Ucraina, Crosetto: “Un intervento italiano è escluso. Da Macron parole che alzano la tensione”

4 Mag 2024 9:48 - di Natalia Delfino
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Non c’è alcuna possibilità che l’Italia partecipi a un eventuale intervento armato in Ucraina. A ribadirlo con nettezza è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ricordando che “a differenza di altri, noi abbiamo nel nostro ordinamento il divieto esplicito di interventi militari diretti, al di fuori di quanto previsto dalle leggi e dalla Costituzione”. Ma, oltre a questo paletto invalicabile, ci sono anche altre due valutazioni: “L’Italia avrebbe molto da perdere” e un ulteriore inasprimento della situazione “non gioverebbe soprattutto agli stessi ucraini”.

Crosetto: “Un intervento italiano in Ucraina è escluso”

Intervistato dal Corriere della Sera, Crosetto ha chiarito che “la nostra posizione non cambia: abbiamo sempre detto che l’Ucraina andava aiutata in ogni modo possibile, e lo stiamo facendo, ma abbiamo anche sempre escluso un intervento diretto nel conflitto dei nostri militari”. L’obiettivo, insieme al sostegno all’Ucraina, resta quello di “evitare l’allargamento del conflitto”, continuando a “tessere la tela della diplomazia”.

Un ulteriore inasprimento del conflitto “non gioverebbe soprattutto agli ucraini”

Ovvero un lavoro che va nella direzione opposta a quella imboccata da Macron con le sue dichiarazioni sul potenziale invio di truppe europee sul campo. Che, ha sottolineato il ministro, per l’Italia peraltro non è possibile: “Possiamo prevedere interventi armati solo su mandato internazionale, ad esempio in attuazione di una risoluzione dell’Onu. Quello ipotizzato in Ucraina non solo non rientrerebbe in questo caso, ma innescherebbe una ulteriore spiralizzazione del conflitto che non gioverebbe soprattutto agli stessi ucraini. Insomma, non esistono le condizioni per un nostro coinvolgimento diretto”.

“Non giudico il presidente di un Paese amico, ma non capisco finalità e utilità delle parole di Macron”

“Non giudico un presidente di un Paese amico come la Francia, ma non comprendo la finalità e l’utilità di queste dichiarazioni, che oggettivamente innalzano la tensione”, ha detto Crosetto, rispondendo a una domanda di Paola Di Caro che firma l’intervista e che gli ha chiesto anche se dietro quelle accelerazioni da parte dell’inquilino dell’Eliseo possano esserci ragioni elettorali. “No, questo non lo penso”, ha detto il ministro, per il quale invece potrebbe esserci la volontà di mantenere alta l’attenzione sull’Ucraina ora che lo sguardo è molto rivolto sul Medio Oriente.

La necessità che Kiev non cada: “Sarebbe un disastro per tutti”

Crosetto, poi, ha ribadito anche che bisogna evitare in tutti i modi che l’Ucraina cada. “Per questo fin dall’inizio abbiamo detto che andava aiutata, perché se i Russi arrivassero a Kiev, se conquistassero un Paese sovrano, se dessimo per scontato – come alcuni sedicenti esperti e professori compiacenti verso la Russia, e mi chiedo come si faccia a esserlo gratis… – che si può invadere un altro Paese solo perché si è più forti, sarebbe un disastro per tutti”. L’Italia, ha proseguito, continuerà a fornire aiuti, “come abbiamo fatto finora, finché sarà utile e finché potremo farlo”. Anche perché “se cede quell’argine, l’Italia, che non ha una difesa autosufficiente ed è uno dei pochi paesi che non contribuisce per il 2% alle spese militari della Nato, sarebbe in difficoltà, pratica e diplomatica”.

“Non dobbiamo lasciare nulla di intentato per arrivare a una tregua”

“Tutti i Paesi possono fare qualcosa in più in termini di aiuti, ma soprattutto dobbiamo credere e insistere con la diplomazia. Bisogna tornare a forzare la mano all’Onu, a Putin, alla conferenza di Ginevra; anche il Vaticano può riprendere la sua mediazione. Non dobbiamo lasciare nulla di intentato per arrivare a una tregua: anche un solo giorno senza bombe è un risultato, perché poi possono diventare due, o tre, o quattro…”, ha proseguito il ministro, spiegando che questo è quello che l’Italia cerca di fare anche con Israele.

Il monito ai pro-Pal: “Non esistono morti di serie A e B: i bambini ucraini e palestinesi sono uguali”

“Noi siamo un Paese amico di Israele, ma siamo stati anche molto duri con loro. Lavoriamo a viso aperto per una tregua, perché non ci siano più morti innocenti. Allo stesso modo vorrei che tutta la mobilitazione che vedo a favore della Palestina ci fosse anche nei confronti dell’Ucraina”, ha poi aggiunto Crosetto, ricordando che “non esistono morti di serie A e di serie B, bambini che valgono le grida in piazza e bambini che possono essere lasciati morire, scacciati dalle loro terre, invasi e costretti a scappare”. “La Russia – ha quindi avvertito Crosetto – non sta solo ‘riconquistando’ le terre russofone, come qualcuno cercava di far credere, ma vuole tornare alla vecchia Unione Sovietica, con metodi che, se legittimati dalle nostre opinioni pubbliche, portano al punto di non ritorno”.

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