Nazione & finanza. I dipendenti pubblici devono avere paura dell’Intelligenza artificiale? Oggi no. Eppure…
Il Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ce l’aveva promesso: “Anche quest’anno [il 2023 NdR] e fino al 2026 abbiamo in programma una media di 150mila assunzioni l’anno. Si tratta di contratti a tempo indeterminato. E dal primo gennaio 2023 abbiamo introdotto il portale InPa”. D’altronde il blocco del turnover ha spostato l’età media dei dipendenti pubblici a 50 anni. Il vero problema è che non si trovano giovani. Nel caso del PNRR, la carenza media è del 35%, con punte del 50%. Questo perché, oltre ai contratti a termine, c’è una diffusa disaffezione dei giovani, sopratutto quelli di talento, per il posto fisso pubblico. La soluzione?
“L’intelligenza artificiale sta tracciando i confini di un nuovo modo di concepire il lavoro pubblico – afferma Gianni Dominici, amministratore delegato di Fpa –. L’impatto nella PA sarà forte sia in termini qualitativi che numerici ed è destinato via via ad intensificarsi con i progressi delle soluzioni AI, suggerendo la necessità di una riconsiderazione dei ruoli e di una riqualificazione per mitigarne gli effetti. La rivoluzione dell’AI rappresenta la ‘terza ondata’ di trasformazione per il settore pubblico degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia”.
Assumiamo dei robot! Luddismo a parte, il vero problema è un altro. Queste ricerche tendono a ignorare una cosa molto importante: la realtà. Il numero dei dipendenti pubblici è dettato da due fattori: la quantità di competenze che lo Stato ha assunto e il livello di complicazione, e quindi di responsabilità, che il sistema richiede.
L’intelligenza artificiale, attualmente, non può sostituire nemmeno un dipendente dell’anagrafe, figuratevi un dirigente della Regione o di un Ministero. Il principale limite tecnologico è dato dal fatto che andrebbe prima addestrata a pensare come un burocrate italiano. Cioè a sapersi muovere senza finire in galera attraverso numerose norme contraddittorie, a fornire risposte flessibili a seconda del soggetto che le chiede e, in ultima analisi, a sapere abbandonare ogni logica alla bisogna. Ignorando tutto ciò che dovrebbe sapere in favore di ciò che conviene dire.
Non mi risulta che nessuna versione di ChatGPT o Bard sia in grado di farlo. L’unica cosa che potremmo produrre sarebbe un quadro a tinte fosche della tenuta del nostro Stato di Diritto. No, al momento non ci possiamo permettere di perdere menti umane in favore di Intelligenze Artificiali. E, per quanto questo sia un pensiero tutto sommato rassicurante, il motivo di fondo ci deve fare paura. Molta paura.
Perché, prima o poi (entro dieci anni circa), ci sarà un esodo di massa dalla Pubblica Amministrazione. E a quel punto potremmo scoprire che lo Stato non sarà più in grado di fare nulla di quello che ci siamo abituati a pretendere. Il che potrebbe non essere una notizia così bella come ci immaginiamo. E quel giorno non ci sarà alcuna Intelligenza Artificiale a venirci in aiuto. Perché questo sistema o si riforma dall’alto e dall’interno o non potrà essere salvato nemmeno dai robot.