dei cingolati sovietici che invadevano Budapest, la voce di condanna – unica nel panorama politico di allora – la levarono i militanti di destra. Essere patrioti nazionali e territoriali non esclude una sorta di patriottismo europeo. Per parafrasare Marcello Veneziani, è una concezione di identità “che si allarga per centri concentrici”.
Un argine alle derive ideologiche e burocratiche dell’Ue a trazione socialista
Ma proprio in quanto patrioti europei, i conservatori non possono esimersi dal contrastare l’architettura politica dell’Unione europea a trazione socialista. L’Europa cui aspirano i patrioti deve smettere di essere cassa di risonanza del pensiero unico radicale di massa, del flagello woke, del dogmatismo ecologista, ma deve affermarsi nello scacchiere geopolitico come un’Europa coacervo di culture vive, che difendono le differenze e non le annullano. Venerdì si è avuta la plastica dimostrazione di queste due visioni antitetiche, quando il Governo italiano, insieme ad altri, ha rifiutato di sottoscrivere una dichiarazione dell’Ue contro l’omofobia nella parte in cui promuoveva surrettiziamente l’ideologia gender, la quale, appunto, annulla le differenze.
Dall’Europa “super Stato” all’Europa dei popoli: la necessità di un modello confederale
L’Europa cui aspirano i conservatori è confederale e rispetta i principi di sussidiarietà e proporzionalità. Questo messaggio di svolta risuona forte e chiaro dall’arena di Vistalegre, a Madrid, teatro in contemporanea di “Europa Viva” , la conferenza annuale di Vox, e del confronto tra esponenti dei vari partiti nazionali appartenenti all’eurogruppo dell’Ecr sui vari temi di preminente attualità in vista dell’appuntamento elettorale del 6-9 giugno. Con un proposito: sull’Europa del super-Stato, grazie al voto dei cittadini, dovrà imporsi finalmente l’Europa dei popoli e delle Nazioni.