Le Olimpiadi nel tritacarne della cancel culture: dai manifesti parigini scompare la croce cristiana degli Invalides

12 Mag 2024 10:32 - di Cristina Romano
Olimpiadi

Tra poco più di due mesi, a Parigi, inizieranno le Olimpiadi 2024. Si tratta della trentatreesima edizione della più grande e importante manifestazione sportiva del mondo. Piena di elementi particolari che la rendono un evento molto significativo sotto diversi aspetti, non solo attinenti alle varie discipline in cui gli atleti si sfidano per conquistare ambitissime medaglie.

Olimpiadi 2024, festa dei popoli o spot globalista?

Senza volerne ripercorrere il lunghissimo percorso attraverso le epoche, ci basta ricordare in questa sede che l’origine dei Giochi è antichissima (la prima edizione si è disputata in Grecia nel 776 a.C.). E che le relative gare, che si svolgevano allora come oggi di regola ogni quattro anni, erano circondate anche da atmosfere simboliche e religiose. Le celebrazioni, infatti, erano dedicate a Zeus, e i vincitori venivano spesso elevati al rango glorioso di semidei.

Le radici di un evento simbolico

Senza contare il fatto che durante i Giochi entrava in vigore la cosiddetta “tregua olimpica”, in virtù della quale tutte le guerre in corso venivano sospese per consentire lo svolgimento delle competizioni. Nel corso dei secoli sono cambiate moltissime cose. Sia per quanto riguarda lo sport e il valore ad esso attribuito. Sia in generale nella società, che evolvendosi ha in alcuni casi abbandonato radici che forse avrebbe fatto meglio a mantenere.

Se dalla cupola della cattedrale parigina sparisce la croce…

Il riferimento, in relazione alle Olimpiadi 2024, è senz’altro quello del senso identitario che la manifestazione dovrebbe mantenere per non perdere il suo contenuto spirituale, che completa il dato dei risultati sportivi. Un elemento in particolare è in questo senso indicativo: in uno dei manifesti pubblicitari diffusi nei mesi scorsi, che riproduce i principali monumenti e attrazioni turistiche dello Stato ospitante, spicca un’assenza. Dalla cupola della cattedrale parigina di San Luigi “des Invalides”, infatti, è stata cancellata la croce.

Olimpiadi, la resa al politicamente corretto

Un’omissione molto significativa, che preoccupa, giustamente, quanti pensano che le radici identitarie e religiose siano non solo un elemento imprescindibile di riconoscimento della tradizione, ma anche una stabile base su cui costruire un futuro che non sia destinato a divenire impalpabile fino a scomparire, trascinato via dalla corrente mondialista omologante che ci vuole automi senza identità.

Un’operazione di ideologica “cancellazione culturale”

Considerando la situazione attuale, che vede il mondo attraversare un periodo tutt’altro che tranquillo, con guerre in corso e sempre più diffuse operazioni di ideologica cancellazione culturale soprattutto di quanti dissentono da tale desolante e “politicamente corretta” deriva di pensiero, i Giochi olimpici avrebbero forse potuto rappresentare un momento sotto diversi aspetti salvifico e foriero di speranza.

Molto probabilmente il sogno di vedere atleti di tutte le nazioni (comprese quelle oggi impegnate in sanguinosi conflitti) e i loro sostenitori sventolare orgogliosamente le loro bandiere e cantare fieri i propri inni nazionali è un’utopia destinata a rimanere tale. La domanda che però è lecito porsi è: le Olimpiadi di Parigi, al netto delle questioni socio-politiche contemporanee, saranno comunque una festa di popolo identitaria? Oppure, come è assai probabile, si tradurranno nell’ennesimo spot globalista?

Per avere una risposta non resta che aspettare il 26 luglio. Anche se purtroppo la sensazione è che a verificarsi sarà il secondo scenario. Ma la speranza, comunque, è l’ultima a morire. Nello sport come nella vita.

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