Tor Bella Monaca, prosegue la bonifica della “Caivano romana”: maxi blitz nei depositi di pusher e clan

8 Mag 2024 17:53 - di Federica Parbuoni
tor bella monaca

Con un’operazione interforze che ha coinvolto oltre 150 agenti, tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e polizia locale, è scattata stamattina a Roma un’imponente operazione di bonifica del “ferro di cavallo”, i palazzi popolari di via dell’Archeologia, a Tor Bella Monaca, considerata la più grande piazza di spaccio d’Europa. In particolare, gli agenti hanno perquisito e sgomberato le cantine, garage e seminterrati usati da molti criminali per nascondere droga e refurtiva. Si parla di 600 immobili. L’operazione, decisa dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, è propedeutica alla riqualificazione dell’area, che avverrà con i fondi del Pnrr e si inserisce nella cornice del lavoro del governo per la restituzione alla piena legalità e il rilancio delle periferie più difficili, avviato con il piano Caivano. “È un’operazione legalità, che segue lo sgombero di ieri del centro sociale occupato da 32 anni, in previsione del cantiere del ‘Pui’ con i fondi del Pnrr”, ha commentato il presidente del VI municipio Le Torri, Nicola Franco, presente sul posto fin da quando è iniziato il blitz. Franco ha raccontato che aspettava da oltre un trentennio.

Il maxi blitz a Tor Bella Monaca: la bonifica prosegue

“Era il 1993, ero stato appena eletto appena 22enne consigliere col Movimento sociale italiano. Allora – ha raccontato Franco all’agenzia di stampa Adnkronos – il sottosegretario all’Interno con delega alla Polizia di Stato era Maurizio Gasparri, io ero un suo collaboratore in segreteria e gli dissi che dovevamo demolire i box. Gasparri si convinse, cercò di organizzare tutto, ma ci fermarono dalla Prefettura perché quel blitz avrebbe creato un problema alle operazioni fatte all’epoca. Non se ne fece più niente: grazie al prefetto Giannini, al quale ho chiesto di realizzare questo mio sogno, questa mattina – ha sottolineato il presidente del Municipio – l’operazione è diventata realtà”.

Nicola Franco: “Aspettavo questo momento da trent’anni”

“L’operazione – ha spiegato ancora l’esponente di FdI – durerà tre giorni ed è scattata all’indomani dello sgombero di un centro sociale occupato da 32 anni. Da un anno a questa parte la solidità del Questore e del Prefetto permettono di realizzare una legalità per troppo tempo in mano alle sole forze dell’ordine locali, sempre operative ma lasciate sole contro 14 clan mafiosi. Il territorio, oggi al centro del più grande intervento del Pnrr di riqualificazione urbana, va rigenerato da criminali che per decenni si sono sostituiti alle istituzioni con un welfare criminale più immediato rispetto a quello pulito ‘ostaggio’ delle lungaggini della burocrazia. C’è gente stipendiata per tenere la droga in casa, per fare la vedetta, trattata bene e protetta, in questo modo fidelizzata”.

Non “blitz isolati”, ma “una missione” a lungo termine: così i cittadini ritrovano fiducia

Gente che però, ultimamente, è tornata a credere nelle istituzioni, applaudendo le operazioni antidroga. “La regola numero 1? Abolire lo stereotipo dell’infame, qui prima molto in voga”, ha spiegato ancora Franco, ricordando che “quando mi sono insediato alla presidenza del Municipio, ho invitato i residenti a segnalarmi per mail in anonimato le situazioni di illegalità, aprendo i miei uffici il venerdì pomeriggio ai cittadini che vogliono venire a farmi delle confidenze: sono passate settimane di vuoto, dove non si presentava nessuno; oggi c’è la fila”. “Ci sono riuscito facendogli capire che potevano fidarsi, che dalle loro segnalazioni sarebbero scaturiti provvedimenti reali, che non si sarebbe trattato di blitz isolati, ma che l’azione sarebbe stata a cascata. La mia è una missione, voglio ardentemente è cambiare il territorio dove non solo vivo, ma dove sono nato e cresciuto”, ha chiarito ancora il presidente del Municipio, tra i più difficili di Roma.

Il maxi blitz di un mese fa e il “patto” sul modello Caivano siglato al Viminale

Il maxi blitz di oggi a Tor Bella Monaca arriva a circa un mese dal precedente, durante il quale oltre 100 agenti hanno compiuto controlli a tappeto e perquisizioni sempre in via dell’Archeologia, realizzando 5 arresti, 525 identificazioni, 140 controlli su veicoli e la chiusura di 4 esercizi commerciali. In quella stessa giornata al Viminale è stato anche firmato un protocollo a quattro per un progetto pilota di riqualificazione di Tor Bella Monaca, che coinvolto i ministri dell’Interno e dello Sport, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Due giorni fa, alla presenza del governatore, è stato anche inaugurato lo sportello anti-usura. La zona ancora non è bonificata, come testimonia un’aggressione alle forze dell’ordine avvenuta il primo maggio, ma la strada appare chiaramente tracciata.

La politica non fa più “passi di lato”

“La soddisfazione è tanta in un territorio dove la politica ha sempre fatto un passo di lato, delegando la sicurezza alle forze dell’ordine, anche per non perdere l’elettorato. Io sono entrato a gamba tesa per dare un futuro sicuro ai ragazzi che abitano qui, a un passo da una importante università dove chi nasce e cresce sul territorio non si laurea”, ha detto ancora Nicola Franco, contro il quale non sono mancare minacce e intimidazioni come la scritta “Infame” sulla porta del suo ufficio. “È una roba con la quale si convive, se si fa politica qui. Non ho paura, sono un ex pugile e sono determinato a vincere e poi mi sento tranquillo perché qui al mio fianco ho le migliori forze dell’ordine. Questa per me è una missione”.

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