L’intervista. Foti: “Il dialogo sulle riforme? L’opposizione è il fronte del no al buon senso”
“Non mi stupisce che il fronte unico del dolce far niente metta sempre in dubbio qualsiasi attività di riforma, non lo scopriamo oggi”. Il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ragiona di come potrebbe andare il confronto con l’opposizione sulle riforme e di come invece va. E, pur lasciando aperta la porta al dialogo, prende atto di una situazione che non appare dettata dalle contingenze, ma dal modo stesso in cui l’opposizione intende il proprio ruolo: “Quando si presentano 3mila emendamenti su un articolato che è veramente di pochi articoli è evidente che si sceglie lo scontro anziché il dialogo”.
Presidente, il voto sul premierato al Senato è atteso per metà giugno, dunque a elezioni europee celebrate. Pensa che archiviata la campagna elettorale il confronto alla Camera possa essere più sereno?
La logica vorrebbe che finita la campagna elettorale si tornasse a un clima meno eccitato di quello che fatalmente precede il voto, ma devo dire che non mi stupirei se ciò non accadesse: mi pare che oggi siamo in presenza di un’opposizione che riesce ad essere tale solo se confluisce in un cartello del no. Sono divisi su tutto, dalla polita economica alla politica estera. Trovano un momento di unità solo quando possono dire qualcosa che sia un no al buon senso.
Ma lei vede o meno margini di dialogo?
Quando si presentano 3mila emendamenti su un articolato di un numero veramente limitatissimo di articoli è evidente che anziché il confronto si sceglie lo scontro, anziché il dialogo si sceglie la chiusura. Io penso che si perdano anche delle buone occasioni, perché comunque le riforme costituzionali hanno sempre visto un atteggiamento di responsabilità anche di quelle forze politiche che non erano d’accordo con le proposte avanzate. I margini quindi non dipendono da noi, ma dai nostri interlocutori. È evidente che se si vuole negare ai cittadini di poter scegliere da chi essere governati, e quindi in primo luogo il capo del governo, di strada se ne fa ben poca, perché ognuno rema nella sua direzione. La nostra proposta può essere condivisa o meno, ma se l’opposizione accettasse che ci si può dedicare a migliorarla invece di ricorrere all’ostruzionismo, allora potremmo prestare l’attenzione dovuta.
L’opposizione non vuole questa riforma o non vuole proprio la riforma?
Diciamo che non scopriamo oggi che il fronte unico del dolce far niente mette sempre in dubbio qualsiasi attività di riforma. Noi riteniamo in realtà che la proposta di riforma costituzionale che è stata lanciata sia diretta esclusivamente alla parte che interessa il governo. Non va a incidere su una molteplicità di articoli della Costituzione, è ridotta ad alcuni articoli che hanno attinenza con l’articolato relativo al governo.
Il Pd però una riforma della Costituzione l’ha fatta col Titolo V…
Di più, l’ha voluta introdurre a tutti i costi, con pochissimi voti di scarto. E questo la dice lunga sulla scarsa memoria o sull’interessata dimenticanza dei fatti che contraddistingue la sinistra, visto che oggi abbiamo una Schlein che urla ipotizzando un’Italia spaccata perché si sta facendo una legge di attuazione di quell’autonomia differenziata che loro hanno introdotto con quella riforma. Quanto al premierato il punto è che al fronte del no non piace che i cittadini possano scegliere, perché questo fronte deve le sue fortune – che poi coincidono con le sfortune degli elettori che li devono sopportare – al fatto che prendono i voti per una ragione e li utilizzano per la ragione opposta. Direi che nell’ultima legislatura abbiamo avuto la dimostrazione plastica di come si possano tradire gli elettori a più livelli, con il M5S che ha governato praticamente con tutti…
Lei sta facendo campagna elettorale per le europee? Che clima percepisce?
Indubbiamente le elezioni europee sono sempre più difficili delle altre in termini coinvolgimento dell’opinione pubblica perché fatalmente si sente l’Europa più lontana, anche se in realtà poi è sempre molto vicina quando si tratta di far sentire il peso della sua burocrazia o l’assurdità di alcune sue leggi. Detto ciò, mi pare che vi siano un partito in buona salute, e mi riferisco a FdI, e una segretaria di partito che ogni giorno deve lanciare anatemi per non sprofondare, che è la Schlein.
C’è un messaggio che vorrebbe mandare agli elettori?
Che se non vogliono essere vittime sacrificali delle euro-follie ambientaliste, che hanno come unico scopo quello di realizzare una decrescita economica che colpirà sia l’industria sia il mondo del lavoro sia le professioni, allora è bene che si pensi a premiare una forza politica come FdI che ha le idee chiare su come bisogna cambiare quest’Europa.