Genova, “Cento euro per non abortire”. Pro Vita: “Noi estranei. Vicenda assurda, non si monti ad arte”
Una donna ha denunciato di essere stata avvicinata nella sala d’aspetto di un ospedale di Genova da due donne che le hanno offerto cento euro per non abortire. Il caso è stato riferito da Repubblica e ripreso da diverse testate, con il seguito di accenti polemici sulle difficoltà di accesso all’aborto e sulla presenza delle associazioni pro life all’interno delle strutture sanitarie e dei consultori. Non si sa però chi fossero le due donne, che secondo quanto riferito si sono genericamente qualificate come attiviste di Centri per la vita, né a quale titolo si trovassero a Villa Scassi: l’ospedale ha infatti chiarito a Repubblica che “non ha autorizzato l’ingresso di rappresentanti di associazioni pro vita nei propri ambulatori o negli spazi interni, non ne è prevista in alcun modo la presenza e se fosse avvenuto avremmo immediatamente chiamato la sorveglianza”.
Pro Vita: “Totalmente estranei, iniziative che non rientrano nel nostro operato”
Sul caso è intervenuta anche l’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, che ha voluto chiarire di essere totalmente estranea all’accaduto, evidentemente registrando il rischio di equivoco che si sarebbe potuto creare dai ripetuti riferimenti negli articoli alle associazioni “pro vita”. “Siamo totalmente estranei al presunto caso di due ‘attiviste pro vita’ che avrebbero offerto cento euro a una donna per convincerla a non abortire all’interno della Sala d’Attesa dell’ospedale Villa Scassi di Genova”, si legge in una nota dell’associazione.
“Non si monti ad arte questa vicenda per screditare l’associazionismo”
“Nessun attivista di Pro Vita & Famiglia Onlus – ha chiarito il portavoce Jacopo Coghe – ha mai svolto alcun tipo di attività nei pressi o dentro consultori e ospedali, iniziative che non rientrano nel nostro operato. Va detto però che lo stesso ospedale ha già smentito la presenza di qualsiasi attivista nella struttura, e dunque ci chiediamo se anche questa vicenda non sia stata montata ad arte solo per screditare l’associazionismo di sostegno alla maternità e alla vita nascente che ogni giorno aiuta migliaia di donne che si sentono costrette ad abortire e che non ricevono alcun sostegno dallo Stato e dagli enti locali come prevede la stessa Legge 194“.
“In ogni caso, anche noi riterremmo ridicolo offrire a una donna cento euro per non abortire, quando ciò che serve davvero – ha concluso Coghe – sono riforme pubbliche strutturali in ambito lavorativo, fiscale e nei servizi sociali di tutela della maternità e dell’infanzia”.