Ucraina, sulle armi “decidono gli Stati membri”: l’Ue senza una linea comune. Tajani: “L’Italia dice no”

28 Mag 2024 18:36 - di Sveva Ferri
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L’accelerazione dei leader di alcuni Stati membri e del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, sull’utilizzo delle armi occidentali da parte dell’Ucraina per colpire obiettivi in territorio russo hanno avuto l’effetto di accentuare le divisioni all’interno dell’Ue, dove le sensibilità sul tema sono diverse, spesso profondamente. È il quadro che emerge dal resoconto dell’Alto commissario Ue per la politica estera, Josep Borrell, al termine del Consiglio Difesa che si è tenuto a Bruxelles e che, nuovamente, non ha sciolto neanche il nodo degli aiuti. Borrell si è a sua volta posizionato tra gli “interventisti”, e alla fine la parola d’ordine diventa “decidono gli Stati”. Un clima da ordine sparso nel quale si insinuano le nuove minacce di Vladimir Putin all’Occidente. Nel frattempo Volodymyr Zelensky, in visita in Belgio, dopo la tappa in Spagna, ha firmato un accordo di cooperazione in materia di sicurezza con il Paese, prima di volare in Portogallo.

Resta lo stallo sugli aiuti militari

La “frustrazione” per il blocco degli aiuti militari all’Ucraina da parte dell’Ungheria “non è solo mia, è di tutti gli Stati Ue”, che hanno espresso “insoddisfazione”, perché “non facciamo le cose rapidamente, come invece sarebbe necessario, perché non siamo capaci di costruire la necessaria unanimità”. “Non so quando il veto verrà rimosso. So solo che ho sette atti legislativi che consentirebbero di mobilitare 6,7 miliardi di euro di aiuti militari all’Ucraina”, ha detto Borrell, nella conferenza stampa dopo il Consiglio Difesa.

Borrell: “Per il diritto internazionale gli attacchi in territorio russo sono legittimi”

Quanto all’uso delle armi in territorio russo, per l’Alto commissario è “chiaro” che per l’Ucraina colpire “obiettivi militari” in territorio russo per difendersi dagli attacchi è “legittimo dal punto di vista del diritto internazionale”, ma è “altrettanto chiaro” che la decisione di rimuovere le restrizioni all’uso delle armi fornite a Kiev “spetta ad ogni singolo Stato membro”. “Nessuno può costringerli”, ha detto Borrell, riferendo che “alcuni”, che prima erano perplessi “hanno cambiato idea e oggi hanno accettato di rimuovere quelle limitazioni, mentre altri continuano ad essere riluttanti a prendere quella decisione”. “Capisco le perplessità, ma nella vita – ha sostenuto – bisogna fare delle scelte”.

Sull’utilizzo delle armi la decisione spetta agli Stati membri

Borrell, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha spiegato di non poter dire “quale sia la maggioranza, ma nessuno può impedire ad un Paese Ue di fornire all’Ucraina un’arma che poi può essere usata in territorio russo. Non possiamo impedirglielo, così come non possiamo obbligarlo a fare così”. Ad oggi, ha precisato, “un Paese e mezzo o due” si è espresso chiaramente a favore di una rimozione delle restrizioni all’uso delle armi fornite a Kiev. Prima del Consiglio Borrell aveva affermato che il “rischio di escalation” deve essere “bilanciato” con quella alla difesa. L’Alto commissario, inoltre, ha chiarito che anche sull’invio di addestratori militari Ue in Ucraina “per ora non c’è consenso”. “Non posso dire che ci sia consenso per farlo domani, ma le cose – ha poi precisato – cambiano”.

Stoltenberg: “Difficile difendere Kharkiv senza colpire in Russia”

A margine del Consiglio Stoltenberg ha ribadito la sua posizione : “Dobbiamo ricordare che questa è una guerra di aggressione. La Russia ha attaccato un altro un altro Paese e l’Ucraina, secondo il diritto internazionale, ha il diritto all’autodifesa. E il diritto all’autodifesa include anche colpire obiettivi al di fuori dell’Ucraina, obiettivi militari legittimi all’interno della Russia”. “Ciò è particolarmente rilevante ora – ha aggiunto – perché i combattimenti più pesanti si stanno svolgendo nella regione di Kharkiv, vicino al confine russo-ucraino. Quella è in realtà la prima linea, quindi ovviamente sarà molto duro e difficile per gli ucraini difendersi, se non riescono a colpire obiettivi militari proprio dall’altra parte del confine”.

La Nato “non ha alcun piano per inviare personale da combattimento in Ucraina”

Lo stesso Stoltenberg ha poi sottolineato che “queste sono decisioni nazionali, non sono decisioni della Nato. Alcuni alleati non hanno imposto restrizioni sulle armi che hanno consegnato. Credo che sia giunto il momento di considerare tali restrizioni, anche alla luce dello sviluppo della guerra. Dobbiamo ricordare che ciò non rende gli alleati della Nato parte del conflitto: abbiamo il diritto di fornire supporto all’Ucraina per aiutarli per l’autodifesa”. Il segretario generale ha poi chiarito che la Nato “non ha alcun piano” diretto ad “inviare personale da combattimento in Ucraina”.

Tajani: “Kiev sa che non può usare armi italiane fuori dal proprio territorio”

Ieri, Antonio Tajani parlato di “opinioni personali di Stoltenberg” e chiarito che ”gli ucraini sanno che le armi italiane non potranno mai essere usate al di fuori del territorio ucraino”. “L’Italia ha già deciso: non siamo in guerra con la Russia, non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina e non siamo assolutamente favorevoli all’utilizzo degli strumenti militari inviati all’Ucraina fuori dai confini della stessa. Gli strumenti militari inviati a Kiev – ha sottolineato il ministro degli Esteri – non verranno usati fuori dai confini dell’Ucraina”.

Putin minaccia i Paesi Nato: “Piccoli Stati con una densità di popolazione molto alta”

Nel dibattito in atto in Europa non ha mancato di insinuarsi Putin, il quale ha detto che i Paesi Nato, soprattutto quelli europei, “devono essere consapevoli di ciò con cui stanno giocando. Queste sono cose serie e le stiamo monitorando con la massima attenzione”. Secondo Putin, prima di parlare di attacchi in profondità in territorio russo, “i governi dei Paesi della Nato dovrebbero ricordare che i membri dell’Alleanza, di regola, sono piccoli Stati con una densità di popolazione molto alta”. Putin, inoltre, secondo quanto riportato dall’agenzia russa Tass avrebbe anche insultato Stoltenberg: “Lo ricordo quando era primo ministro (norvegese) e ancora non soffriva di demenza”.

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