L’intervista. Alessio Butti: l’IA non è una minaccia, ma un alleato nel percorso verso nuove professioni
Le ricadute dell’IA su etica, lavoro, giustizia e tecnologia: se ne è parlato ieri, 28 maggio, in un incontro alla Pontificia Università Lateranense organizzato dall’Associazione 12 Querce (nata in memoria di Tony e Andrea Augello) che ha fornito l’occasione di una riflessione cui hanno partecipato le eccellenze delle start up italiane, docenti, professionisti e istituzioni. Un vero e proprio seminario di approfondimento che ha fornito risposte agli interrogativi più urgenti e anche inquietanti che questa trasformazione tecnologica così rivoluzionaria sta portando con sé. Ha aperto i lavori Flaminia Augello (presidente dell’associazione 12 Querce) e ha concluso la giornata Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale. Numerosi i relatori che si sono avvicendati, tra cui Valentina Augello, Laura Tassinari, Fabrizio Penna, Gianluigi Raponi, Mario Risso, Andrea Castellano, Alfonso D’Amodio, mons. Gianfranco Basti. A Butti il compito di tirare le somme e di fugare le previsioni più fosche che accompagnano il dibattito sull’IA.
Senatore Butti, c’è molto interesse nei confronti del tema dell’IA come dimostra anche il convegno che ha visto la sua partecipazione all’Università pontificia lateranense. Secondo lei prevalgono i dubbi o l’entusiasmo rispetto a questo salto tecnologico che ha ricadute su tutti i campi della conoscenza?
La mia esperienza mi porta a dire che l’entusiasmo prevale sui dubbi. La IA rappresenta una grande opportunità ed è in grado di portare un valore aggiunto e migliorare numerosi settori della nostra società. Proprio per questo, il governo Meloni ha ritenuto fondamentale assumere un ruolo di primo piano nell’approvazione dell’AI Act europeo e fare in modo che il nostro Paese fosse il primo in Europa a dotarsi di una legge sulla IA. Entrambi gli atti normativi sono stati concepiti per proteggere i diritti dei cittadini, promuovendo al contempo l’innovazione e la competitività. La nostra visione è che l’IA, se ben regolamentata e indirizzata, possa portare benefici enormi, migliorando la qualità della vita e creando nuove opportunità di lavoro e di crescita economica.
Ci può indicare quali sono i progetti più significativi che il governo Meloni sta portando avanti anche in vista del G7 che vedrà partecipare papa Francesco?
Il governo Meloni sta lavorando su numerosi progetti di grande rilievo in ambito tecnologico e digitale. Senza dubbio, la partecipazione di papa Francesco al G7 sarà un momento storico che ci spinge a riflettere su come le tecnologie emergenti possano essere utilizzate per il bene comune, promuovendo valori di equità e inclusione. Oltre alle tematiche relative alla IA, stiamo focalizzando i nostri sforzi sul raggiungimento di tutti gli obiettivi del PNRR relativi alla digitalizzazione. Stiamo lavorando in modo serio e senza grandi proclami, ma abbiamo già avuto la soddisfazione di raggiungere alcuni dei target in anticipo rispetto ai tempi previsti. Parlo, ad esempio, della migrazione al cloud di comuni e scuole e dell’integrazione dei sistemi di notificazione dei comuni con SEND – Servizio Notifiche Digitali. Per dare un’idea dei numeri, in quest’ultimo caso l’obiettivo era di integrare 800 comuni entro dicembre 2023. Ecco, ne abbiamo integrati oltre 1.900. Siamo inoltre impegnati su progetti che coinvolgono la digitalizzazione della pubblica amministrazione e mirano a creare un rapporto più facile e veloce tra PA e cittadini. La razionalizzazione dell’identità digitale con la CIE e l’App CIE, l’adozione dell’IT Wallet e il forte rilancio del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) vanno proprio in questa direzione. Il tutto, ovviamente, con un occhio di riguardo alla protezione dei dati e alla privacy dei cittadini.
Il mondo del lavoro è quello che subirà le ricadute più pesanti dall’utilizzo dell’IA. È veritiero il quadro secondo cui l’IA brucerà in Europa 20 milioni di posti di lavoro?
È importante affrontare queste previsioni con una il più possibile equilibrata. L’Intelligenza Artificiale avrà sicuramente delle ripercussioni nel mondo del lavoro, ma dubito fortemente che saranno negative. Infatti, la storia ci ha insegnato che ogni rivoluzione tecnologica ha portato, alla fine, alla creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto, alla creazione di nuove professionalità. Iniziative come quelle del Fondo per la Repubblica Digitale, promosse anche dal Dipartimento che ho l’onore di dirigere, hanno già costituito importanti programmi di formazione e riqualificazione professionale, che stanno preparando i lavoratori italiani ad affrontare le sfide e a cogliere le opportunità offerte dall’IA. Come già detto, non vediamo l’IA come una minaccia, ma come un alleato, e il nostro obiettivo è quello di accompagnare questo processo di trasformazione del mondo del lavoro con politiche che favoriscano l’occupazione e l’inclusione sociale.