Il teatrino di Emiliano non convince il centrodestra. FdI: la pezza è peggio del buco
Poco credibile, evasivo, a tratti illusionista. La tanto attesa audizione in commissione Antimafia del governatore pugliese Michele Emiliano, dopo il braccio di ferro sulle date, lascia tutto in sospeso. Inevase le richieste di chiarimento della commissione presieduta da Chiara Colosimo sui presunti intrecci fra la politica e la criminalità locale, al centro delle ultime inchieste giudiziarie a Bari.
Emiliano gioca a nascondino, non è credibile
Tanta autocelebrazione del suo specchiato passato di magistrato e di sindaco di Bari nella lotta contro il crimine, qualche punzecchiatura agli avversari, nessuna risposta sulla possibile fuga di notizie dell’arresto del suo ex assessore Alfonsino Pisicchio. Un semi-pentimento per aver raccontato l’incontro a casa della sorella del boss. Insomma, “la toppa è peggio del buco”. La pensa così Tommaso Foti, presidente dei deputati di FdI. “Anziché chiedere finalmente scusa per l’inadeguatezza e l’inopportunità delle sue condotte, il presidente della Regione Puglia aggrava la sua posizione. Sul caso Pisicchio – con un ragionamento contorto che forse non capisce neanche lui – dice che se avesse saputo dell’imminente arresto non lo avrebbe revocato. Ma nulla dice sul messaggio che avrebbe inviato al predetto avvisandolo dell’evolversi della sua situazione giudiziaria”.
Foti: la toppa è peggio del buco
E ancora, continua Foti, “sulla visita alla sorella del boss, invece, si giustifica dicendo che era solo andato a dirle ‘le regole le facciamo noi’ e, come se non bastasse, sottolinea che lo aveva fatto altre volte”. Una presa di posizione che – conclude il capogruppo di FdI alla Camera – conferma la gravità di un retaggio culturale da cui occorre prendere le distanze. “Non esistono ‘protettori’, non esistono ‘cavalieri oscuri’ esiste la legge, esistono le istituzioni ed esiste lo Stato che ha il dovere di proteggerci”.
FdI: prima scappa poi chiede aiuto all’Antimafia
Non sono più teneri i parlamentari pugliesi del partito di Giorgia Meloni. “È curioso che il governatore della Puglia Michele Emiliano, che prima ha giocato a nascondino, oggi venga a domandare aiuto alla Commissione parlamentare Antimafia, chiedendo di essere difeso. È curioso – si legge in una nota – anche che utilizzi l’audizione in Antimafia per lanciare frecciate politiche al centrodestra e in particolare ai parlamentari pugliesi e all’onorevole Donzelli”. “Emiliano – continua la nota di FdI – non è sopra le norme, non è esente da ruoli e regole di legalità ed etica solo per i suoi trascorsi professionali. Se non gli è chiara la grammatica istituzionale la Commissione Antimafia come può aiutarlo?”.
Forza Italia: si nasconde dietro l’audizione secretata dalla Procura
A dir poco insoddisfatti anche i parlamentari di Forza Italia della commissione Antimafia: Emiliano non è stato credibile, soprattutto sul caso Pisicchio. “Confortato dall’audizione secretata del procuratore della Repubblica di Bari, è venuto quasi a impartire una lezione alla Commissione Antimafia. Quando invece è lui che deve dare dei chiarimenti”. Anche sulla visita a casa della sorella del boss – incalzano gli azzurri – ha dato la sua consueta versione da ‘sceriffo’, ma anche qui non ci ha convinto nel suo metodo. “Restiamo insomma convinti di un intreccio di potere tra Comune, Regione, ambienti criminali ed esponenti politici animati da trasformismo, tutt’altro che trasparente. Insomma l’audizione non ci ha convinto, il caso Bari resta apertissimo, c’è da sperare che però nelle sedi giudiziarie ci sia più attenzione che benevolenza. Ma su questo abbiamo molti dubbi”, concludono i forzisti.
Il Pd attacca la destra che usa il manganello
Inutile dire che per il Nazareno l’audizione è stata esemplare. Per Walter Verini, capogruppo dem in Antimafia, avrebbe fatto toccare con mano i venti anni di potente contrasto alla criminalità organizzata. E, neanche a dirlo, ha dimostrato “la pochezza di una destra che ha provato con spregiudicatezza a usare la Commissione Antimafia come un manganello, per fini di propaganda”.