Tank e truppe di Israele accerchiano la zona est di Rafah: dal gabinetto di guerra ok all’espansione delle operazioni

10 Mag 2024 17:16 - di Lorenza Mariani
Rafah

Mentre i Tank e le truppe delle forze israeliane (Idf) prendono il controllo della principale arteria che separa la zona orientale dall’ovest di Rafah – di fatto circondando l’intera zona est della città – si apprende che il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato «l’espansione dell’area di operazione» delle truppe dell’esercito israeliano nel sud di Gaza. A segnalarlo – come riporta l’Adnkronos – tre fonti citate dal giornalista di Axios, Barak Ravid, sul social X. Secondo il giornalista, due fonti hanno sostenuto che si tratta di una «espansione limitata» che non supera le linee rosse stabilite dal presidente americano, Joe Biden. La terza fonte, invece, sostiene che l’ok all’espansione includerebbe azioni che gli Stati Uniti potrebbero interpretare come un superamento delle linee rosse che la Casa Bianca ha fissato.

Israele, carri armate e truppe Idf circondano la zona est di Rafah

Non solo. Le tre fonti hanno sottolineato che il gabinetto di sicurezza ha anche incaricato i negoziatori israeliani di continuare gli sforzi per raggiungere un accordo sugli ostaggi e di provare a formulare una nuova iniziativa che possa portare ad una svolta. I ministri ultranazionalisti Ben Gvir e Smotrich hanno votato contro questa decisione. Non solo.

Nel frattempo dalla Cnn sui negoziati che ieri hanno visto le delegazioni di Hamas e Israele lasciare Il Cairo senza aver trovato ancora la quadra su tregua e liberazione degli ostaggi, si apprende anche che la durata della tregua iniziale è stata il punto critico maggiore che di fatto ha congelato le ultime trattative in corso tra i miliziani palestinesi e le autorità di Tel Aviv. L’emittente americana lo ha riferito citando tre fonti secondo cui i militanti estremisti hanno chiesto un cessate il fuoco per 12 settimane, invece delle 6 previste dalle precedenti negoziazioni. Ma da Tel Aviv è arrivato un secco no.

Il gabinetto di sicurezza approva l’espansione delle operazioni a Rafah

Dunque, ad accordo di fatto ancora congelato, Israele sta pianificando di lanciare operazioni separate in diverse aree di Rafah per non attirare le ire degli Stati Uniti e della comunità internazionale. Lo confermerebbe anche un ufficiale militare egiziano al giornale libanese “al-Akhbar“. Eppure neanche 48 ore fa il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha minacciato di fermare l’approvvigionamento di alcuni armamenti speciali a Israele qualora Netanyahu decidesse di lanciare una grande offensiva nella città più meridionale di Gaza, dove oltre un milione di palestinesi si stanno rifugiando a causa della guerra in corso. Il quotidiano libanese al-Akhbar – segnala Italpress – cita il funzionario egiziano che afferma che la situazione a Rafah «sta peggiorando».

Operazioni separate per preservare le relazioni con gli Usa?

Nel frattempo, Israele controbatte affermando che Hamas sta cercando di impedire un’operazione militare a Rafah perché un’invasione su vasta scala minaccia di smantellare l’ultima grande roccaforte del gruppo palestinese a Gaza, dove si ritiene che quattro dei suoi battaglioni siano rimasti in piedi. Va detto, infine, che un’operazione lanciata da Israele per conquistare il lato palestinese del valico di frontiera di Rafah con l’Egitto è già avvenuta martedì scorso. Ed è stata apparentemente approvata dall’amministrazione Biden.

Tajani: «Da Rafah dipende se la situazione migliorerà o meno nella regione»

E in questo clima di attacco imminente e minacce da tutti i fronti. Mentre l’Onu – attraverso le parole del segretario generale Guterres – rilancia l’allarme. Sostenendo che l’attacco di terra israeliano a Rafah porterebbe a una «colossale catastrofe umanitaria». Così, con i negoziati in stallo. Esodi di civili in fuga. E truppe schierate, Rafah torna a rappresentare il nodo nevralgico: non solo nel conflitto israelo-palestinese. Ma per tutta l’area interessata. Non a caso, lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo al Family Business Forum. E parlando in particolare delle minacce alla navigazione posta dai miliziani yemeniti Houthi, ha sottolineato come la situazione in Medio Oriente e nel Mar Rosso dipende «da cosa accadrà a Rafah. Da lì dipende se la situazione migliorerà o no».

La minaccia de3i miliziani yemeniti Houthi

In questo ambito, Tajani ha sottolineato che «apparentemente la situazione è più tranquilla, siamo riusciti in tempi rapidi a dar vita alla missione militare Aspides, che diventa sempre più importante». E ancora. Il vice premier ha ricordato che «con la nostra Marina Militare abbiamo accompagnato decine e decine di cargo italiani». E che sono stati «abbattuti diversi droni che venivano nella direzione delle nostre navi. Ora bisognerà vedere cosa accadrà a Rafah per capire se la situazione migliora oppure no». Inoltre, ha aggiunto, «i danni economici ai nostri porti sono stati minori rispetto alle preoccupazioni che avevamo. La pronta reazione della Missione Aspides è stata di aiuto e ha rassicurato le compagnie di navigazione».

 

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