Ergastolo per Alessia Pifferi: è colpevole della morte della figlia. La madre dell’imputata: dolore atroce, ma deve pagare

13 Mag 2024 16:27 - di Prisca Righetti
Alessia Pifferi

Dopo l’aspra requisitoria dell’accusa e le motivazioni esposte nell’arringa di oggi dalla difesa, i giudici della sezione della corte d’Assise di Milano hanno condannato all’ergastolo Alessia Pifferi per l’omicidio aggravato della figlia Diana, di soli 18 mesi, lasciata morire di stenti nella sua culletta. E l’imputata, come colgono le istantanee che la ritraggono oggi in aula, è rimasta impassibile durante la lettura della sentenza…

Alessia Pifferi condannata all’ergastolo per la morte della figlia

Un abbandono, dal 14 al 20 luglio del 2022, costato la vita alla piccola, e per il quale all’imputata erano contestate le aggravanti della premeditazione, dei motivi futili e il legame parentale per la figlia. La sentenza della corte presieduta da Ilio Mannucci Pacini ha accolto, pur non riconoscendo l’aggravante della premeditazione, la richiesta del pm Francesco De Tommasi che aveva chiesto l’ergastolo.

La dura requisitoria dell’accusa che ha chiesto la massima pena. La difesa oggi ha invocato l’assoluzione

Di segno diametralmente opposto, la difesa aveva chiesto l’assoluzione sostenendo che la 37enne non avesse intenzione di uccidere la piccola: «Fu abbandono di minore». Ma i giudici alla fine hanno riconosciuto la gravità degli atti dell’imputata sentenziando per lei la massima pena. E di fatto a nulla èp valso anche l’estremo tentativo della Pifferi che in aula nelle scorse settimana aveva fatto dichiarazioni spontanee sostenendo di non aver mai voluto “uccidere” sua figlia Diana. Parole, le sue, arrivate dopo la dura requisitoria del pm che, invece, parlò di una morte atroce della piccola e di una grave responsabilità della madre.

Parole a corollario di un processo che ha riservato colpi di scena a profusione, e che non ha mancato di mettere all’indice le perizie, e sotto indagine due psicologhe e persino l’avvocato della difesa di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, indagata in concorso con le psicologhe di San Vittore. Una vexata quaestio incentrata soprattutto su un test effettuato da due psicologhe in carcere e che accertò un quoziente intellettivo di 40 per l’imputata, ossia di una bambina di pochi anni. Una refertazione contestata, che è costata alle due professioniste e anche al legale della Pifferi l’accusa di falso ideologico.

Il Pm: «Sentenza giusta. Questo verdetto ha riportato al centro del processo la vittima»

Il pubblico ministero Francesco De Tommasi che oggi, a verdetto pronunciato, al termine della lettura della sentenza, ha commentato: «È una sentenza giusta, la prima tappa per l’accertamento della verità. Ci ho creduto sempre e con questo verdetto hanno riportato al centro del processo la vittima». Già la vittima, che è ed è sempre stata la piccola Diana. Come, tra dolore e rabbia, hanno rivendicato nel corso di tutte le udienze la madre e la sorella di Alessia Pifferi (nonna e zia della bimba di 18 mesi abbandonata sola in casa e morta di stenti).

La mamma di Alessia Pifferi: «È un dolore atroce, ma mia figlia deve pagare»

«È un dolore atroce, si è dimenticata di essere una mamma. Deve pagare per quello che ha fatto. Se si fosse pentita e mi avesse chiesto scusa… ma non l’ha fatto. Ora non riuscirei a dirle nulla», sono le prime parole con cui Maria, mamma di Alessia Pifferi, commenta la sentenza all’ergastolo della figlia. E a farle eco arrivano a stretto giro anche quelle della sorella dell’imputata, dal primo istante in prima linea per l’affermazione della verità su quanto accaduto e patito dalla piccola.

La sorella di Alessia Pifferi: «L’ergastolo è la sentenza giusta»

«Penso che i giudici abbiano fatto quello che è giusto, perché per me non ha mai avuto attenuanti, non è mai stata matta o con problemi psicologici», ha ribadito oggi, ancora una volta come le tante e tante volte in tv negli ultimi mesi, Viviana Pifferi. Una donna, una madre, una zia, che non perdona alla sorella quanto accaduto a Diana e che nel corso del dibattimento ha sempre espresso e motivato la sua contrarietà per la linea difensiva adottata dalla difesa della sorella. Tanto che oggi conclude: «In questo momento non so neanche dire cosa provo, è una cosa stranissima. Spero solo che adesso Diana possa volare via in pace»…

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