Nazione & finanza. La ricetta per risanare senza fallire? La sovranità con qualche sacrificio
Se c’è un’idea comune alla destra di ogni tempo e luogo è che dipendere dai banchieri sia una brutta, brutta idea. Per qualcuno è una posizione ingenua, per qualcuno addirittura razzista. D’altronde cosa non è razzista oggi? Io credo sia, invece, un’idea corretta nelle basi, ma con alcuni errori di fondo nella realizzazione. Il primo errore è pensare che la finanza, da cui dipendiamo per rifinanziare il debito, sia un gruppo di tetri signori in tight, con la tuba e il monocolo, chiusi in una cupa sala.
Non funziona così. La finanza è, in ultima analisi, la nonna che chiede allo sportello di paese come vanno i suoi BOT. Il resto è sovrastruttura. Ma la finanza siamo noi. E senza di noi lo Stato non può, ovviamente, esistere. Il secondo errore è credere che, siccome la finanza siamo noi, il debito sia una cosa buona. Anche perché, dopotutto, uno Stato Sovrano può non rimborsarlo. Chiedete a nonna come reagirebbe se, a scadenza del titolo, i soldi non le fossero rimborsati. E poi raccontatemi se sarebbe una buona idea non farlo.
Tutto ciò premesso, oggi come stiamo messi a debito in Italia? Male, grazie per l’interessamento. Siamo al 145% del PIL nel 2023. Per il prossimo anno puntiamo al 139%. Vuol dire che ci vorrebbe un anno e una stagione senza spesa pubblica per ripagarlo. Quest’anno saranno 400 miliardi da rifinanziare. Il Governo, gli va dato atto, sta tamponando l’emergenza, e nel 2024 dimezzerà il deficit, portandolo al 4,4%. Puntiamo al 3% come richiesto dagli impegni internazionali come il nuovo Patto di Stabilità nei prossimi anni.
Tutto ciò premesso, è chiaro che in queste condizioni tutta la nostra influenza in Europa viene usata per galleggiare. La bella notizia, in ogni caso, è che non si tratta di un destino inevitabile. Ce lo dimostra quotidianamente Milei in Argentina: non esistono abissi così profondi da cui non si possa risalire. La Sovranità è, prima di tutto, una condizione dello spirito. Se ci si vuole rialzare, la catena del debito si può spezzare. Farà male, perché farà male. Ma non è meglio soffrire in piedi che languire in ginocchio?
Come si fa a rialzarsi? Ci si deve aggrappare ai propri principi e su di essi restare fermi: sovranità è responsabilità, per i prossimi anni dobbiamo fare sacrifici per restituire una Patria libera ai nostri figli, non esistono formule magiche, solo sangue e sudore, per vincere questa guerra. Giorgia Meloni ha correttamente detto che la via è tagliare la spesa. A partire da ogni forma di bonus. E per chiudere non bisogna aver paura di alzare la voce quando in Europa offrono soldi a tassi stracciati.
In definitiva, si può essere sovrani, come ci insegna Hegel, solo se dimostriamo al mondo di non temere la morte. Una cosa che la destra nella storia ha sempre saputo fare. Per cui, senza paura, abbiamo il diritto e il dovere di dire: taglio delle catene del debito, se non ora, quando? Se non noi, chi?