Non solo Altavilla, l’insidia del Maligno? No agli “esorcismi fai da te”: ecco le linee guida dei vescovi di Sicilia
Sull’irruzione del Male, e il ricorso a pratiche di guarigione e liberazione dagli influssi negativi e dai disturbi che si pensano causati dal maligno, la cronaca ha dato ampiamente – e drammaticamente – conto. Specie ultimamente, E di quanto in particolar modo al Sud, e nella fattispecie in Sicilia, sia sentito il tema. E allora, la Conferenza Episcopale siciliana ha promulgato un decreto su “esorcismi e preghiere di guarigione e liberazione”. Secondo i Vescovi di Sicilia, infatti, «se è oggettivo che la pratica dell’esorcismo in tempi recenti è diminuita rispetto al passato, anche a motivo di una crescente diagnostica di carattere psichico e psicologico, è altresì vero che sono comunque in molti coloro che ricorrono a tale esercizio».
Esorcismi, preghiere, guarigioni: le linee guida dei Vescovi di Sicilia
«Anche nelle diciotto Diocesi di Sicilia, come avviene ormai in tutta Italia – sottolineano i Vescovi e riferisce in un dettagliato servizio Italpress – si è diffusa la prassi da parte di alcuni sacerdoti di indire riunioni periodiche nelle quali si svolgono preghiere atte ad ottenere la guarigione dagli influssi e dai disturbi procurati dal Maligno. Le stesse sono spesso associate a celebrazioni liturgiche che vengono di riflesso definite impropriamente Messe di guarigione. Affinché queste celebrazioni siano svolte è però necessario che siano illuminate da una normativa giuridico-pastorale puntuale che ben delinei le possibilità di azione. Inoltre – sempre secondo i Vescovi siciliani – è fondamentale che chi guida questi momenti, se vissuti nella fiducia allo Spirito Santo, sia da conforto per l’anima tormentata. E sappia anche circoscrivere la preghiera a tale compito senza scadere nella concitazione di isterismo, artificiosità, teatralità o sensazionalismo».
Esorcismi e insidie del maligno: cosa dice il Diritto Canonico
Il Canone 1171 del Codice di Diritto Canonico parla degli esorcismi mettendoli in relazione con gli «ossessi», nei casi di possessione diabolica vera e propria. In questo caso ad agire deve essere un sacerdote esorcista. Ciò non toglie che si possa agire a beneficio di coloro che sono “disturbati” anche con preghiere di liberazione attraverso le quali chiedere l’intercessione di Dio affinché il “disturbato” sia liberato.
No agli “esorcismi fai da te”
La Congregazione per la Dottrina della Fede ha già emanato, nel settembre del 2000, delle norme da seguire. Il testo si oppone ad “esorcismi fai da te” e traccia un riferimento preciso per coloro che esercitano il ministero. Ma anche a chi prima di indirizzare un fedele dall’esorcista è chiamato a fare un sano discernimento tra reale disturbo e mera suggestione. A questo, dopo ventiquattro anni, si affianca il decreto firmato dai vescovi di Sicilia. Nel documento, allora, si evidenzia una situazione per la quale il numero dei fedeli che cercano liberazione da presunte possessioni è ampio. Le stesse sono causate, a loro dire, da malefici e fatture.
Ecco perché bisogna agire conformemente alle linee guida
A rispondere a questa richiesta sono i sacerdoti che, animati da slancio pastorale e desiderio di confortare il proprio gregge, accolgono e benedicono chi chiede loro aiuto. Nonostante la buona volontà a loro riconosciuta, alcuni sacerdoti però non agiscono conformemente alle linee guida. Pertanto, per monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e Presidente della CESI: «Queste linee guida sono emesse per affrontare questioni di interesse generale all’interno della comunità ecclesiale. Le pratiche religiose sono importanti per esprimere e mantenere una prassi unitaria all’interno delle comunità di fede. Attraverso la preghiera comune, la partecipazione ai sacramenti e l’osservanza dei rituali religiosi, i fedeli vivono la comunione con gli altri credenti».
Centrali cura, attenzione e premura nei confronti di chi è vessato dal Male
Monsignor Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa e delegato Cesi per la Pastorale Esorcistica, aggiunge: «In questo decreto, che viene emanato da parte dei Vescovi di Sicilia, è centrale la cura, l’attenzione e la premura nei confronti di questi nostri fratelli che sono posseduti o vessati dal demonio. Si tratta di un servizio reso agli esorcisti, a coloro che si occupano di questi nostri fratelli con fragilità, ma nello stesso tempo si rivolge a tutto il popolo di Dio. Questo è possibile coltivando una vita spirituale intensa. Nutrendosi dei sacramenti. E mettendosi in docile ascolto della Parola di Dio».
La preghiera di liberazione non va “spettacolarizzata”
Secondo i Vescovi di Sicilia «fin troppo spesso si rischia di spettacolarizzare la preghiera di liberazione. Recitare le preghiere in adunanze pubbliche davanti all’Eucarestia solennemente esposta e benedicendo con il Santissimo Sacramento fa sì che si verifichino urla, parolacce se non addirittura bestemmie che possono turbare i fedeli presenti, in special modo quelli più deboli. Ancor peggio alcune volte tali preghiere avvengono in case private a cura di laici, a volte anche assistiti da sacerdoti. In questo clima di approssimazione è necessario per la Conferenza Episcopale Siciliana chiarire la prassi e ribadire l’insegnamento che la Chiesa ha già dato, fornendo disposizioni che ribadiscano i punti cardine già stabiliti».
Serve ribadire l’insegnamento della Chiesa
E ancora. «Non bisogna alimentare la curiosità morbosa verso la preghiera di liberazione. Bisogna avere cura anche dei fratelli più fragili e non sottoporre nessuno a preghiere di liberazione comunitarie. Ecco perché i Vescovi, giustamente, intervengono a regolare questi punti. È chiaro che bisogna obbedire, come ci insegna il Vangelo, anche a queste indicazioni che ci vengono date per il bene di tutti», sottolinea Fra Benigno, direttore della Pastorale Esorcistica.