Impagnatiello in aula, il delitto dalla voce dell’assassino: Giulia s’è voltata e l’ho colpita al collo. Non si è difesa

27 Mag 2024 13:37 - di Greta Paolucci
Impagnatiello

«In cucina vedo questo coltello con cui Giulia stava tagliando le verdure, mi posiziono alle spalle di Giulia (che dalla sala si sposta alla cucina, ndr) e l’ho colpita all’altezza del collo. Il numero di fendenti non è mai stata un’informazione a mia disposizione, ma solo attraverso la tv, solo in cella con un servizio televisivo, ho saputo di averle ferrato 37 colpi… Quando l’ho colpita, lei era frontalmente, era verso di me…Giulia non si è difesa, non c’è stato nessun tentativo di difesa. E cademmo a terra»… L’agghiacciante descrizione degli istanti dell’omicidio di Giulia Tramontano, incinta del piccolo Thiago, mai nato, arriva in aula dalla viva voce dell’assassino, Alessandro Impagnatiello, alla sbarra  nel processo che lo vede imputato del delitto della compagna Giulia Tramontano, incinta, a un anno esatto da quell’efferato omicidio, avvenuto il 27 maggio 2023.

Impagnatiello in aula ricostruisce le terribili fasi del delitto

Il reo  confesso, oggi in aula davanti alla corte d’assise di Milano, ha raccontato come e perché ha ucciso la sua compagna, incinta di loro figlio Thiago. Dopo la confessione davanti agli inquirenti e le dichiarazioni spontanee nella prima udienza del processo, l’imputato ha risposto per la prima volta alle domande della procuratrice aggiunta Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo. Un interrogatorio stringente a cui Impagnatiello ha risposto con cruda verità. L’uomo che ha ucciso Giulia con 37 coltellate. Il 30enne spavaldo che per mesi ha avvelenato con topicida e ammoniaca la donna che stava per renderlo padre. L’imputato che assiste a occhi bassi al processo, è uscito dalla gabbia per rispondere alle accuse di omicidio aggravato (dai futili motivi, dal vincolo della convivenza, dalla crudeltà e dalla premeditazione), occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza. Reati per cui rischia l’ergastolo.

Una ferocia senza controllo, la scena del crimine

Non solo. In aula l’assassino spiega gli ultimi giorni di Giulia Tramontano. Ammette il tradimento. Conferma le bugie. E, soprattutto, ricostruisce la dinamica di un omicidio efferato, che ha confessato. Ma che non ha mai spiegato davvero. Ricostruzioni e ammissioni durissime da ascoltare: «Ho ucciso Giulia il 27 maggio, ho occultato il suo corpo. Questo processo mi sta aiutando a mettere a posto tasselli che erano sparsi e confusi nella mia testa. Sono qui per esprimere la verità. Oggi sono una persona, lucida, consapevole, più consapevole di quando ho reso dichiarazioni lo scorso giugno» prima al pubblico ministero e poi al gip Minerva, spiega Alessandro Impagnatiello durante il suo interrogatorio in aula davanti alla corte d’Assise di Milano. E già nelle sue prime parole c’è la descrizione lucida e spietata di un delitto che ha sconvolto un Paese intero.

Impagnatiello, dopo l’omicidio la sintesi della partita

Perché quelle 37 coltellate inferte sulla compagna hanno colpito al cuore non solo la famiglia e gli amici della vittima, ma una comunità nazionale che si è ritrovata a vivere attraverso tv e social, le tappe di un orrore che non accenna ad attenuarsi. E di cui oggi in aula, accanto alla macroscopica rivisitazione dei fatti, sono riecheggiati anche ulteriori, inquietanti dettagli. Come quello secondo cui, dopo aver ucciso Giula, Impagnatiello è uscito dalla loro abitazione di Senago, scena del crimine efferato, ed è andato sotto casa della donna con cui aveva una relazione parallela. Nell’attesa ha consultato gli orari del tram – sapeva che la giovane usa i mezzi pubblici (l’incontro non ci sarà mai) -. E ancora: col cellulare guarda anche “la sintesi della partita Inter-Atalanta”. È uno dei particolari raggelanti che emerge in aula dalla testimonianza di uno dei carabinieri che ha lavorato all’indagine.

Un castello di bugie che lo ha sommerso…

«Ho costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato», riconosce in una delle prime rivelazioni rese in aula dall’uomo. Un delitto maturato quando l’ex barman ha una relazione parallela con una collega di lavoro. È un «castello di bugie», quello che architetta e mette in moto l’imputato per tenere in piedi entrambe le relazioni. E tra le bugie più sconcertanti c’è anche quella di non essere il padre del piccolo Thiago. «Ho finto il test di Dna» a fine aprile confessa Impagnatiello, per convincere l’altra donna a non interrompere la loro storia. Bugie che hanno travolto a valanga vite, servite a giustificare serate e ferie. «Continuavo ad alimentare questa doppia realtà, questa finta realtà nella mia testa» aggiunge l’imputato, resocontando la sua doppia vita che ha poi portato all’omicidio della compagna e del loro figlio mai nato.

Impagnatiello, la gravidanza, i tentativi di avvelenamento di compagna e bambino

E ancora: «Quando Giulia mi disse che aspettava un bambino ho vissuto una completa altalena di emozioni contrastati: da una parte la gioia di costruire una famiglia con Giulia. Dall’altra delle motivazioni personali e di coppia che ostacolavano un po’ la nostra relazione». Una gravidanza che Giulia gli annuncia «a fine novembre del 2022», mentre di lì a breve, in una vita e relazione parallele, l’altra donna di Impagnatiello, la collega di lavoro, gli comunica «la sua gravidanza (interrotta) a inizio del 2023». Quella paternità arrivata da due fronti, a detta dell’imputato, lo spaventa: «Giulia iniziava a lamentare particolarmente la mia forte presenza a lavoro, io ci tenevo alla carriera». Mentre, in un imbuto di bugie che lo avviluppa, all’altra donna il 30enne prova a tamponare la situazione con altre menzogne: «Le dissi che non ero io il padre (del bambino che Giulia portava in grembo). Per continuare a mantenere queste due strade le dissi che ero vicina a Giulia per supportarla. E ancora: le dissi che aveva problemi, difficoltà, che era instabile».

Altra violenza su Giulia che ormai non c’è più tentando di occultarne il corpo

Poi, quel maledetto pomeriggio del 27 maggio del 2023, tutto precipita. Impagnatiello attende a casa Giulia, che aveva appena conosciuto l’altra donna dell’imputato. «Ho fatto una serie sconnessa di azioni, giravo per casa, ho fumato per cercare di placare il trauma che stava subendo la mia testa. Il trauma per il lavoro… La mia immagine distrutta davanti al lavoro e alla famiglia… Stavo perdendo Giulia. Nella mia testa si è creata una spaccatura: in quel momento in casa facevo tutto e facevo niente», aggiunge descrivendo una confusione che rende plasticamente in aula. Un caos mentale a cui segue l’atrocità di azioni che hanno portato a uccidere Giulia e a provare a occultarne altrettanto barbaramente il corpo. Impagnatiello colpisce Giulia, incinta al settimo mese, ben 37 volte. Poi tenta di bruciarne il corpo nella vasca da bagno. Quindi sposta il cadavere nel box, dove tenta nuovamente di dare fuoco ai resti con la benzina. Infine, dopo aver avvolto il corpo in buste di plastica, lo scarica in un anfratto dietro al box di viale Monterosa. Dove, mal celato, sarà rinvenuto di lì a breve…

Impagnatiello, dall’omicidio efferato al depistaggio: tutte le bugie e le mosse smascherate dagli inquirenti

Subito dopo comincia l’estenuante fase di depistaggio, delle bugie del dopo che ostacolano la ricerca di Giulia e della verità. La verità su un delitto feroce, che il barman 30enne ha cercato di nascondere mandando dei messaggi dal cellulare della compagna quando era già senza vita. Un omicidio che potrebbe aver premeditato da tempo: già a partire dal dicembre 2022, infatti, aveva fatto ricerche via internet sugli effetti del veleno per topi. Veleno fatto ingerire per mesi all’inconsapevole vittima e in quantità tali da raggiungere anche il feto. Sempre online Impagnatiello ha provato a capire come sbarazzarsi del corpo. Come ripulire tutto senza lasciare traccia. La tragica verità e la terribile sequenza delle azioni però saranno smascherate dalle indagini. E oggi all’imputato non è restato che ammettere e confermare…

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