L’intervista. Capone: «La storia sociale della destra è una garanzia: ecco perché è l’ora della Partecipazione»
Il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, ha dato appuntamento allo Spazio Wegil di Roma – dove si terrà la “Festa dei Lavoratori 2024” – per un’analisi a tutto campo sul “lavoro” che verrà. Fra gli argomenti non può mancare un passaggio sui provvedimenti che la premier Giorgia Meloni ha voluto nel cosiddetto “pacchetto Primo maggio”: varato per il secondo anno consecutivo a cavallo del giorno simbolo del lavoro e dei lavoratori. Il confronto preliminare con le sigle sindacali ha fatto registrare le reazioni positive di Cisl e della stessa Ugl: ma non è l’unico terreno su cui sindacalismo cattolico e sindacalismo nazionale stanno trovando nell’esecutivo un interlocutore attento alle innovazioni “sociali”.
Segretario, cosa si aspetta dalle norme presentate in Cdm?
«Un’ulteriore leva a favore del lavoro, dell’occupazione, della formazione e della sicurezza. Ci aspettiamo quegli stimoli che servono all’Italia per crescere e rispondere alle esigenze dei lavoratori. Il bonus per quelle aziende che assumeranno nuovi lavoratori le buste paga più leggere, con la detassazione delle tredicesime, sono buoni segnali. Attendiamo anche di sapere se verrà confermato il taglio del cuneo fiscale, una misura secondo noi necessaria per sostenere i redditi più bassi».
In merito alla sicurezza nei posti di lavoro e della piaga delle morti bianche, lei ha parlato della necessità di un nuovo patto, cosa intende?
«In Italia c’è un ferito al minuto e un morto ogni otto ore. È un prezzo troppo alto per il mondo del lavoro. Bisogna intervenire, soprattutto alla luce dell’inchiesta che l’Ugl ha commissionato all’Istituto Piepoli, che ci restituisce un dato inquietante: la metà degli intervistati non conosce affatto l’ampiezza del fenomeno».
Come invertire la rotta?
«Bisogna istituire un’agenzia unica dei controlli, che metta assieme tutti quei soggetti attualmente abilitati alle ispezioni nei luoghi di lavoro. E non solo: servono consapevolezza e formazione. C’è necessità di uno sforzo corale».
A proposito, nell’indagine condotta dall’istituto Piepoli si legge che il 58% dei lavoratori ritiene il proprio salario inadeguato, che fare?
«Sarebbe fin troppo facile dire che occorre alzare i salari, ma il problema è nel potere d’acquisto di questi stessi, che negli ultimi trent’anni è sceso del 5%. I lavoratori francesi e tedeschi hanno raggiunto, invece, un + 30%. In Italia, le politiche dei redditi sono state troppo timide, mentre il costo del lavoro è risultato troppo alto. Bene ha fatto il governo, negli ultimi due anni, a tagliare il cuneo fiscale».
Cosa determinano salari troppo bassi?
«Che il 34% delle famiglie italiane preferisce rinunciare alle vacanze, il 29% a comprare un’auto, il 16% a investire soldi negli studi dei propri figli, il 15% ad acquistare una casa e un altro 15% alle cure mediche. Percentuali che provocano un impatto socialmente troppo alto da pagare».
Grazie all’iniziativa referendaria della Cisl e ai pullman dell’Ugl che hanno attraversato l’Italia, ma anche della disponibilità delle forze del centrodestra a facilitare il percorso parlamentare, la tanto attesa Partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese sembra a un passo, è ottimista?
«Siamo a buon punto. Abbiamo avuto l’impressione che il Parlamento abbia dato un’accelerata come mai era avvenuto in passato. L’articolo 46 della Costituzione è stato da sempre disatteso, ma stavolta qualcosa si sta muovendo davvero. Noi auspichiamo che l’obiettivo di una normativa che guardi al superamento della lotta di classe possa arrivare quanto prima».
E se a rendere attiva una delle pagine più importanti, ma anche disattese, della Carta costituzionale fosse un parlamento orientato a destra?
«Credo che sia un fatto naturale. La tradizione della destra prima e del centrodestra poi ha avuto nella Partecipazione un elemento fondante. Il Movimento sociale italiano, in apertura di ogni legislatura, ha sempre presentato una proposta di legge in tal senso. Ma la sinistra e la Dc non hanno mai consentito che il dibattito progredisse. Dobbiamo dire che la destra, oggi, si sta dimostrando coerente con la propria storia».