Il delirio di Augias sulla Rai: “I fascisti potrebbero prendermi a legnate sotto casa, non li temo”
Nel giorno dello sciopero “flop” della Rai, con la sconfitta dell’Usigrai nel braccio di ferro con il sindacato autonomo Unirai, “Repubblica” intervista Corrado Augias, mai così velenoso e rancoroso nei confronti di qualsiasi cosa si muova a destra. Nonostante sia egli stesso a parlare di lottizzazione politica come abitudine storica dell’azienda di viale Mazzini. “Quando arrivarono i comunisti la Rai venne parlamentarizzata, la Dc aveva l’uno, i socialisti il 2, i comunisti il 3. Anche Berlusconi, a parte qualche gesto di ferocia come l’editto bulgaro, un gesto di collera “divina”, non chiedeva tanto. I suoi pensavano alle ballerine. Questi no”.
Augias e “questi” di destra che occupano la Rai
Questi, per Corrado Augias, sono ovviamente questi di destra. “Sono arrivati per imporre una visione del mondo… Per ricominciare daccapo con una contronarrazione rispetto a quella costituzionale. Ma è una narrazione rozza, infantile, approssimativa. Nata nelle conventicole del Movimento sociale, mentre stavano a rimuginare tra loro pieni di rancore e di frustrazione perché erano stati tenuti fuori…”. I toni dell’ex europarlamentare di sinistra sono da dopoguerra: “C’era l’arco costituzionale che non li prevedeva, questo li ha riempiti di collera. Quando sono andato via dalla Rai non era ancora successo quasi nulla, ma ho visto i segni premonitori. Un gesto fanatico e stupido come il divieto del monologo di Scurati si spiega solo con lo zelo del funzionario che crede di aver capito che è arrivato il momento di poter fare una cosa del genere, perché il clima lo permette… ».
Lo sciopero fallito
Dello sciopero Usigrai fallito grazie all’Unirai di destra, Augias parla come di una vittoria: “Un sindacato tecnicamente giallo, cioè il sindacato del padrone come c’era alla Fiat nei tempi delle contrapposizioni industriali più dure, alla Rai non c’era mai stato. È incredibile quel che accade”. Poi il delirio finale di un uomo che si sente minacciato. “Vede, non ho paura che mi aspettino sotto casa per darmi un sacco di legnate… le botte dei fascisti le ho già prese... Avevano garrotato in Spagna il comunista Grimau. Ci fu una grande manifestazione antifascista a Roma. Quando si sciolse il corteo, nel bar all’angolo tra piazza Barberini e via del Tritone, mi acchiapparono in quattro… Erano quattro! Ma due cazzottoni, roba da niente… Non temo le botte ma il modello Orban, un restringimento dello spazio democratico progressivo, indolore, come la storia della rana bollita…”. Sipario sul cabaret antifascista.